Omicidio Vangeli, condanna definitiva per Prostamo

Omicidio Vangeli, condanna definitiva per Prostamo

Il Quotidiano del Sud
Omicidio Vangeli, condanna definitiva per Prostamo

GIUSEPPE Prostamo da ieri è, in via definitiva, condannato per l’omicidio di Francesco Vangeli, 26enne di Scaliti di Filandari, inghiottito dalla lupara bianca nella sera tra il 9 e il 10 ottobre del 2018. La Cassazione ha infatti rigettato il ricorso presentato dalla difesa dell’imputato – ritenuto esponente dell’omonima ’ndrina di San Giovanni di Mileto – nelle persone degli avvocati Sergio Rotundo e Giuseppe Grande. Per lui, dunque, resta confermata la condanna a 17 anni e sei mesi di reclusione inflitta dalla corte d’Assise d’Appello di Catanzaro il 12 gennaio del 2023. Corte che però aveva escluso due aggravanti che avevano fortemente abbassato la pena rimediata dall’imputato in primo grado (30 anni): la premeditazione e i futili motivi, per come richiesto, sul punto, dalla difesa del giovane di San Giovanni di Mileto mentre il sostituto procuratore generale, Salvatore Di Maio, aveva insistito per la conferma del verdetto emesso a suo tempo dal gup distrettuale di Catanzaro (in quanto veniva contestata l’aggravante mafiosa), Gabriella Logozzo.

Prostamo è accusato di concorso nell’omicidio Vangeli insieme al fratello Antonio condannato in ordinario a 30 anni in primo grado. Parte civile si sono costituiti i familiari della vittima il cui corpo non è mai stato trovato: gli avvocati Nicodemo Gentile, Antonio Cozza e Vittorio Vecchio.

Secondo la prospettazione accusatoria messa in piedi dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sulla scorta delle risultanze investigative dei carabinieri ad uccidere il 25enne, sarebbero stati i due fratelli Antonio e Giuseppe Prostamo, già noti alle forze dell’ordine, che avrebbero agito in concorso con altre persone ancora in fase di identificazione.

Vangeli sarebbe stato attirato con un pretesto nella casa dei due Prostamo e qui sarebbe stato ferito dal colpo di fucile, messo in un sacco nero di plastica e, ancora moribondo, trasportato a bordo della sua auto nei pressi del fiume Mesima dove – secondo gli inquirenti – è stato poi gettato. Quindi, i presunti autori dell’omicidio hanno bruciato la macchina, poi ritrovata dai carabinieri allo svincolo autostradale di Mileto la mattina successiva.

Nonostante gli enormi sforzi messi in campo, purtroppo del cadavere del 26enne di Scaliti non vi è traccia.

Nel filone ordinario, come detto, vi è imputato il fratello di Giuseppe Prostamo, Antonio, che sta sostenendo davanti alla Corte d’Assise di Appello di Catanzaro dopo aver rimediato una condanna a 30 anni in primo grado. Secondo l’accusa avrebbe concorso con il congiunto all’uccisione di Vangeli e la relazione con Alessia Pesce sarebbe stato uno dei motivi del delitto. L’altro possibile motivo lo si riscontra nelle carte dell’operazione “Maestrale-Carthago”, nella parte in cui si parla delle giovani leve del crimine di Mileto dalle quali emerge che la vittima “era legata a Giuseppe Prostamo, alias “Ciopane”, da un traffico di stupefacenti oltre che dalla commissione di alcuni reati in materia di armi ed estorsioni. In aggiunta a ciò, sempre Vangeli era legato alla famiglia Prostamo per la sua relazione con Alessia Pesce, ragazza contesa tra la vittima e Antonio Prostamo.

Dalle dichiarazioni della ragazza – scriveva la Dda – si evinceva che Vangeli aveva maturato un debito di 7.000 euro connesso al traffico di stupefacenti, oltre ad aver effettuato un danneggiamento mediante esplosione di colpi d’arma da fuoco su Mileto per conto dello stesso Prostamo».

A settembre 2021, il giudice Alessandro Bravin aveva accolto le eccezioni presentate dall’avvocato Tommaso Zavaglia, legale dell’ex fidanzata di Francesco Vangeli, Alessia Pesce, stralciando la posizione di quest’ultima non ravvisando le aggravanti mafiose. Pertanto gli atti erano stati trasmessi alla Procura di Vibo. L’incompetenza funzionale era stata estesa anche agli altri due imputati Alessio Porretta, 24 anni di Filandari, e Fausto Signoretta, 29 anni di Ionadi, per i quali resta sempre competente la Dda di Catanzaro per via dell’aggravante mafiosa ma non essendo contestato l’omicidio di Vangeli erano stati giudicati dal Tribunale collegiale di Vibo e non più dalla Corte d’Assise di Catanzaro. A settembre del 2023 questi ultimi sono stati assolti dall’accusa di favoreggiamento.

Il Quotidiano del Sud.
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