Meloni non “Boccia” Sangiuliano, il ministro per ora resta al suo posto dopo il caso della consulente-fantasma

RMAG news

Quando nel pomeriggio il ministro sotto tiro, Genny Sangiuliano, arriva a palazzo Chigi, entrando dalla porta posteriore, diventa lampante che stavolta il rischio di dimissioni c’è davvero. La vicenda ha un aspetto paradossale: Sangiuliano rischia il posto non perché la vicenda che lo coinvolge sia particolarmente grave, al confronto la situazione di Daniela Santanchè è infinitamente più critica, ma per la goffaggine e l’imperizia con cui la ha affrontata sin dall’inizio. Rischia di finire in una fossa che si è scavato da solo.

La premier, nella prima intervista dopo la pausa estiva, lo difende e liquida il caso come “gossip” impugnando due argomenti forti: la consulente Maria Rosaria Boccia, pietra dello scandalo, non ha mai avuto accesso a dossier riservati e non è stato speso un soldo per lei. Il ministro rincara con un’intervistona a tutta pagina. Con la velocità del fulmine lei alluviona i social mostrando fogli, di cui per la verità si vede solo l’intestazione ministeriale, che proverebbero il suo accesso a documenti inerenti il G7 della cultura e assicura di non aver mai sborsato un euro nelle sue numerose escursioni a fianco o per conto del ministro, come del resto era sin troppo ovvio.

In più revoca in dubbio anche la versione secondo cui la sua consulenza (non retribuita) non sarebbe mai partita, avendo il ministro cambiato idea all’ultimo momento per un non meglio precisato “conflitto di interessi”. “Siamo sicuri che la nomina non ci sia stata? A me la voce che chiedeva di strapparla sembrava femminile… la ascoltiamo insieme?”, scrive su Instagram, facendo così capire di avere una eloquente registrazione da produrre. Figuraccia per il ministro ma anche per la premier che si era esposta sulla base delle sue assicurazioni. Va da sé che l’opposizione martella e tempesta, reclama chiarimenti, presenta interrogazioni, qualcuno come Iv chiede le dimissioni, per gli altri è solo questione di tempo. Il fatto in sé è risibile, la raffica di versioni dubbie quando non incredibili mitragliata da un ministro poco padrone di sé lo ha reso un incidente serio.

Meloni però le dimissioni vuole evitarle e che la sorte di Sangiuliano non sia ancora segnata lo dimostra il viceministro Cirielli, nome pesante nel gotha dei Fratelli, che si lancia in una difesa a spada tratta: “Vicenda basata sul nulla di cui non vale neanche la pena di parlare. Si dimostrerà perfettamente lecita e corretta anche sul piano istituzionale”. La premier frena sulla defenestrazione per diversi motivi. Prima di tutto perché spingere un ministro verso le dimissioni su richiesta delle opposizioni è sempre una dimostrazione di debolezza. Poi perché aggiungere una sostituzione con il ministero di Fitto vacante renderebbe quasi impossibile non accompagnare alla porta anche Danielona, sul cui capo pendono ombre che al confronto Sangiuliano è circonfuso di luce. A quel punto infilarsi nella giostra sempre micidiale del rimpasto sarebbe quasi automatico e se c’è una parola che a Chigi è tabù è proprio “rimpasto”.

Infine Giorgia considera la sostituzione del ministro competente con il G7 della cultura dietro l’angolo un passo falso proprio sul fronte a cui tiene di più e sul quale ha appena recuperato dopo la mazzata di luglio, la credibilità internazionale. La premier infatti non reclama le dimissioni ma chiede che il ministro trovi modo di chiudere la telenovela perché non si può continuare con il ping pong che vede contrapposte due verità incompatibili, quella del ministro e quella della sua ex consulente. Sangiuliano ribadisce la sua assicurazione: la consulente Boccia non ha mai avuto accesso a nulla di riservato e per lei non è stato speso un euro.

A stretto giro il festival di Polignano a Mare, Il Libro Possibile, fa sapere che sia il ministro che Maria Rosaria Boccia erano stati ospiti a spese dell’organizzazione della manifestazione. Rientrato al ministero, Sangiuliano diffonde una nota in cui informa di aver ripetuto alla presidente “la verità delle mie affermazioni”. Caso chiuso: a meno che nelle prossime ore non lo riapra Boccia e se così fosse fare finta di niente sarebbe impossibile.

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