Perché Renzi vuole allearsi con Schlein e Conte: la giravolta a sinistra del leader di Italia Viva

RMAG news

Galeotto, lo sanno tutti, fu il goal e poco importa se era in fuorigioco. Dopo l’abbraccio in campo quello politico: e quando decide di imboccare una strada Renzi non perde tempo: “Schlein dice che per costruire l’alternativa non ci sono veti. Cade il veto del 2022 su di noi e allora nemmeno noi possiamo metterne contro il M5s”. Poche ore e il ragazzo di Rignano conferma e rincara sul suo sito. Le europee sono state chiare: gli elettori “sono molto più affezionati al bipolarismo di noi. L’unica possibilità per battere Meloni, in elezioni che secondo Renzi arriveranno prima del previsto, è il centrosinistra: “Non vedo spazi per il Terzo Polo. Dobbiamo recuperare il motto degasperiano di un centro che guarda a sinistra”.

Quel centro non dovrebbe in realtà essere Italia viva ma un nuovo partito allargato a personalità politiche e non solo liberaldemocratiche. Il nome conta poco ma qualche commentatore ha già indicato che si tratterebbe di una sorta di nuova Margherita. Non si tratta di una trovata estemporanea. Renzi la andava preparando da settimane, con Casini come suggeritore e consigliere ma in combutta diretta con il capo dei senatori Pd Francesco Boccia, che tra gli esponenti della vecchia guardia Pd è di gran lunga il più vicino a Elly. La caduta di ogni veto non basta. Bisogna riconoscere anche esplicitamente la candidatura a premier di Schlein e Renzi non esita un secondo. Per il Nazareno basta e avanza. Per Conte no.

L’avvocato prova a mettersi in mezzo come può ma può poco: “Adesso sono diventato un interlocutore privilegiato. Rispondo solo che per noi la politica è una cosa seria”. Però l’ex premier fa sapere subito che non si tratta di un veto e non è affatto escluso che, dichiarazioni d’ordinanza a parte, l’arrivo di Renzi faccia piacere ai 5s. Nella nuova formazione del Campo largo Renzi sarebbe l’ala moderata e i 5S il contrappeso “di sinistra”. Avs permettendo: il cartello Verdi-Sinistra è infatti lanciato e mira a superare il Movimento un tempo di Grillo. Ma da quelle parti, con tutti i distinguo del caso, l’immancabile necessità di accordo sui contenuti e via dicendo in politichese, non ci saranno proteste e men che mai veti.

I mal di pancia, per quanto strano sembri, sono soprattutto al centro. Calenda s’imbizzarrisce: “È il modo di fare politica di Matteo. Se deve allearsi con i nazisti dell’Illinois o con i marxisti-leninisti lo fa”. E lo fa anche in fretta, si potrebbe aggiungere, proprio per bruciare lo stesso Calenda che avrebbe potuto fare la stessa mossa e ora non sa bene come muoversi nello spazio ristettissimo che gli resta. “Chi è causa del suo mal…”, commenta spietato Boccia. Poi c’è la parte di Iv che si preparava a dare battaglia per rimpiazzare Renzi al timone, Marattin insomma che strepita e invoca il congresso. A decidere sarà invece l’assemblea nazionale convocata in settembre e di dubbi sulla scelta proprio non ce ne sono.

Infine i renziani rimasti nel Pd. Proprio loro un po’ sudano freddo: non è che la presenza di un partito moderato nella coalizione spingerà ancora più a sinistra Elly? Dubbi leciti ma che non cambiano di una virgola le cose, anche perché Elly ha già deciso e con i rapporti di forza registrati dalle europee la sua parola è quasi l’unica che conti. Due mesi fa il Campo Largo era un miraggio o tutt’al più un’arena dove quelli che avrebbero dovuto allearsi se le davano di santa ragione. A cambiare le cose sono stati solo gli elettori: il Campo Largo lo hanno deciso, imposto e quasi fondato loro.

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