Nordio contro Cantone: Trojan, veleni e vecchi merletti, “porcherie nell’inchiesta Palamara”

RMAG news

Il rapporto fra Carlo Nordio e Raffale Cantone si conferma ancora una volta quanto mai “complicato”. L’ultima intervista del Guardasigilli al Corriere alla vigilia di Ferragosto ha infatti suscitato nuove polemiche ed una ulteriore precisazione del procuratore della Repubblica di Perugia. Rispondendo ad una domanda sul “sistema Palamara” per pilotare le nomine dei procuratori, Nordio ha ricordato che né il Csm e né la magistratura in questi anni hanno ascoltato le decine di magistrati che vi facevano parte. “Su quest’ultimi – ha sottolineato Nordio – esistono intercettazioni che sono state tenute riservate, mentre altre sono state lasciate filtrare”.

Una accusa molto grave nei confronti dell’ufficio inquirente del capoluogo umbro che aveva condotto le indagini, con l’utilizzo del trojan, nei confronti dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. Indagini, come si ricorderà, che avevano contribuito a determinare la sua radiazione dall’ordine giudiziario. Cantone, il giorno dopo l’intervista di Nordio, ha allora sentito l’esigenza di rassicurare l’opinione pubblica con una nota all’Ansa sul fatto che le indagini svolte dal suo ufficio furono perfettamente regolari anche per quanto riguarda le intercettazioni che coinvolsero l’ex Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, oggi indagato a Caltanissetta per favoreggiamento della mafia. Nordio, del resto, in una dichiarazione del 20 dicembre 2022, rilasciata con a fianco il viceministro Francesco Paolo Sisto, aveva esplicitamente parlato di “porcherie nell’inchiesta Palamara, intercettazioni selezionate e pilotate” sicché questa ulteriore presa di posizione pare il frutto di una sua convinzione fortemente radicata.

Ciò che sorprende è però quanto dichiarato in passato da Cantone in sede istituzionale che, da un lato, appare intrinsecamente contraddittorio, dall’altro appare confermare quanto da sempre sostenuto da Nordio. Cantone, su sua esplicita richiesta, venne sentito al Csm durante la gestione David Ermini, il 22 marzo 2021, a proposito della cena, non intercettata a Perugia, al ristorante “Mamma Angelina” tra Pignatone e Palamara del 9 maggio 2019, quando invece il giorno prima quest’ultimo era stato intercettato fino alle due di notte per l’incontro dell’hotel Champagne dove si era discusso della nomina del nuovo capo della Procura di Roma. Al Csm in quell’occasione Cantone dichiarò che il trojan non era stato programmato. “In alcuni articoli comunque si fa riferimento ad un incontro, ad una cena, del 9 maggio, alla quale assieme al dottor Palamara avrebbe partecipato il Procuratore di Roma, in quel momento da poco in pensione, il dottor Pignatone e altri magistrati. Su questo lei è in grado di spiegarci se era stato programmato l’utilizzo del trojan e quindi la registrazione anche per quelle ore in cui poi avvenne l’incontro?”, chiese l’allora consigliere del Csm Nino Di Matteo a Cantone.

“Non era stato programmato (…) sono in grado di dirle che il Trojan ha funzionato fino alle 16:53 di quella giornata”, rispose Cantone. E Di Matteo: “Ed era stato programmato che funzionasse più a lungo o no?”. “Fino alle 18:00”, replicò Cantone. La medesima versione venne fornita dal procuratore di Perugia in un comunicato stampa del 10 marzo 2021 con il quale dichiarò che il trojan non aveva registrato l’incontro del 9 maggio 2019 tra Palamara, Pignatone ed altri “perché non era, come si è più volte già spiegato in tutte le sedi, programmato in quell’orario per la registrazione”. Tuttavia, Cantone smentì sé stesso, confermando indirettamente la tesi di Nordio, quando venne successivamente sentito il 31 gennaio 2023 davanti alla Commissione Giustizia del Senato presieduta dalla leghista Giulia Bongiorno sempre sulla cena da Mamma Angelina.

“Era stata programmata ma venne sprogrammata. Si può discutere se questa sprogrammazione che venne fatta da parte del Gico era o meno corretta (…) eravamo in un fase sperimentale (…) per la procura di Perugia fosse uno dei primissimi casi di utilizzo del trojan (…) il trojan scaricava la batteria (…) non è emersa alcuna manipolazione”. Che la cena da Mamma Angelina fosse stata “programmata e poi sprogrammata” divenne di pubblico dominio dopo alcuni articoli stampa, in particolare sul Riformista, poiché negli atti dell’indagine nulla si dice in proposito né si spiegano le ragioni della “sprogrammazione” sulla quale lo stesso Cantone si è dichiarato pronto a “discutere”. In altri termini, gli ufficiali del Gico della guardia di finanza non hanno mai spiegato perché il giorno prima intercettarono fino alle due di notte le vicende dell’hotel Champagne ed il giorno dopo, quello appunto della cena con Pignatone, intercettarono fino alle 16.03, posto che uno dei presenti era amico e frequentatore dell’avvocato esterno dell’Eni Piero Amara, indagato dalla Procura di Perugia unitamente a Palamara in quanto ritenuto il suo corruttore.

Su tutte queste anomalie avrebbe dovuto far luce la Procura di Napoli diretta dal Nicola Gratteri, dove era stato incardinato il procedimento per verificare il corretto funzionamento del trojan inserito nel cellulare di Palamara e che aveva il suo server proprio nel capoluogo campano. La Procura partenopea, però, ha avanzato al Gip richiesta di archiviazione senza neppure interrogare gli ufficiali del Gico i quali, secondo Cantone, avrebbero sprogrammato il trojan non intercettando così la cena da Mamma Angelina. Dopo cinque anni è destinato dunque a restare un mistero cosa si dissero Pignatone e Palamara. A meno che uno dei due non decida prima o poi di parlare.

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