Operazione Ducale, con il “fratello” Cardia spunta il filone massonico

Operazione Ducale, con il “fratello” Cardia spunta il filone massonico

Il Quotidiano del Sud
Operazione Ducale, con il “fratello” Cardia spunta il filone massonico

Operazione Ducale a Reggio Calabria, anche il filone massonico entra nell’indagine della Dda, con il coinvolgimento di Mario Cardia

REGGIO CALABRIA – Il genero del boss con il pallino della politica, le ‘ndrine pronte a gestire il pacchetto di elettori, i politici a far la questua per un pugno di voti, «4 ebeti» cui adesso si aggiungono pure, gli incappucciati di una loggia massonica pronti a condizionare in loro vantaggio il risultato elettorale.
Quest’ultimo è infatti il nuovo filone di indagine dell’inchiesta Dda “Ducale”.
Un vaso di Pandora. Dal quale fuoriescono, uno dopo l’altro, tutti i mali peggiori, mentre sullo sfondo di palazzo San Giorgio, sede del Comune, è atteso da un momento all’altro l’annuncio dell’arrivo di una commissione antimafia.

L’inchiesta “Ducale” sta rivelando il pozzo senza fondo dentro il quale si avventurava con spregiudicatezza e sfregio di qualsiasi legge la classe politica locale ogni volta che i cittadini venivano chiamati alle urne.

Gli step dell’indagine

L’inchiesta del Ros dei Carabinieri e della Dda – con il coordinamento del procuratore Giovanni Bombardieri, degli aggiunti Stefano Musolino e Walter Ignazitto e del pm Salvatore Rossello – è scattata lo scorso 11 giugno con 14 misure cautelari. L’indagine vede al centro la cosca di ‘ndrangheta degli Araniti e vede indagati per scambio elettorale politico mafioso alcuni big della politica (come il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, il consigliere regionale di Fdi, sospesosi dal partito, Giuseppe Neri e il capogruppo comunale del Pd Giuseppe Sera) ha fatto registrare proprio nei giorni scorsi un ampliamento d’indagine con l’iscrizione nel registro degli indagati di altri 3 grossi nomi della politica cittadina e regionale.

Si tratta dell’ex senatore Giovanni Bilardi, eletto nel 2013 con il Grande Sud, dell’assessore comunale di Reggio Calabria Domenico Battaglia detto “Mimmetto“, del Pd, e dell’attuale consigliere comunale della Lega Mario Cardia (che all’epoca dei fatti militava nelle file del centrosinistra oggi con la lista “S’intesi”, collegata al candidato sindaco del Pd Giuseppe Falcomatà, ndr).
Il caso Cardia.Proprio quest’ultimo però aveva fatto sapere di non avere ricevuto «nessuna comunicazione o notifica giudiziaria».

La posizione della Lega

Particolare questo che ha portato ieri pomeriggio Giacomo Francesco Saccomanno, Commissario Regionale della Lega Calabria, e Franco Recupero, Segretario Provinciale di Reggio Calabria ad esprimersi così: «Si prende atto di tale dichiarazione e non si può non evidenziare che, ancora una volta, la stampa annuncia quello che dovrebbero prima sapere e conoscere i soggetti interessati. Ma, a parte ciò, se quanto affermato dovesse essere confermato appare più che evidente che bisogna, da una parte avere fiducia nella giustizia ed augurare un pronto chiarimento, ma dall’altra assumere una posizione netta con immediata sospensione. Questa è la linea del partito già utilizzata nel passato».

I 4 ebeti

Effettivamente all’interno delle 1400 pagine dell’ordinanza il nome di Mario Cardia viene nominato una sola volta all’interno di un’eloquente conversazione del genero del boss Araniti, Daniel Barillà, insieme a Francesco Scopelliti, allora vicino al consigliere regionale Peppe Neri. «Mario Cardia mille e duecento voti compare… ti rendi conto compare…. quattro ebeti, compare, il sindaco è stato un artista, si è blindato i suoi, questa è politica, non che Peppe (Neri, ndr) dice che non capisce niente…» dice Barillà a Scopelliti e poi declina tutti i nomi degli amici del sindaco Falcomatà che sono riusciti ad entrare in consiglio comunale: ”Burrone, Armando Neri… Armando… ha vent’anni…tutti i suoi, Burrone, Armando Neri, Cardia, Versace, Calabrò, tutti suoi sono e questo si chiama politica, invece il caro tuo amico Giuseppino (Neri, ndr), che cazzo ha fatto questo mongolo, dimmi a chi si è blindato! Che cazzo ha diviso, invece di caricarsi e dire carichiamoci, giriamoci…».
Ma non è stato certamente questo riferimento esilarante a costare l’iscrizione nel registro degli indagati a Mario Cardia.

Cardia ed il filone massonico

Ieri invece l’ennesimo filone dell’inchiesta “Ducale”, nato da un proroga d’indagine, mentre spiega perché il consigliere comunale Mario Cardia è coinvolto nell’inchiesta, svela un nuovo volto della “raccolta” dei voti elettorale, un volto fatto di “cappucci” e di “fratelli”, di templi in capannoni nelle periferie della città e di ambizioni sfrenate. Dalle carte dell’inchiesta emerge infatti il resoconto di come la loggia massonica si sia mossa in campagna elettorale riuscendo a fare eleggere un suo iscritto, Mario Cardia appunto, al consiglio un comunale.

Il pentito Chindemi e la loggia accanto a casa. Parte tutto dal pentito Mario Chindemi che scopre per caso una loggia accanto a casa sua e ne parla ai giudici in un verbale dell’aprile 2019. Inevitabilmente da allora i magistrati della Dda monitorano gli incontri in quel capannone di Gallico che un tempo era un ristorante. Le intercettazioni rivelano che i massoni sono iscritti alla loggia “Sirius Vera Luce n.234” rispondente “al Grande Oriente di Italia obbedienza Piazza del Gesù”. Le cimici svelano anche il modo in cui i fratelli massoni si approcciano alla politica in un momento chiave per le elezioni amministrative del 2020 a Reggio Calabria. È proprio in questo filone che entra per la prima volta il nome del consigliere comunale Mario Cardia.

Nel vai e vieni dei massoni c’è un “incappucciato” con parentele pesantissime (ex dipendente della Città metropolitana di Reggio Calabria, incensurato, figlio di un pezzo grosso della locale di ‘ndrangheta di Roghudi e con un suocero condannato per associazione di stampo mafioso). A capo della loggia c’era il gran maestro Carmelo Stelitano, che nel “Ducale” è indagato per scambio elettorale politico mafioso assieme al consigliere comunale della Lega Mario Cardia, che aveva aderito anch’egli alla loggia. Quest’uomo scende in campo «quando a essere candidato è un altro fratello appartenente alla medesima obbedienza». Quel “fratello” per gli investigatori è Mario Cardia. Il “fratello” dalle parentele scomode è molto attivo per “Marietto”.

Il voto è un successo: Cardia diventa consigliere comunale con 1.215 preferenze. Proprio il suo sponsor politico-massonico si vanta di quel risultato con uno dei proprio interlocutori: Cardia ha spaccato alle scorse elezioni, riferisce, anche grazie al suo sostegno elettorale «quantificabile in circa 300 preferenze».
Ma nella loggia non è tutto rosa e fiori e “Marietto” gira le spalle. Dopo lo sforzo elettorale profuso, i fratelli però non sono contenti di Mario. L’attività investigativa continua e fa emergere, sempre dalle parole del massone intercettato, malcontento del neo consigliere comunale per il sindaco Falcomatà che non gli ha riconosciuto ruolo e prestigio. Qualche mese dopo, nel luglio 2021, in una riunione della Camera di mezzo del tempio massonico, i fratelli discutono delle «criticità ». Uno dei presenti dà sfogo al proprio malcontento nei confronti del consigliere comunale e spiega che Mario Cardia «aveva sfruttato la loro officina per ottenere i voti, dopodiché aveva voltato le spalle a tutti» e si dice «certo che lo stesso, non avendo alcun potere politico, non avrebbe fatto favori a nessuno».

Il Quotidiano del Sud.
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