Mimmo Lucano il fuorilegge e i Pm indifferenti alla Calabria

RMAG news

Alle ultime elezioni politiche l’ex procuratore della Dda di Reggio Federico Cafiero De Raho e l’ex magistrato Roberto Scarpinato sono stati eletti parlamentari in Calabria per il Movimento 5 Stelle. Credo che siano stati scelti per le loro competenze in materia di lotta alla mafia e per abbattere il muro che separa una parte dei cittadini calabresi dallo Stato. Obiettivo fallito. Le elezioni europee hanno dimostrato che oggi quel muro è più alto che mai. Il 60% dei calabresi non è andato a votare e sono molti coloro che hanno votato scheda bianca o che hanno annullato la scheda.

Percentuale che precipita nella Locride, dove va a votare solo il 30% degli aventi diritto con punte del 16% a San Luca e del 13%a Plati. Gli on. li Cafiero De Raho e Scarpinato? Semplicemente non pervenuti. Se quella dei “politici” è una casta non c’è alcun dubbio che i magistrati che hanno scelto di farsi eleggere in “zone difficili” non solo si sono adeguati ma si comportano da “super casta” quasi che gli elettori dovessero sentirsi appagati di essere stato loro concesso l’onore di votare due magistrati famosi. A San Luca non votano? Affari loro. Cafiero e Scarpinato stanno a debita distanza. Li immagino entrambi come il Farinata dantesco. Monumentali. Dritti a fissare con severità e da lontano la “perduta gente”.

Intanto però in un piccolo Comune della Locride, Mimmo Lucano, il “fuorilegge”, viene eletto parlamentare europeo. (Il Fuorilegge è il titolo della sua biografia pubblicata da Feltrinelli.)
La Calabria è una terra di forti contrasti che due anni fa ha eletto Cafiero De Raho e Scarpinato e che oggi elegge Mimmo Lucano che appena qualche mese addietro era un condannato a 13 anni e sei mesi di carcere. Eletto nonostante la condanna? No! Eletto soprattutto perché la condanna c’è stata. Eletto perché per anni ha avuto alle calcagna i “segugi” della “legge” che hanno avuto il compito di sbranare Lucano solo perché aveva raggiunto una certa notorietà ed autorevolezza senza essere parte del sistema di potere che in Calabria controlla persino il respiro della gente.
E tutto ciò che non si controlla, in Calabria, diventa “nemico”. Unico argine – ed è doloroso dirlo – al blocco di potere dominante sono i magistrati quando sono e fanno veramente i magistrati. Ma anche loro, quando operano in maniera indipendente dal blocco di potere diventano un pericolo e sono in pericolo.

Nei giorni scorsi il Csm ha processato, ancora una volta, il magistrato Emilio Sirianni, amico di Mimmo Lucano. Sirianni in una conversazione privata – ed intercettata- con Lucano, ha criticato il dottor Nicola Gratteri, l’uomo forte della Calabria. Non so quanto questo aspetto abbia inciso sulla censura comminata a Sirianni ma resta il fatto che contro il magistrato calabrese si sia schierato compatto tutto il blocco conservatore interno al Csm, affine al blocco politico che, pur con sigle diverse, domina la Calabria dalla notte dei tempi, rendendola una terra marginale e una colonia interna. Da notare infine che al blocco conservatore del Csm che ha censurato Sirianni s’è aggiunto, ed è stato determinante per la condanna, l’iper garantista Carbone espressione dell’onorevole Renzi, che, a sua volta, già dieci anni fa, avrebbe voluto Gratteri ministro della Giustizia. A questo punto il sipario cala sul teatrino della politica che fa da schermo alla mera e brutale gestione del potere. Resta la flebile luce dell’elezione di un “fuorilegge” in una terra in cui la parola “legge” é scissa dalla Costituzione e riporta alla memoria parole come arbitrio, sopraffazione e arroganza. Solo il futuro ci potrà dire se, partendo dalla elezione di Lucano, si potrà costituire un blocco sociale degli esclusi e dei disperati capaci di incidere nella storia.