Report Ue sullo stato di diritto, sberle della Commissione all’Italia di Meloni su premierato, giustizia e informazione

RMAG news

Una bocciatura su tutta la linea, o quasi. L’Italia di Giorgia Meloni, in particolare le riforme su cui la premier e la sua maggioranza puntano maggiormente, escono con le ossa rotte dal rapporto annuale della Commissione Europea sullo Stato di diritto.

Un rapporto molto critico che esprime, in sintesi, grosse perplessità sulla riforma costituzionale che introduce il premierato, così come su quella della giustizia del Guardasigilli Carlo Nordio, evidenziando anche preoccupazioni per lo stato dell’informazione nel Paese.

Un documento, quello firmato dal liberale belga Didier Reynders, commissario alla Giustizia Ue, che era già stato oggetto di un caso politico, venendo “congelato” alla vigilia del voto per le elezioni europee: secondo diversi rumour una scelta dettata dal tentativo portato avanti dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen di “proteggere” il governo Meloni nell’ambito delle trattative per ottenere i voti degli europarlamentari di Fratelli d’Italia per un secondo mandato, circostanza questa sempre negata da Bruxelles.

Le critiche dell’Europa sul premierato

Nel paragrafo IV del “Country Report” dedicato all’Italia emergono le critiche, pesanti, alla “madre di tutte le riforme”, il premierato fortemente voluto da Giorgia Meloni.

Il rapporto stilato dalla Commissione europea sottolinea che “con questa riforma non sarebbe più possibile per il Presidente della Repubblica trovare una maggioranza alternativa e/o nominare una persona esterna al Parlamento come Primo Ministro. Alcuni stakeholder hanno espresso preoccupazione per modifiche proposte all’attuale sistema di pesi e contrappesi istituzionali, nonché dubbi sul fatto che ciò possa portare maggiore stabilità”, si legge.

Le critiche dell’Europa sulla giustizia

Sotto la lente della Commissione finiscono anche gli interventi dell’esecutivo in materia di giustizia. A partire dalla legge sul reato di abuso di ufficio e sul traffico di influenze, che “l’individuazione e l’investigazione di frodi e corruzione”.

Il documento aggiunge che “le modifiche proposte alla prescrizione potrebbero ridurre il tempo a disposizione per condurre procedimenti giudiziari per reati penali, compresi i casi di corruzione“. “La percezione degli esperti e dei dirigenti aziendali è che il livello di corruzione nel settore pubblico rimanga relativamente elevato“, evidenzia ancora la Commissione europea nel Country Report.

C’è poi il capitolo riservato alla separazione delle carriere con la creazione di due Csm separati, architrave della riforma Nordio. Il dossier ricorda come la riforma ha “innescato un dibattito sul fatto che la riforma possa incidere sull’indipendenza dei pubblici ministeri”.

Pur sottolineando che in Europa “non esiste un modello unico per l’assetto istituzionale delle procure”, la Commissione ricorda che “sono necessarie garanzie istituzionali per assicurare che i pubblici ministeri siano in grado di adempiere ai propri doveri e responsabilità professionali in condizioni giuridiche e organizzative adeguate e senza interferenze o influenze politiche indebite”.

Le critiche dell’Europa sulla libertà di informazione

Infine le critiche sul sistema informativo italiano. L’Europa chiede a Roma di “proseguire l’iter legislativo sul progetto di riforma sulla diffamazione, la tutela del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, evitando ogni rischio di impatti negativi sulla libertà di stampa e garantendo che tenga conto delle norme Ue sulla tutela dei giornalisti”.

Un punto è dedicato poi alla Rai, la tv pubblica che la destra sta occupando “manu militari”: la Commissione chiede al governo di “garantirne l’indipendenza” e “finanziamenti adeguati”. “L’Italia dispone di un solido quadro legislativo per la regolamentazione del settore dei media, che garantisce l’efficace funzionamento di un’autorità di regolamentazione dei media indipendente e dotata di risorse adeguate. Esistono norme volte a garantire che i media del servizio pubblico forniscano un’informazione indipendente e pluralistica, anche se le parti interessate sollevano problemi persistenti relativi all’efficacia del sistema di governance e di finanziamento“, si legge nel report.

A preoccupare la Commissione sono poi i casi di aggressione fisiche e minacce ai giornalisti, l’ultima pochi giorni fa a Torino ai danni di Andrea Joly de La Stampa, pestato da alcuni esponenti di CasaPound.  “Nonostante le norme mirate sulla protezione dei giornalisti dalle minacce, la situazione relativa alla loro sicurezza e alle condizioni di lavoro, nonché la crescente prevalenza di casi di azioni legali strategiche (Slapp) contro la loro partecipazione pubblica rimangono un problema“, è la denuncia indicata nel III paragrafo del documento.

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