Perché Israele ha attaccato le basi Onu e sparato ai soldati italiani in Libano

RMAG news

Sparano sulle basi Unifil. Bombardano Gaza. In attesa di sferrare l’attacco di rappresaglia contro l’Iran. È il Far West mediorientale. Con Israele che fa tutte le parti in commedia: quella dello “sceriffo”, quella del “bandito”, quella del carnefice che si vorrebbe far passare come vittima. Tutti sono obiettivi da colpire. Tutti sono nemici da abbattere. I caschi blu delle Nazioni Unite. Le donne e i bambini di Gaza che si rifugiano in una scuola. Tutto nella più totale impunità internazionale.

In Libano è in atto una invasione

E il contingente Onu è un ostacolo da rimuovere. Con la forza. Come è avvenuto ieri. “I due peacekeeper dell’Unifil sono rimasti feriti dopo che un carro armato Merkava dell’Idf ha sparato la sua arma verso una torre di osservazione presso il quartier generale dell’Unifil a Naqoura, colpendola direttamente e facendoli cadere. Le ferite sono non gravi, ma i due militari (indonesiani, ndr) rimangono in ospedale. I soldati dell’Idf hanno anche sparato sulla posizione Onu (Unp) 1-31 a Ras Naqoura, colpendo l’ingresso del bunker dove si erano rifugiati i peacekeeper, danneggiando veicoli e un sistema di comunicazione. Un drone dell’Idf è stato osservato volare all’interno della posizione Onu fino all’ingresso del bunker. Ieri (mercoledì, ndr), i soldati dell’Idf hanno deliberatamente sparato e disattivato le telecamere di monitoraggio perimetrale della posizione. Hanno anche deliberatamente sparato sull’Unp 1-32A, dove si tenevano regolari riunioni tripartite prima dell’inizio del conflitto, danneggiando l’illuminazione e una stazione di trasmissione”. Questo il comunicato dell’Unifil che ha anche ricordato “all’Idf e a tutti gli attori i loro obblighi di garantire la sicurezza e la protezione del personale e delle proprietà dell’Onu e di rispettare l’inviolabilità dei locali dell’Onu in ogni momento. I peacekeeper dell’Unifil sono presenti nel Libano meridionale per supportare un ritorno alla stabilità sotto il mandato del Consiglio di sicurezza. Qualsiasi attacco deliberato ai peacekeeper è una grave violazione del diritto internazionale umanitario e della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza”.

Attacchi ad Unifil sono deliberati

Risoluzione che per chi governa Israele è carta straccia. Non esistono alleati, ma solo nemici. D’altro canto, pochi giorni fa, a definire nei termini più sprezzanti e spregevoli l’Onu, dalla tribuna del palazzo di Vetro, è stato il Primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu, che ha definito le Nazioni Unite una “palude antisemita” e una “società terrapiattista anti-israeliana”. I cachi blu sono parte di questa “palude antisemita”. Non importa di quale nazionalità essi siano. L’esercito di Israele ha sparato ieri su una delle basi italiane lungo la linea di demarcazione con il Libano. A riferirlo per prime all’Ansa sono state fonti dell’intelligence militare libanese, secondo cui Israele ha aperto il fuoco contro la base Unp 1-31 sulla collina di Labbune, nell’area di responsabilità del contingente italiano. Secondo le fonti locali, dopo che un drone israeliano ha ripetutamente sorvolato la base, i colpi israeliani hanno preso di mira l’ingresso del bunker dove sono rifugiati i soldati italiani. Nell’attacco, affermano le fonti, sono stati danneggiati i sistemi di comunicazione tra la base e il comando Unifil a Naqura.

La ricostruzione, dettagliata, di due giorni di fuoco, dà conto di una verità oggettiva: gli attacchi delle Forze armate israeliane contro le sedi Unifil sono deliberati. In particolare, quello di mercoledì. Quel giorno, spiega Andrea Tenenti, portavoce Unifil, i soldati dell’Idf “hanno deliberatamente sparato e disattivato le telecamere di monitoraggio perimetrale della posizione”. Hanno anche “deliberatamente sparato su Unp 1-32, una base dove si tenevano regolari riunioni tripartite prima dell’inizio del conflitto, danneggiando l’illuminazione e una stazione di trasmissione”. Unp 1-32A si trova sulla collina di Labbune. “La recente escalation lungo la Blue line sta causando la distruzione diffusa di città e villaggi nel Libano meridionale, mentre continuano a essere lanciati razzi verso Israele, comprese le aree civili. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a incursioni da Israele in Libano a Naqoura e in altre aree. I soldati delle Forze di difesa israeliane (Idf) si sono scontrati con elementi di Hezbollah sul terreno in Libano. Il quartier generale di Naqoura dell’Unifil e le posizioni vicine sono state ripetutamente colpite”, commenta ancora Tenenti. Nell’area di responsabilità del contingente italiano. Colpite D-E-L-I-B-E-R-A-T-A-M-E-N-T-E. Anche il governo italiano se n’è reso conto.

“Già dalle prime ore di questa mattina (ieri, ndr) ho contattato il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, per protestare con lui e ricordargli in modo fermo che quanto sta avvenendo nei pressi delle basi italiane di Unifil nel sud del Libano e, in generale, verso il contingente Unifil a partire dagli spari contro il quartier generale è, per me e per il governo italiano, inaccettabile”. Lo scrive in una nota il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Anche se ho ricevuto garanzie sulla massima attenzione alla sicurezza del personale militare ho ribadito che deve essere scongiurato ogni possibile errore che possa mettere a rischio i soldati, italiani e di Unifil” – prosegue Crosetto. “Nell’ambito delle mie prerogative, oggi pomeriggio (ieri, ndr) ho convocato anche l’ambasciatore di Israele in Italia con cui ho fermamente protestato chiedendogli di rappresentare formalmente al ministro della Difesa ed al Capo delle Forze armate israeliane che quanto sta accadendo nel sud del Libano, verso il contingente, il quartier generale e, in particolare, verso le basi italiane di Unifil non è assolutamente ammissibile, oltre che in netto contrasto al Diritto internazionale e in aperta violazione della Risoluzione 1701”.

L’incontro con il neoambasciatore israeliano, Jonathan Peled, si è concluso senza note ufficiali. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, fanno sapere da Palazzo Chigi e dal ministero della Difesa, è costantemente informata dell’evolversi della situazione. Da Roma a Bruxelles. Un’altra linea è stata pericolosamente superata in Libano: i colpi dell’Idf sui peacekeeper dell’Onu la cui localizzazione è nota. “Condanniamo questo atto inammissibile, per il quale non c’è giustificazione. L’Ue ribadisce il suo pieno sostegno all’Unifil, alla sua missione e alle sue truppe autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”. Lo ha scritto su X l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell.

D-E-L-I-B-E-R-A-T-A-M-E-N-T-E. In Libano e anche a Gaza.

Israele sta “deliberatamente prendendo di mira le strutture sanitarie di Gaza”. Lo ha affermato in una dichiarazione la Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite che accusa lo Stato ebraico di “crimini contro l’umanità”. “Israele ha perpetrato una politica concertata per distruggere il sistema sanitario di Gaza”, viene spiegato. Gaza va distrutta. Rasa al suolo. Almeno 28 palestinesi, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi e altri 54 feriti in un bombardamento israeliano su una scuola che ospitava sfollati a ovest della città di Deir al-Balah, nel centro della Striscia. È quanto ha riferito l’agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti mediche. Morti e ancora morti. Almeno 50 palestinesi – tra cui un giornalista – sono rimasti uccisi in una serie di raid aerei israeliani contro il campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza.

Denuncia l’Unicef: “La vita dei bambini a Gaza è un inferno. Sotto le bombe, che cadono incessanti, hanno perso tutto, vivendo giorni di violenza, paura, fame, perdita e dolore. Non c’è un solo aspetto della vita dei bambini su cui la guerra non abbia avuto un impatto: sono oltre 14mila i minori uccisi, quasi 13mila i feriti, costretti ad abbandonare le proprie case, a perdere la possibilità di andare a scuola e obbligati a vivere in un ambiente violento e insicuro”. Guerra totale. Guerra senza confini. Gaza, Libano, Siria. E prossimamente, questione di giorni se non di ore, l’Iran. Secondo indiscrezioni ottenute dalla tv pubblica Kan, il gabinetto politico e di sicurezza che si è riunito in tarda serata ha autorizzato il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant a prendere una decisione finale sulla risposta di Israele all’attacco missilistico effettuato dall’Iran la scorsa settimana. Il senso del voto – sottolinea Kan – è che Netanyahu e Gallant avranno l’autorità di decidere sulla data e sulle modalità dell’attacco. Alla vigilia del via libera, Gallant aveva affermato che la risposta di Israele all’Iran sarebbe stata “potente, precisa e, soprattutto, sorprendente”. “Se non combattiamo l’Iran, muoriamo”, ha tagliato corto Netanyahu.

Gaza, Libano, Iran. Per chi governa Israele, fronti diversi ma di una stessa guerra: la seconda guerra d’indipendenza dello Stato ebraico. La guerra della “Resurrezione”.

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