Meloni su Matteotti rompe il tabù fascista, ma molti atti del suo governo restano fascisti

RMAG news

“Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee. Onorare il suo ricordo è fondamentale per ricordarci ogni giorno, a distanza di 100 anni da quel discorso, il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no”.

Sono parole di Giorgia Meloni, scritte ieri in occasione del centesimo anniversario del discorso parlamentare pronunciato dal capo dei socialdemocratici, Giacomo Matteotti, contro il regime di Mussolini, che provocò – dieci giorni dopo – il suo rapimento e il suo assassinio.

Forse in questo modo Giorgia Meloni ha realizzato lo strappo con il passato fascista che le viene spesso rimproverato dalle opposizioni. Anche se qualcuno le farà notare che il riconoscimento di una verità storica incontrovertibile – la natura fascista dell’agguato, che politicamente fu con spavalderia rivendicato dallo stesso Mussolini qualche mese più tardi – non può sostituire una netta dichiarazione di antifascismo. Che la Meloni non ha ancora voluto rilasciare.

Io spero invece che questa polemica si concluda. Mi sembra che ormai sia molto chiaro che Giorgia Meloni non è fascista nel senso ideologico e storico della parola fascista.

È semplicemente fondatrice e leader di un partito reazionario, che sta dentro lo spirito pubblico di una destra reazionaria molto forte in Europa.

E che in questi anni ha avuto un peso determinante nel definirsi delle politiche dell’Europa (e naturalmente ancora di più dell’Italia) perché ha esercitato un condizionamento fortissimo, radicalmente di destra, sui gruppi dirigenti centristi e persino sui liberali e sui socialisti.
Meloni non è fascista.

Però, come abbiamo scritto nel titolo, alcune scelte politiche del suo governo (che in parte ricalcano scelte di governi precedenti) sono frutto di una ideologia reazionaria moderna che certamente al fascismo molto assomiglia e del fascismo ha ereditato molte pulsioni.

Ieri è stato istituito un nuovo corpo di poliziotti addetto a picchiare i detenuti che protestano. È pronto un disegno di legge per aumentare le pene in modo smisurato contro i detenuti che protestano.

Il decreto Caivano prevede un aumento delle pene per i piccoli reati. Il decreto Cutro porta fino a trent’anni di carcere la pena per i migranti irregolari sospettati di aver guidato il gommone.

Nei decreti precedenti sull’immigrazione si organizza l’azione di disturbo al lavoro di soccorso delle Ong in mare, in modo da diminuire i salvataggi e aumentare i morti.

I Cpr sono pieni di migranti che vivono in condizioni di detenzione (in tremende condizioni di detenzione) senza aver commesso nessun reato.

Ancora l’altro giorno una nave di soccorso con più di 100 persone a bordo tra le quali molti ragazzi è stata mandata a Livorno, a 1000 chilometri dal punto del salvataggio, per poi trasferire i profughi, via terra, a Brindisi.

La proposta di ridurre lo sfruttamento dei lavoratori (ridurlo appena appena), stabilendo che nessuno può guadagnare meno di 9 euro per ora di lavoro, è stata bocciata perché in odor di socialismo. I rave sono stati proibiti.

Le donne che vogliono abortire devono prima superare l’esame delle attiviste anti-aborto. Due maschi che vogliono un figlio commettono un reato universale, equiparato al reato di strage.

Mi fermo qui. Sono andato a memoria, chissà quante cose ho dimenticato. Tutto questo è successo in un solo anno. Ecco, secondo me tutto questo è fascismo.

Anche se la Meloni inneggia a Matteotti e magari pure a Gramsci e ad Arrigo Boldrini, resta fascismo. Preferirei di gran lunga una Meloni che vive ancora nel mito di Almirante ma non firma nessuno di questi provvedimenti infami.