Pacchetto sicurezza stroncato da tutti: avvocati, magistrati e giuristi criticano il ddl

RMAG news

Riprese ieri nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato le audizioni sul ddl sicurezza. Nella mattinata Nordio aveva dichiarato che si tratta di un provvedimento normativo “ovviamente perfettibile, il Parlamento è sovrano e ci affidiamo alla volontà dei rappresentanti del popolo” ma “non credo che proporremo emendamenti, avendolo noi approvato”. Sta di fatto che dagli esperti sono arrivate molte critiche.

Ha esordito Mauro Palma, già garante dei diritti delle persone private della libertà personale per il quale “c’è un rischio sia dell’utilizzo della penalità in funzione simbolica di rafforzamento della sicurezza che poi non supera molto spesso il vaglio anche dell’effettività, sia quello che i diritti possano essere sacrificati in funzione del mantenimento di un presunto ordine sociale”. Ha poi parlato di “diritto penale d’autore” in riferimento all’articolo 15 sulle detenute madri. La norma si pone, altresì, in contrasto “con l’articolo 27 della Costituzione laddove si legge che ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità’ e con la convenzione internazionale sui diritti “dell’infanzia”. Palma si è detto pure “molto perplesso” rispetto all’articolo 16, “laddove si prevede la penalizzazione ulteriore dell’accattonaggio, tenendo presente qual è la realtà del carcere attuale. Voi sapete bene che nella realtà attuale sono proprio molto presenti le figure socialmente deboli. Delle 1.500 persone che ora sono in carcere perché sono condannate a una pena inferiore a un anno 728 sono dei senza fissa dimora”.  Critico anche sul nuovo reato di resistenza passiva.

Il nuovo reato di resistenza passiva

Su quest’ultimo punto si è espresso criticamente anche l’avvocato Guido Camera, presidente dell’Associazione ItaliaStatodiDiritto: “la condotta di resistenza passiva appare meritevole di emenda per evitare conflitti con i parametri di cui agli articoli 3, 25 comma 2 e 27 della Costituzione”. In particolare ha ricordato che “la giurisprudenza ha da tempo chiarito che non integra il delitto di resistenza a pubblico ufficiale ‘una mera opposizione passiva al compimento dell’atto del pubblico ufficiale’”. Intervenuto anche l’ex magistrato Armando Spataro che in generale ha ravvisato che “le leggi si susseguono come se fossero frutto di una bulimia. Assistiamo a una moltiplicazione di reati e circostanze aggravanti che sono anche frutto della risonanza mediatica di qualche episodio, di una reazione popolare magari amplificata dagli stessi media. E questo determina la reazione con l’approvazione di una legge o di un comma a leggi esistenti. È diventato così più difficile anche il lavoro del magistrato”.

Ha aggiunto: “la sicurezza è un diritto ma non può vincere su tutti gli altri, come quelli fondamentali degli immigrati” ad esempio. “Che senso ha – si è chiesto Spataro – a dieci anni da una condanna poter revocare il diritto di cittadinanza? La persona può essersi ricostruita una vita”. Ha poi detto di trovare “inaccettabili” le novità introdotte dall’art. 15 sulle detenute madri, “si vogliono colpire le donne di etnia rom”. Sulla resistenza passiva ha concluso: “si vuole rendere più dura la detenzione amministrativa nei Cpr quando già ci sono state delle condanne della Cedu in particolare sulle condizioni dei minori. Perché non ci si preoccupa invece di non privare della libertà personale in assenza di reato e condanna?”.

A seguire Marco Ruotolo, ordinario di Diritto costituzionale a Roma Tre: “se ci sarà incremento della popolazione carceraria si avrà una incidenza sul fine rieducativo della pena, sui suicidi, sull’umanizzazione delle condizioni di detenzione, sui diritti individuali”. Tra i costituzionalisti è stato audito anche il prof. avv. Alfonso Celotto: “non solo si inaspriscono pene ma si crea tutta una nuova serie di fattispecie di reato. Tuttavia come visto in passato con l’omicidio stradale e il femminicidio, creati per inasprire le pene di reati già esistenti, la stratificazione delle norme crea difficoltà operative. Si rischia di dar vita solo a norme bandiera”. Mentre è da segnalare che Giovanni Salvi, già procuratore generale della Cassazione, tra i “punti assolutamente positivi” e “opportuni” della norma in discussione ha annoverato le “misure a tutela delle forze di polizia per ciò che concerne il sostegno nelle procedure legali”.

Ieri è arrivato, in merito al ddl sicurezza, anche un documento della Conferenza dei garanti dei diritti delle persone private della libertà personale per cui, tra l’altro, “risulta assai grave l’assimilazione, sul piano del disvalore di condotta, tra violenza, minaccia ed atti di resistenza passiva: difficile, peraltro, anche sul piano logico, immaginare una rivolta pericolosa che consista in atti di mera disubbidienza civile. Sarà quindi criminalizzato lo sciopero della fame portato avanti da tre o più detenuti? Il tenore delle norme non consente di escluderlo”.

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