Perché Ilaria Salis andrà ai domiciliari, così è stato accolto il ricorso

RMAG news

Ilaria Salis uscirà dal carcere di Budapest dove era entrata il 23 febbraio dell’anno scorso con l’accusa di aver aggredito un paio di neonazisti che avevano partecipato a una commemorazione.

L’insegnante di Monza, candidata alle elezioni europee con la lista di Verdi e Sinistra, va agli arresti domiciliari a casa di una famiglia che si era detta disposta ad ospitarla. E ci andrà dopo il versamento di una cauzione da 40mila euro già ipotizzata in udienza e con il braccialetto elettronico. Ci vorrà o un po’ di giorni per perfezionare la pratica.

“Siamo molto soddisfatti – dicono gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini dopo aver saputo del provvedimento assunto in sede di appello dal collega ungherese Gyorgi Magiar è solo un primo risultato, la fine di un incubo ma la battaglia continua”.

Il collegio dei giudici di appello, una sorta di riesame, ha accolto il ricorso presentato dopo che il 28 marzo scorso in sede di udienza il giudice del processo in corso a carico di Ilaria aveva confermato la detenzione in carcere motivando la decisione con la pericolosità della militante anarchica e il pericolo di fuga.

Adesso, evidentemente, dopo 15 mesi custodia cautelare in carcere le esigenze cautelari si sarebbero affievolite e comunque ci sarà lo strumento del braccialetto elettronico a garantire il tutto. L’avvocato Losco che sarà a Budapest per l’udienza del 24 maggio spera di incontrare la propria assistita già fuori dalla prigione.

La notizia dei domiciliari è stata data alla Camera dei deputati dal ministro degli Esteri Antonio Tajani ed è stata accolta da applausi. Ha manifestato soddisfazione il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Riccardo Noury, responsabile per l’Italia di Amnesty International, dice: “Dopo un anno di detenzione in condizioni inumane e degradanti c’è sicuramente da parte dei giudici ungheresi una buona notizia. Restano le preoccupazioni per una possibile iniquità del processo che si svolge in un contesto interno ungherese in cui prevale una criminalizzante e stigmatizzante narrazione nei confronti dell’imputata”.

Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni leader di Avs aggiungono di voler riportare in Italia al più presto Ilaria Salis spiegando che la sua candidatura si è rivelata giusta. Una sentenza della Cassazione del 22 gennaio scorso dice che in casi del genere è valida la reciprocità di trattamento tra gli Stati dentro l’Unione Europea, ma non sembra facile ottenere da subito l’applicazione di tale principio, anche se l’iter dovrebbe essere avviato quanto prima.

La senatrice Ilaria Cucchi sostiene che il caso mediatico sul caso Salis ha funzionato. Adesso bisognerà sperare nel raggiungimento del quorum da parte di Avs e dell’elezione a parlamentare europeo.