Risultati elezioni in Germania, la Spd tiene in Brandeburgo: “Miracolo di Woidke, Scholz? Salvo perché è sparito”

RMAG news

Brandeburgo, la Spd risorge… nonostante il cancelliere Scholz. L’Unità ne discute con Angelo Bolaffi. Filosofo della politica e germanista, dal 2007 al 2011 è stato direttore dell’Istituto di cultura italiana a Berlino. È membro della Grüne Akademie della Böll Stiftung di Berlino e del direttivo di Villa Vigoni “Centro italo-tedesco per l’eccellenza europea”.

Professor Bolaffi, nelle tanto attese elezioni in Brandeburgo, la Spd non solo si conferma primo partito, ma addirittura sfiora il 31% (30,9) contro il 26% del 2019. Anche l’ultradestra di Alternative für Deutschland (AfD9 migliora di ben sei punti ma si ferma al 29%. Il nuovo partito dell’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw), che ha partecipato per la prima volta, è arrivato terzo con il 13,5%, meglio dei cristianodemocratici della Cdu che hanno ottenuto solo il 12,1%, il risultato peggiore finora nelle elezioni regionali del Brandeburgo. I Verdi, la Sinistra, i liberali dell’Fdp e gli Elettori Liberi non sono riusciti a superare la soglia del 5% e non hanno ottenuto un solo mandato diretto che li avrebbe aiutati a entrare nel parlamento statale. L’affluenza alle urne alle elezioni regionali nel Brandeburgo è stata più alta che mai con il 72,9%Siamo di fronte al “miracolo politico” della Spd?
Il “miracolo, se tale può dirsi, l’hanno fatto il Brandeburgo e il governatore uscente, Dietmar Woidke.

Partiamo dal Brandeburgo.
È il Land che contiene Berlino. Berlino è una città-Stato e come tale vora a sé. Ma è una città di 3,5 milioni di abitanti, dei quali qualche milione vive nel Brandeburgo perché costa meno ed è più comodo. Berlino è una città di sinistra, e il Brandeburgo da questo punto di vista non è né la Turingia né la Sassonia. Il fascino politico di sinistra di Berlino continua a pesare. Secondo punto: Olaf Scholz ha fatto bene a scomparire, scappando all’Onu. Il contributo del cancelliere è stato quello di non farsi vedere Né sentire. Woidke è stato molto coraggioso dicendo se arrivo secondo mi dimetto. Siccome lui ha governato bene, ha avuto un voto personale basato sul fatto che risultava lontanissimo da Scholz, lontanissimo dal Governo federale di Berlino, lontanissimo dalla Spd nazionale. Detto questo, va subito aggiunto che non c’è da rallegrarsi più di tanto…

Perché, professor Bolaffi?
In Brandeburgo avviene quello che in qualche modo è avvenuto in Sassonia, dove la Cdu, unico partito “democratico”, come adesso la Spd in Brandeburgo, ha retto. Diciamo che ha funzionato una reazione alla francese…

Vale a dire?
Votiamo tutti pur di bloccare l’estrema destra dell’AfD. Purtroppo, però, c’è una conferma allarmante, cioè che tutte e due i populismi, hanno avuto successo, anche se per quanto riguarda i populisti di destra non fino al punto sperato di diventare il primo partito anche in Brandeburgo. Comunque, l’AfD avanza al 29% e il populismo rossobruno dell’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw), alla sua prima partecipazione elettorale, arriva terzo con il 13,5. Sono praticamente scomparsi la Linke e i Verdi. C’è poco da stare allegri. Un solo fatto appare più che probabile dopo il voto in Brandeburgo: non ci saranno elezioni anticipate. Se avesse perso in Brandeburgo, la Spd sarebbe crollata senza più possibilità di rialzarsi. Un crollo che inevitabilmente avrebbe portato alla fine del Governo tripartitico federale. C’è stata una parola d’ordine molto chiara dell’AfD: cade Woidke, cade la Spd, cade la Spd cade Scholz, cade Scholz ci sono le elezioni anticipate. A meno di eventi imprevedibili e catastrofici, non si andrà a un voto federale anticipate. Le elezioni si terranno alla scadenza naturale: tra un anno esatto, il 28 settembre 2025. Siamo però alla catastrofe politica di tutto l’attuale Governo, in primis del suo impresentabile cancelliere. Bisogna turarsi il naso, come ha fatto in Brandeburgo la Cdu. Che ha subìto un tracollo perché molti democristiani, come pure molti Verdi, hanno votato non per la Spd ma per Woidke.

Professor Bolaffi, che socialdemocratico è Dietmar Woidke?
È un politico molto pragmatico, che si muove sulla linea del ministro della Difesa, Boris Pistorius. In Germania c’è un dibattito aperto e Woidke, come Pistorius, sono tra quelli che rimarcano la centralità di due problemi, tra essi collegati: la riforma dello Stato sociale, così com’è non regge più perché bisogna portare una parte dei soldi pubblici alla difesa. L’altro tema dirimente è quello dell’immigrazione. Che in Brandeburgo, va detto, pesa poco, in quanto è una regione molto vasta e agricola. Gli immigrati sono relativamente pochi e sono soprattutto a Berlino.
Detto questo, il tema centrale è quello che sta affrontando tutta l’Europa.

Quale?
L’Europa sta morendo perché rimane solo l’euro. Di fatto Schengen non c’è più: il libero movimento è solo sulla carta e in parte neanche su quella. Invece di affrontare il tema migratorio come Europa, ogni Stato prova a salvarsi il deretano, per non dire altro. E sbarra le frontiere, alza i muri. Lo fa la Germania, lo farà adesso l’Austria perché voterà e vincerà la destra, lo ha fatto l’Olanda, lo dovrà fare la Francia, visto quello che è il neoministro degli Interni. L’Europa è a un bivio, le due strade che fino ad oggi sembrano emergere sono ambedue fallimentari: una è la strada sovranista, illusoria e impraticabile che segnerebbe la fine dell’Europa, e l’altra, più nobile ma altrettanto impraticabile è quella dell’utopia federalista che non fa i conti il problema del governo dei flussi migratori. Occorrerebbe una terza via, quella di un lungimirante pragmatismo, per una regolamentazione condivisa dei flussi. Ma chi la porta avanti?

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