Nomine Ue, il pianto di Meloni contro l’esclusione dalla partita: “Logiche di caminetto, non ci hanno consultati”

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All’attacco, a testa bassa, contro “la logica del consenso che viene scavalcata da quella dei caminetti”. Sono le parole di Giorgia Meloni in occasione delle comunicazioni al Parlamento in visto dall’atteso Consiglio europeo di giovedì 27 e venerdì 28 giugno, in cui i capi di Stato e di governo formalizzeranno le nomine dei “top jobs” europei.

Nomine già messe nero su bianco dopo i negoziati avvenuti martedì tra le delegazioni delle tre grandi famiglie politiche europee che esprimevano l’esecutivo uscente dell’Unione europea, ovvero Popolari, Socialisti e Liberali. I nomi sono ormai noti: Ursula von der Leyen per il bis alla guida della Commissione europea (espressione dei Popolari e riconfermata nel ruolo), António Costa per la presidenza del Consiglio europeo (ex premier socialista portoghese), Kaja Kallas come Alto rappresentante Ue (primo ministro in carica dell’Estonia, liberale).

Meloni all’attacco sulle nomine Ue

Una partita in cui la premier italiana non ha toccato palla. Secondo quanto emerso dai retroscena, l’unica concessione alla leader di Fratelli d’Italia e dei Conservatori europei dell’Ecr è un negoziato diretto con Ursula von der Leyen: la presidente uscente della Commissione Ue parlerà però con Meloni non in quanto leader dell’Ecr ma di premier italiana, visto il “cordone sanitario” imposto da Popolari, Socialisti e Liberali sui Conservatori europei.

Proprio su questo punto arriva l’attacco della premier. “Alcuni hanno sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche”, ha denunciato Meloni. “Le istituzioni europee sono state pensate in una logica neutrale. Gli incarichi apicali sono stati affidati tenendo in considerazione i gruppi maggiori, indipendente da logiche di maggioranza e opposizione”.

Nella ricostruzione della premier l’accordo tra le tre grandi famiglie apre “uno scenario nuovo, una parte decide per tutti”. Meloni la definisce una “conventio ad exludendum” che “a nome del governo italiano ho contestato e non intendo condividere”.

Le accuse al “gigante burocratico”

Chiaramente scottata dall’irrilevanza sulle nomine, Meloni si lascia andare ai toni di un tempo, quando era a capo di un partitino di opposizione dura e pura. Così parla di una Unione Europea “gigante burocratico”, “invasivo”, intriso di “ideologia”, come quella sulle politiche Green.

Ne deriva l’attuale e crescente “disaffezione” nei confronti delle istituzioni europee. Poi ha puntato il dito contro i grandi sconfitti della tornata elettorale europea, il socialdemocratico Olaf Scholz in Germania e il liberale Emmanuel Macron in Francia.

Se c’è un dato indiscutibile che arriva dalle urne è la bocciatura delle politiche portate avanti dalla forze politiche al governo in molti della grandi nazioni europee, che sono anche in molti casi le forze che hanno impresso le politiche europee degli ultimi anni”, il discorso di Meloni, in cui ha rivendicato come “solo in Italia il 53 per cento degli eletti è espressione delle forze di governo”.

La posizione italiana al Consiglio europeo

Meloni non lo dice apertamente, ma tutto fa pensare che l’Italia al Consiglio europeo di giovedì e venerdì potrebbe astenersi sul pacchetto di nomine dei “top jobs”. Una posizione quasi obbligata per la premier.

Se appoggiasse von der Leyen e gli altri, otterrebbe un commissario di peso per l’Italia ma si troverebbe nella posizione di rompere col suo stesso gruppo parlamentare europeo, l’Ecr in cui i polacchi di Pis e gli spagnoli di Vox sono fermamente all’opposizione dell’attuale maggioranza; in caso di voto contrario, si ritroverebbe isolato e senza la possibilità di “toccare palla” nell’immediato futuro sui dossier più scottanti, in un momento cruciale per l’Italia tra procedura d’infrazione per deficit, Mes e patto di stabilità.

Il passaggio su Satnam Singh

Nelle comunicazioni c’è stato anche un passaggio dedicato alla tragica vicenda di Satnam Singh, il bracciante agricolo indiano morto nelle campagne di Latina, abbandonato senza un braccio dal proprio datore di lavoro davanti alla sua abitazione.

Un episodio di cronaca che mi ha lasciato esterrefatta, parlo dell’orribile morte di Satnam Singh, il bracciante che veniva dall’India, una morte orribile e disumana per il modo atroce ma ancor di più per l’atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro. Questa è l’Italia peggiore – ha affermato Meloni –  La piaga del caporalato è tutt’altro che sconfitta nonostante gli impegni di tutti i governi, ma non intendiamo smettere di combatterla”.

Imbarazzante il siparietto con i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, seduti ai suoi lati nei banchi dedicati ai membri del governo. Mentre l’Aula si alza in piedi per un applauso in memoria di Satnam, Meloni si rivolge in romanesco ai due colleghi, rimasti seduti: “Sì, rega’, alzateve anche voi”.