Sangiuliano si deve dimettere ma prima di lui dimettersi Piantedosi per la strage di Cutro

RMAG news

Il ministro Gennaro Sangiuliano ha molte colpe. La principale credo sia quella di avere concesso l’intervista al Tg1, immagino su ordine preciso di Giorgia Meloni. Suppongo che la premier abbia posto come condizione alla sua permanenza al ministero quell’atto di autoumiliazione in Tv che francamente mi ha lasciato atterrito. Roba che ricorda Pol Pot. O almeno la Santa Inquisizione (non so se Sangiuliano conosca qualcosa della Santa Inquisizione e di Galilei…). È probabile che il ministro abbia accettato l’autodafé perché deve molto molto molto a Giorgia Meloni, e non può dirle mai di no. Per il resto lo scandalo Boccia è uno scandalo da bar. Che ha esaltato il bigottismo soprattutto dei politici ma anche dei giornali. Ho letto su Repubblica (giornale fondato da Scalfari!) un titolo di quelli che da ragazzino, qualche volta, sbirciavo all’edicola sul Borghese: “Ricatto in camera da letto”. Non sapete cos’era il Borghese? Un giornale di destra, che fu fondato da Leo Longanesi ma poi finì nelle mani del Msi.

Sangiuliano deve dimettersi? Credo di sì, perché non è più credibile come ministro della Cultura. Ma non perché ha avuto una storia sentimentale con questa signora misteriosa e spiona, ma perché non sa chi era, cosa scoprì e quando visse Galileo Galileo. Se penso che ministro della Cultura, un tempo, fu addirittura Giovanni Spadolini, mi viene un po’ da piangere e un po’ da ridere. Però assisto anche stupito all’offensiva politica a ranghi serrati contro questo ministro parecchio buffo che ha portato discredito all’Italia ma, almeno, non ha portato morti. E mi chiedo: ma se ti dicessero di scegliere tra uno che non sa chi era Galileo e uno che pensa che lasciare morire la gente in mare (se è africana) sia un buon servizio al paese, tu chi sceglieresti? Cento volte Sangiuliano. Magari gli regalerei un “bignamino” per studiare un po’ di cose, e me lo terrei stretto.

Ieri quasi nessun giornale italiano aveva in prima pagina la notizia che una barca di siriani e sudanesi è andata a fondo e che 21 persone, tra le quali tre bambini, sono morte dopo una atroce agonia. Travolta, questa notizia, dallo scandalo di Sangiuliano. Il Corriere aveva un titoletto in prima, la Stampa un titoletto ancora più piccolo, e negli altri giornali nulla (a parte, ovviamente, Il Manifesto e Avvenire). Ventuno morti. A due passi da Lampedusa. Quattro morti più che nella strage di piazza Fontana. Ventuno, e solo 7 superstiti. Hanno passato tre giorni aggrappati a un pezzo di legno, senza mangiare, senza bere, senza dormire. Chi si addormentava era perduto: colava a picco. E chi restava contava i compagni che andavano a fondo, prima di tutti i bambini con le loro mamme. Fino all’ultimo hanno sperato che passasse una nave delle Ong. Ma oggi quasi tutte le navi delle Ong sono in porto, sequestrate dal governo.

Capite che orrore? Eppure non era una notizia di prima pagina. Ho provato a immaginare cosa avrebbe detto la gente se il giorno della strage di Piazza Fontana (dicembre 1969, 17 morti) qualche giornale avesse dato la notizia piccola piccola in fondo alla pagina e avesse aperto con un titolo sparato a caratteri di scatola: “Rumor ha una fidanzata!”. Guardate che non c’è da scherzare. È un problema serissimo quello che abbiamo posto nel titolo di prima pagina. I morti di ieri possono essere addebitati alle politiche cimiteriali di chi ha stabilito che ostacolare i soccorsi ai naufraghi diminuisce le partenze dalla Libia e dalla Tunisia e dunque gli sbarchi. E perciò va bene così. La colpa per quei morti sta nel fatto che il governo con i suoi decreti ha aggravato ancora la situazione già drammaticamente realizzata dai governi precedenti, compresi quelli di sinistra, ha sguarnito il Mediterraneo di navi salvavite, ha imposto folli regole di ingaggio alla Guardia Costiera e alla Guardia di Finanza.

Chiamatela come vi pare questa azione: omissione di soccorso, stragismo, omicidio preterintenzionale. Non conta la gravità dell’accusa, conta il delitto. Io non so perché il governo non impose le dimissioni al ministro Piantedosi dopo la sciagura di Cutro. Cioè, dopo quella gigantesca strage di Stato. Si sapeva che era una strage di Stato, in nessuna democrazia funzionante si poteva evitare la caduta del ministro dell’Interno. In Grecia, qualche giorno prima di Cutro, un ministro si era dimesso per una sciagura ferroviaria per la quale non aveva nessuna responsabilità diretta.
Che il governo di destra, lo stesso ministro, la presidente del Consiglio non colgano la gravità di queste banali osservazioni lo si capisce. Non sta nella cultura della destra radicale italiana, che ha preso il sopravvento e ha vinto le elezioni. E che ha una impronta xenofoba fortissima. Ma possibile che l’opposizione, sempre vigile nello scoprire malversazioni, traffici di influenze, clientelismi, fedigrafismi, possibile che non esploda di fronte a una strage?

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