Mega (Cgil): «Basilicata in crisi, nulla si crea tutto si distrugge»

Mega (Cgil): «Basilicata in crisi, nulla si crea tutto si distrugge»

Il Quotidiano del Sud
Mega (Cgil): «Basilicata in crisi, nulla si crea tutto si distrugge»

L’analisi del segretario generale della Cgil, Fernando Mega sulla crisi che sta attraversando la Basilicata: «Interi settori nodali sono in pieno dissolvimento»

“Una Basilicata in smobilitazione e con molte difficoltà che non ha più un settore che la conduca fuori dalle secche in cui si trova e che deve provare anche a sconfiggere i rischi provenienti dall’autonomia differenziata che mettono a rischio l’esistenza stessa della regione e delle sue diverse ed importanti prerogative”.

È la sintesi del momento attuale che si ritrova nelle parole del segretario generale della Cgil di Basilicata Fernando Mega che sceglie nel giorno di Ferragosto di fare un punto sulla situazione complessiva che si vive oggi in regione con particolare attenzione a settori in autentico dissolvimento come nel caso dell’automotive e di una situazione Stellantis che diventa sempre più difficile per una vera e propria congiuntura nazionale e non solamente locale e che raccoglie evidentemente l’attenzione in modo particolare vista la centralità che il settore ha sempre avuto.

«La Basilicata vive un momento di grande difficoltà. E’ una regione in cui nulla si crea e tutto si distrugge. C’è un comparto di automotive in dissolvimento, il comparto turistico in dissolvimento, il comparto agricolo ugualmente e quello sanitario anche» sintetizza Mega definendo evidentemente settori cardine dell’economia locale che vivono un momento di estrema difficoltà e che hanno bisogno sia pur attraverso ricette diverse di una sorta di vero e proprio colpo di coda.
Partiamo dalla questione autonomia differenziata e l’attenzione che verrà portata nelle prossime settimane per confrontarsi su una norma che evidentemente viene considerata in maniera estremamente negativa.
«In questi giorni di agosto è in corso una campagna firme contro l’autonomia differenziata che vedrà tra l’altro proprio a Matera il 13 settembre un confronto bipartisan dei presidenti della giunta di 4 regioni del Sud. Ci saranno infatti Bardi, De Luca, Occhiuto e Emiliano.
Due di centrodestra e due di centrosinistra, una cosa che ci permetterà di confrontare idee e sensibilità diverse».

Quali sono i motivi che vi portano come Cgil a contrastare l’autonomia differenziata?

«Voglio dividere le questioni di carattere locale da quelle generali e inizio da quelle locali. Per quanto ci riguarda la Basilicata con l’autonomia differenziata è a rischio sopravvivenza. Perché è una regione di 500mila abitanti, di 189mila contribuenti e parlare di residui fiscali è una follia.
Quindi garantire i servizi primari in una regione dove la densità è inferiore a 50 abitanti, dove su 131 Comuni 101 sono sotto i 5mila abitanti, parlare di diritto allo studio e alla sanità e di residui fiscali è una follia.
La nostra regione come lo studio della Fondazione Agnelli del 1992 prevedeva è a rischio sopravvivenza. La garanzia dei servizi primari è utopia senza un discorso solidaristico».

Segretario Mega, ma non è pensabile che la Basilicata visti i beni naturali che produce può in parte beneficiare di questo provvedimento?

«Questo è un effetto del populismo. La legge sull’autonomia differenziata non prevede che i beni del sottosuolo siano inseriti nel decreto sull’autonomia. E’ solo populismo e demagogia che nulla a che vedere con questa situazione.
L’autonomia differenziata prevede che su 15 materie le regioni abbiano più autonomia ma questa materia non è inserita nel decreto. Anzi c’è la titolarità dell’interesse nazionale su quelle concessioni energetiche. C’è solo la necessità-volontà di fare ammuina».

Torniamo all’elemento generale che vi porta a contrastare l’autonomia. Quali sono?

«C’è una questione meridionale da tener presente. Salta ad esempio il contratto nazionale di lavoro su materie fondamentali dalla scuola alla sanità. Salta l’interesse nazionale,
La situazione è a grande rischio in questa maniera soprattutto per le regioni del Sud.
Ed è una situazione che trascina con sè anche il resto del paese perchè il Sud non può continuare ad essere una palla al piede. In quest’ottica quindi stiamo constatando una grande partecipazione sull’autonomia differenziata nella raccolta firme».

Qual è oggi la situazione di un altro grande punto di riferimento economico come il polo dell’automotive che ha sede anche a Melfi con Stellantis?

«Il polo dell’auto è in dissolvimento in Italia. Non è una questione politica o partitica. Ritengo che nella vicenda dell’automotive in Italia ci sia una grande responsabilità anche del sindacato.
Mentre il mondo produttivo è in cambiamento settoriale storico, con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, il sindacato metalmeccanico in Italia si è diviso da circa 15 anni. Il mio sindacato di categoria, la Fiom, è stato avversato in tutti i modi dall’azienda e da altre organizzazioni sindacali. Diventando il nemico da abbattere. Il motivo?
Non essere stati d’accordo con la fuoriuscita del Ccnl??
È stato un tragico pretesto con un mostro, la Stellantis, che ha continuato a fare quello che ha voluto, altro che commissione d’inchiesta. Si è nel frattempo demolito un settore chiave per il paese e trainante per la regione Basilicata.
La Cgil al momento non ha aderito alla firma dell’accordo di programma perchè come nel caso della logistica, non si possono portare centinaia di lavoratori avanti e indietro a consumare riti mentre manca un confronto vero con il convitato di pietra, “la Stellantis” appunto.
Si è creato un mostro dove il sindacato è debole con i forti e forte con i deboli.
Il dramma di questa situazione a Melfi è data dall’età media che è superiore ai 50 anni per cui non c’è ricambio generazionale e ci sono incentivi all’esodo. Questo porta allo spegnimento dello stabilimento.
I giovani prendono gli incentivi e scappano. In questo senso si vede una situazione sempre più difficile. La prospettiva? E’ nerissima, lo stabilimento è fermo per mesi intero e ci sono centinaia e centinaia di persone che vanno via. Si sente dire che c’è un player nuovo che può subentrare ma la realtà è che si vedono realtà spegnersi».

C’è un altro settore trainante in Italia e in Basilicata che è quello edile che rappresenta il termomentro dell’andamento economico. In quell’ambito dopo il 110 con una serie di benefici almeno nel breve periodo c’è stato uno stallo. Segretario Mega, qual è oggi in Basilicata la realtà del settore secondo la Cgil?

«In questi mesi c’è stato solo il 110 perché le opere pubbliche programmate a cominciare dalla Matera-Ferrandina non sono partite, per difficoltà tecniche ma non sono partite. In questo momento il Pnrr in Basilicata è fermo. E il 110 con tutte le contraddizioni è stato l’unico settore che ha fatto avere vantaggi marginali. Il salotto è in difficoltà, molte aziende in difficoltà a cominciare dalla Natuzzi e oggi il salotto è fermo».

L’altro settore trainante con il metapontino in primo piano è quello agricolo condizionato da difficoltà ed eventi atmosferici e cambiamenti in corso?

«È evidente che c’è una situazione complessivamente in movimento.
Ma in Basilicata con le dighe più grandi d’Europa è inammissibile che manchi l’acqua in agricoltura. In Basilicata abbiamo linee colabrodo, sembrerebbe come dicono i tecnici che ogni 100 litri se ne disperdono oltre il 70 per cento e questo direi che è inaccettabile per cui se ad una questione di cambiamenti climatici si aggiunge un’insipienza del bene pubblico questi sono i risultati.
Bisogna quindi programmare lavori, fare manutenzione del sistema idrico e di bacino. Mettendo in atto i lavori programmati nella parte est della regione ad esempio nella diga del rendina. Interventi di manutenzione vanno programmati nel metapontino con il Consorzio di bonifica».

Sui migranti e sui fatti degli ultimi giorni che hanno creato preoccupazione in Basilicata cosa pensa il segretario della Cgil Fernando Mega?

«Sulla situazione migranti e la vergogna umanitaria del cpr di palazzo San Gervasio voglio dire con chiarezza che a mio avviso va chiuso immediatamente e va ridata dignità e umanità ai migranti. Senza indugio alcuno».

Passiamo al turismo che dovrebbe vedere Matera come punto di riferimento eppure le criticità e le proteste in queste settimane aumentano. Gli operatori hanno chiesto al Comune un destination manager. Come mai sta succedendo tutto questo?

«Il turismo sconta una difficoltà di carattere nazionale, credo che anche in Puglia ci sia un calo forse del 40 per cento. La difficoltà si chiama potere d’acquisto, la gente non ha soldi. Gli italiani hanno difficoltà perché in modo drammatico è esplosa l’inflazione a due cifre e quindi un problema salariale.
Il sindacato deve tornare ad essere autorità salariale.
Non ci possono essere gli stipendi attuali e parlare di turismo. Così come si parla di mancanza di lavoratori del settore ma anche di stipendi da fame.
Quanto a Matera mi sarei aspettato che l’assessore che si è occupata di turismo tappezzasse la città con manifesti di scuse. Non è possibile avere una stagione turistica estiva senza un evento e senza nulla. Non si è definita la questione di Cava del Sole.
È saltato tutto. Non è stato fatto niente da amministrazioni locali e anche l’Apt ha le sue responsabilità in una regione che rispetto alla provincia di Matera ha un deficit di rappresentanza qualificata anche sulla questione turistica. Lo dico da segretario regionale ma siamo in una regione potenzacentrica».

Matera come la vede in questo particolare momento di tensioni amministrative e di difficoltà economiche?

«Matera sul turismo in particolare si trova in una situazione di stallo nella quale non ha più trovato l’ausilio del governo nazionale ma anche della regione Basilicata attraverso in maniera particolare l’Apt e del Comune di Matera e questo non permette di poter rinverdire i fasti del 2019 con facilità».

C’è poi un problema trasporto pubblico in Basilicata. Una situazione complessa che però non riesce a sbloccarsi e funziona a singhiozzo. Quali sono le preoccupazioni sindacali su questo tema?

«Devo fare una constatazione che c’è una difficoltà atavica ed immane sul trasporto pubblico in Basilicata e si consumano gli annunci e le denunce. In Basilicata ad esempio non è previsto nulla sotto il profilo dell’alta velocità.
Ci sono tante situazioni ataviche che riguardano i collegamenti con Bari.
Cosa è stato fatto in questi anni è sotto gli occhi di tutti.
Qual è il costo-beneficio di un contratto di servizio con le Fal è sotto gli occhi di tutti. Si va avanti senza creare cambiamenti sostanziali».

Continuiamo a parlare di trasporti e di aeroporti dove ci sono una serie di scelte alterne prima puntando su Pista Mattei, poi su Pontecagnano con una serie di passi indietro e ora di nuovi passi in avanti verso Pontecagnano. Ma cosa vuol fare in questo senso la Basilicata: puntare sulla pista Mattei o su Pontecagnano? E magari perché non puntare più concretamente sull’aeroporto di Bari?

«Mi pare che sia pertinente perché l’aeroporto di Bari è di carattere nazionale e movimenta milioni di passeggeri. Ed è a mezzora o poco più da Matera.
La pista Mattei era già definita pista con volumi di traffico limitati a movimento turistico della costa jonica e soprattutto in grado di dare sbocco a mercati ortofrutticoli del metapontino. Insomma una cosa diversa da un aeroporto come può essere Bari. Oggi Potenza ha come aeroporto più vicino Pontecagnano e questo rende comprensibile l’investimento di nuovi pullman verso Pontecagnano. Tutto questo va bene ma non è legato a meriti della Regione Basilicata, ciò che era di competenza della regione Basilicata, cioè Pista Mattei, risulta invece fermo».

Una grande questione di questa regione riguarda la sanità con una serie di problemi a cominciare dalle liste d’attesa che non inducono ad ottimismo. Malgrado per esempio ci siano sensazioni migliori per esempio sull’ultima gestione Asm rispetto ad un contesto comunque difficile. Quali scenari con questa nuova giunta regionale si vedono?

«Noi abbiamo archiviato cinque anni di gestione sanitaria che è stata la peggiore possibile e immaginabile. Fare peggio credo sia impossibile.
Non c’è stato alcun confronto col sindacato e con i corpi intermedi. Si è distrutto tutto, non c’è solo una questione materana ma anche al San Carlo o al Crob ci sono oggettive difficoltà.
Oggi noto che c’è stato un avvicendamento con un assessore, Latronico, con competenze diverse e che ha mostrato già maggiore sensibilità con un incontro che terremo probabilmente nelle prossime settimane come organizzazioni sindacali. C’è dunque grande disponibilità rispetto ad un bene primario come quello della sanità e ad una situazione pesantissima in termini di migrazione o liste d’attesa senza precedenti. Cinque anni di attesa rispetto a chi ha gestito la sanità. Cinque anni senza risposte, di insipienza. L’assessore Latronico ha preannunciato di voler dare un impulso diverso e speriamo di archiviare e risalire la china. Poi è chiaro che in questo sfascio esiste anche in sanità una questione materana. Ma esiste in generale in regione».

Segretario Mega, una domanda più politica al segretario della Cgil: è difficile dare una valutazione della nuova giunta regionale della Basilicata, Bardi 2, le attese e le sensazioni che ci sono dove portano?

«Preferisco rimanere nel merito delle questioni singole. Apparteniamo ad un campo valoriale che non è del centro destra ma nel campo amministrativo dobbiamo stare nel merito.
Il dato amministrativo è prematuro darlo ma c’è un dato politico che dice che non c’è una maggioranza perché chi non risponde al partito politico della Basilicata ha un problema enorme che riguarda il gruppo dirigente.
E’ complicato parlare di maggioranza politica viste le posizioni assunte sull’autonomia differenziata finora a livello nazionale e locale.
La Basilicata ripristina un gruppo dirigente e di potere ma non nel solco di una chiarezza di natura politica e quello che è successo sull’autonomia differenziata è emblematico. Poi sull’aspetto amministrativo è presto ma con queste premesse non c’è davvero da stare allegri».

Infine visto che prosegue quasi a metà, il mandato da segretario regionale della Cgil Basilicata: in prospettiva Fernando Mega vede la politica nel proprio futuro?

«Questa è una domanda che si fa a tutti i sindacalisti. Io sono a poco più di un terzo del mio mandato. Così come rivendico il fatto che il sindacato porti avanti il suo impegno sociale facendo anche politica. Parlo sempre con rispetto di chi si occupa della cosa pubblica nell’interesse collettivo. Io devo continuare a guidare quest’organizzazione sindacale e non posso permettermi distrazioni di altra natura».

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