Scarcerata Marjan Jamali, ora è ai domiciliari

Scarcerata Marjan Jamali, ora è ai domiciliari

Il Quotidiano del Sud
Scarcerata Marjan Jamali, ora è ai domiciliari

E’ ora ai domiciliari Marjan Jamali, sbarcata a Roccella a ottobre 2023 era accusata di aver fatto parte dell’equipaggio del natante dei migranti

REGGIO CALABRIA – Marjan Jamali continuerà a scontare la misura cautelare agli arresti domiciliari e non più in carcere. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, accogliendo il ricorso dell’avvocato Giancarlo Liberati, legale della 29enne iraniana.

Secondo l’accusa, Marjan Jamali (ma il vero nome è Maryam Quaderi) faceva parte di un carico di migranti di circa 100 persone, soccorse a bordo di un veliero verso la fine di ottobre del 2023, che è stato fatto sbarcare al porto di Roccella Jonica. La donna iraniana viaggiava insieme al figlioletto di 8 anni. I due erano scappati dalla violenza del compagno della donna e degli Ayatollah. Successivamente allo sbarco, la stessa è stata accusata da tre iracheni che erano a bordo, di aver fatto parte dell’equipaggio del natante dei migranti, sulla quale la stessa viaggiava. L’hanno accusata e poi sono spariti.

I testimoni avrebbero dichiarato il contrario dei tre iracheni. Lei ha denunciato, invece, quello che ha subito su quel veliero. Un tentativo di violenza sessuale davanti al figlioletto. Ha resistito. Un altro migrante è intervenuto per difendere la donna. Ora entrambi sono finiti in carcere. Marjan Jamali è attualmente carcerata a Reggio Calabria, ora in attesa di essere tradotta ai domiciliari a Camini, nella Locride, dove attualmente vive il figlioletto, accolto da una famiglia afgana con altri figli, ospite di un progetto di accoglienza per stranieri, gestito dalla cooperativa Jungi Mundu.

Ma la donna, dopo qualche tempo che è stata arrestata, non sopportando la lontananza del figlio, ha tentato di suicidarsi ingerendo dei barbiturici, finendo così per le cure del caso, nell’ex manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina.
Dopo una settimana circa è rientrata nel carcere reggino. L’avvocato Liberati ha tentato più volte e inutilmente a presentare istanze per la sostituzione del regime carcerario per la donna. Per i giudici sarebbe una componente di quel gruppo di scafisti dello sbarco dell’ottobre del 2023, che avrebbe contribuito alle attività di quelle persone. Lei continua a professarsi innocente.

Prima dell’appello cautelare presso il Riesame di Reggio Calabria, il difensore della donna aveva anche presentato un ricorso in Cassazione per chiedere i domiciliari. La Suprema Corte non si è ancora pronunciata. Ieri, invece, il pronunciamento dei giudici del Tribunale del Riesame reggino, che hanno deciso sull’appello avverso la precedente decisione del Tribunale di Locri, che aveva rigettato la stessa istanza «non ravvisando elementi di novità».
Nelle cinque pagine del provvedimento, i giudici del Riesame dispongono per Marjan gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Per i giudici «resta invariato il giudizio di gravità indiziaria». Riguardo ai motivi dell’accoglimento dell’appello, i giudici scrivono nell’ordinanza, che «incidono nella presente fase le incombenti esigenze assistenziali nei confronti del figlio in tenera età, avendo la famiglia affidataria rappresentato che a breve non potrà prendersi cura del minore».

Infatti, al termine dell’anno scolastico, ormai alla fine, il figlio avrebbe rischiato di essere affidato ad una comunità di minori, avendo la famiglia dove si trova in affidamento, manifestato da mesi l’impossibilità a proseguire come prima. «La sofferta separazione dal figlio – scrivono ancora i giudici del Riesame -, ha reso ancora più difficoltoso l’adattamento alla detenzione carceraria».
Lo stesso avvocato Giancarlo Liberati, anche nelle ore successive all’ultima udienza, si è adoperato per fornire ai giudici altri elementi integrativi, per giungere alla decisione di sostituzione del sistema di detenzione per la sua assistita Marjam Jamali. La giovane iraniana si ricongiunge al figlio. A Camini, durante l’esecuzione della misura, madre e figlio saranno a carico della cooperativa che si è resa disponibile a fornire beni e servizi. Il processo nei confronti della stessa è appena iniziato e la prossima udienza è fissata per il prossimo 17 giugno al Tribunale di Locri.

Il Quotidiano del Sud.
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