Meloni: «Piano Mattei strategico, appartiene all’Italia»

Meloni: «Piano Mattei strategico, appartiene all’Italia»

Il Quotidiano del Sud
Meloni: «Piano Mattei strategico, appartiene all’Italia»

La premier Giorgia Meloni a Capri dai Giovani imprenditori di Confindustria rivendica l’importanza strategica e la paternità all’Italia del piano Mattei

A Capri fari puntati futuro del Mediterraneo e, in particolare, sul contributo che il settore privato può dare al Piano Mattei per l’Africa. Si è concluso ieri, 12 ottobre 2024, il tradizionale evento dei Giovani Imprenditori di Confindustria, giunto quest’anno alla 39esima edizione. Una due giorni in cui si confrontano politica, istituzioni e imprese per affrontare sfide, contraddizioni e opportunità per il nostro Paese.

«Vi ringrazio per aver scelto di dedicare il trentanovesimo Convegno Nazionale di Capri al contributo che il settore privato può dare al piano Mattei per l’Africa» ha detto il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio al convegno caprese. «Io penso – ha proseguito – sia una conferma ulteriore di come il nostro tessuto economico e produttivo capisca l’importanza di questa sfida. E sia sempre più consapevole di quanto questo piano sia un’iniziativa strategica di respiro nazionale. Io spero anche capace di travalicare i singoli governi, diventare una iniziativa strategica dell’Italia sul lungo periodo”.

Giorgia Meloni quindi evidenzia: “È un progetto che questo Governo ha lanciato ma che appartiene all’Italia nel suo complesso. Perché è un progetto nel nostro interesse nazionale. Nell’interesse nazionale della nostra storia e nella nostra vocazione geopolitica a guardare al sud, al Mediterraneo, all’Africa. Costruire con i popoli e le nazioni africane un nuovo modello di sviluppo che sia un modello di parternariato, di crescita condivisa. Un modello da pari a pari».

«L’Africa chiaramente sta attraversando una serie di transizioni che potremmo definire epocali da ogni punto di vista. Entro il 2050 la popolazione africana supererà quota 2,3 miliardi, un quarto della popolazione globale, e la metà di queste persone avrà meno di 26 anni – ha sottolineato il premier italiano – È uno scenario che ci dice fondamentalmente due cose, che l’Africa si appresta a diventare uno dei principali mercati mondiali e che saremo chiamati a confrontarci con sistemi economici e produttivi sempre più dinamici e intraprendenti».

«Dinamismo e intraprendenza – ha detto ancora – che non difettano di certo al sistema produttivo industriale italiano, che sono la base da cui partire per creare sinergie e collaborazioni di medio e lungo periodo con i giovani imprenditori africani. Io sono convinta che l’investimento nel capitale umano sia uno dei driver di sviluppo della nostra collaborazione e non è un caso che la formazione sia proprio uno dei pilastri del Piano Mattei. Ciò che serve è puntare sulla formazione tramite le filiere dei diversi settori produttivi e io sono certa che il settore privato italiano possa fare la differenza soprattutto su questo».

Attenzione rivolta al piano Mattei anche da parte del presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano, nel suo intervento in apertura del convegno a Capri. «Serve una dose massiccia di capitale politico e privato per rendere appetibile il Piano Mattei a quei Paesi. E serve diplomazia industriale – ha sottolineato – La presenza e il sostegno della nostra rete diplomatica sono, dunque, importanti per costruire una rete di fiducia con le comunità locali e per dare contesto ai nostri investimenti. Lo stesso vale per la Cabina di regia del Piano Mattei. Il suo ruolo sarà importante, concreto, a patto che le imprese ne facciano parte in modo stabile».

«È questo il luogo giusto dove condividere le soluzioni che il Presidente Meloni chiede – ha aggiunto Di Stefano – Perché ha ragione: il lavoro vero, di rischio e investimento, spetta a noi come imprese. Per farlo, però, non possiamo dire la nostra in modo sporadico. Questa struttura di missione avrà bisogno di strumenti e competenze per supportare i progetti di investimento, anche dal punto di vista dei processi. Così da guidarli rispetto agli accordi nazionali, internazionali e con le istituzioni locali. Dateglieli. Perché seguire il corso dei progetti, fin dalle primissime fasi, sarebbe un importante passo avanti. Dobbiamo avere grandi ambizioni».

«E allora non basta guardare alle imprese che sono già presenti nel Mediterraneo e in Africa. Rendiamole capofila di una operazione Paese – ha proseguito – Dobbiamo costruire canali per farne arrivare di nuove e di filiere diverse. Non solo grandi, ma anche medie e piccole. Ad oggi, però, come si diventi una ‘impresa del Piano Mattei’ non è chiaro. Abbiamo bisogno di progetti coordinati e strutturati. Per esempio, affiancare i Paesi africani nel capacity building amministrativo e istituzionale, va in questa direzione. Perché i colli di bottiglia amministrativi scoraggiano gli investimenti, ovunque. Lì, insieme al rischio, li abbattono. Mitigare il rischio richiede che l’architettura finanziaria legata al Piano Mattei abbia un orizzonte temporale lungo, così che le imprese possano impostare piani pluriennali. Richiede, poi, strumenti di de-risking, come le garanzie pubbliche. Quelli a cui il Governo sta lavorando dovranno avere massima diffusione perché si utilizzano solo strumenti che si conoscono».

Sempre ieri, il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha presentato il Piano d’Azione Ricerca Sud, un’iniziativa che punta a trasformare il Mezzogiorno in un hub di eccellenza per la ricerca e l’innovazione. Il progetto vuole rafforzare le regioni meridionali e le sue eccellenze accademiche attraverso investimenti e una stretta collaborazione tra università, imprese e istituzioni. Il Piano si inserisce in un quadro più ampio di politiche di sviluppo economico e sociale, con l’obiettivo di rendere il Sud Italia competitivo a livello nazionale e internazionale grazie a programmazione che raccoglie e valorizza l’esperienza del Ministero.

A beneficiarne saranno gli studenti, con la creazione di una rete tra gli atenei e il tessuto produttivo locale per garantire una migliore offerta didattica e il trasferimento di competenze tecniche a favore delle università. Il Piano è un motore per lo sviluppo economico del Paese e sarà promosso anche attraverso la collaborazione tra pubblico e privato, con progetti di ricerca di alta qualità capaci di trattenere talenti e risorse nel Sud. Inoltre, verranno potenziati gli asset infrastrutturali già esistenti grazie ai fondi stanziati dal Pnrr e dal Fondo Sviluppo e Coesione 2021-2027. «Questo piano rappresenta una svolta decisiva non solo per il Mezzogiorno, ma per tutto il Paese ha spiegato il ministro Bernini.

Il Quotidiano del Sud.
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