Penalisti in rivolta: “Detenuti privati della dignità”

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Da oggi e fino a data da destinarsi, l’Unione delle Camere penali italiane, in collaborazione con il proprio Osservatorio carcere, ha organizzato una maratona oratoria in vari luoghi pubblici di tutto il Paese per rappresentare “alla società civile la condizione inumana dei detenuti, il degrado della realtà carceraria nella quale si vedono costretti a svolgere la propria attività lavorativa gli agenti di polizia penitenziaria e gli operatori tutti, le inefficienze del sistema, le mancate riforme, l’irresponsabile indifferenza della politica e ogni altro aspetto che possa offrire l’immagine del fallimento di un sistema che rappresenta la negazione stessa della democrazia ed organizzare ogni opportuna iniziativa di informazione e protesta”.

I numeri parlano chiaro: trentasei suicidi dall’inizio dell’anno tra i detenuti e quattordicimila reclusi in più rispetto alla capienza regolamentare dei nostri istituti di pena.

Secondo i penalisti, guidati da Francesco Petrelli, “il costante aumento del sovraffollamento carcerario (oramai prossimo a quello della sentenza Torreggiani) ed il conseguente peggioramento delle condizioni di vita a cui sono costretti i detenuti, li priva del più elementare e al contempo fondamentale dei diritti, ovvero quello alla dignità umana”.

Da qui spesso atti di autolesionismo. E la situazione tenderà a peggiorare con l’arrivo del caldo rovente nelle carceri. Eppure “la privazione della dignità umana ad opera dello Stato non solo è certamente illecita, ma appare assolutamente inaccettabile”.

Tuttavia, si legge ancora nella delibera di Giunta dell’Ucpi, “i decisori politici, pur inevitabilmente consapevoli della eccezionale gravità della situazione, hanno offerto un’indecorosa immagine di totale immobilismo”.

Nel momento in cui scriviamo ancora non è giunta conferma del fatto che oggi sul tavolo del Consiglio dei Ministri arriverà, oltre al ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, anche un decreto legge sulle carceri che dovrebbe prevedere alcune misure per lo sfoltimento della popolazione detenuta.

Però è polemica sul decreto del 14 maggio firmato dal Ministro della giustizia Nordio che stabilisce l’istituzione del “G.I.O.”, Reparto specializzato del Corpo di Polizia Penitenziaria, che può intervenire per fronteggiare anche negli istituti minorili problemi di sicurezza.

A sollevare criticità è la Camera penale di Roma che scrive: “Il decreto interviene mentre in Commissione Giustizia si discute un disegno di legge a firma Nordio, Piantedosi, Crosetto dal titolo ‘Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio’ che, interamente connotato da una visione panpenalistica e carcerocentrica, inserisce tra le migliaia di fattispecie di reato previste dal nostro ordinamento quella di “rivolta” (art. 18 dlgs) all’ interno delle carceri e prevede espressamente la rilevanza penale della c.d. “rivolta passiva” che non si sostanzia di condotte violente o dannose ma esclusivamente di espressioni di dissenso o di protesta pacifica”.

Si tratta, secondo i penalisti capitolini, “di una precisa volontà politica, quella di perseverare nella compressione dei diritti delle persone detenute trattandole come oggetto di controllo e di contenimento”.

Pertanto chiedono che gli appartenenti al Gio “possano entrare nelle carceri solo se dotati di body cam per una inderogabile esigenza di trasparenza, a tutela dei ristretti e ancora di più della polizia penitenziaria che possa fornirsi di strumenti di prova certa per rifuggire l’eventualità di essere oggetto di false accuse di condotte indecorose”.