Scarpinato avvocato e giudice di Natoli? Intercettato l’intercettatore: Mafia e Appalti e la Commissione

RMAG news

Il magistrato Gioacchino Natoli, ex componente del Pool di Palermo che indagava sulla stragi del 1992-93, avrebbe “pianificato” con Roberto Scarpinato, attuale senatore grillino ed in passato procuratore generale di Palermo, la propria testimonianza davanti alla Commissione parlamentare antimafia. La quanto mai imbarazzante circostanza è emersa dalle intercettazioni effettuate mediante il trojan inserito dai pm di Caltanissetta nel cellulare di Natoli, indagato per i reati di favoreggiamento alla mafia e calunnia, e riportate ieri da La Verità.

La ricostruzione delle intercettazioni tra i due ex pm

Secondo quanto ricostruito dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, qualche giorno prima dell’audizione a Palazzo San Macuto, prevista per il primo febbraio scorso, Natoli aveva avuto un colloquio telefonico con Scarpinato. La Commissione in quel periodo stava approfondendo il dossier “Mafia e Appalti”, l’indagine condotta dai carabinieri del Ros dei carabinieri all’epoca diretti dal colonnello Mario Mori. Il dossier, a cui Paolo Borsellino dava molta importanza, era stato archiviato dal gip il 14 agosto 1992, ma la richiesta era stata scritta il 13 luglio 1992, quindi quasi una settimana prima la strage di via D’Amelio. “Tu mi alzi la palla e io la schiaccio”, pare abbia detto Natoli a Scarpinato.

La testimonianza di Natoli doveva servire a respingere le accuse di Lucia Borsellino, figlia di Paolo, e del marito Fabio Trizzino che in precedenza in Antimafia avevano criticato l’attività di Natoli proprio riguardo al dossier “Mafia e Appalti”. Durante l’audizione, Natoli aveva riferito che tutto si era svolto correttamente e che Borsellino sarebbe stato al corrente dell’archiviazione perché non vi erano “elementi sufficienti per andare avanti”. La realtà pare essere invece molto diversa ed ha portato Natoli e Giuseppe Pignatone, anch’egli all’epoca pm a Palermo ed ora presidente del Tribunale Vaticano, ad essere indagati a Caltanissetta. A Natoli, in particolare, i pm contestano di non aver fatto indagini su uno dei filoni dell’inchiesta che era stata avviata dalla Procura di Massa Carrara ed era poi confluita proprio nel procedimento “Mafia e Appalti” per favorire esponenti mafiosi come l’imprenditore palermitano Antonino Bonura. Natoli, secondo l’imputazione, avrebbe agito in concorso con l’ex procuratore di Palermo Pietro Giammanco, nel frattempo deceduto e mai interrogato su questa vicenda, ritenuto l’istigatore, e con l’allora capitano della guardia di Finanza Stefano Screpanti, adesso promosso generale.

Secondo l’accusa, Natoli avrebbe aiutato i mafiosi Antonino Buscemi e Francesco Bonura, l’imprenditore e politico Ernesto Di Fresco e gli imprenditori Raul Gardini, Lorenzo Panzavolta e Giovanni Bini (gli ultimi tre al vertice del Gruppo Ferruzzi) ad eludere le indagini. Al magistrato viene contestato di aver svolto una “indagine apparente”, richiedendo, tra l’altro, “l’autorizzazione a disporre attività di intercettazione telefonica per un brevissimo lasso temporale e solo per una parte delle utenze da sottoporre necessariamente a captazione, per assicurare un sufficiente livello di efficienza delle indagini”. Inoltre, Natoli avrebbe anche disposto, d’intesa con Screpanti che provvedeva in tal senso, “che non venissero trascritte conversazioni particolarmente rilevanti”, da considerarsi vere e proprie autonome notizie di reato, dalle quali emergeva la “messa a disposizione” di Di Fresco in favore di Bonura. Accuse gravissime per le quali, chiamato a deporre davanti ai pm nisseni la scorsa estate, Natoli si era avvalso della facoltà di non rispondere.

 

La nota di Scarpinato e la minaccia di querele

“Con Natoli ho condiviso un lunghissimo percorso di lavoro di contrasto alla criminalità organizzata all’interno della magistratura che ha reso normale un costante e approfondito scambio di idee tra noi”, si è giustificato Scarpinato con una nota. “In questo contesto, dopo che nei suoi confronti dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia erano stati sollevati sospetti di condotte illegali, mi ha esternato il proprio rincrescimento per l’infondatezza delle accuse e mi ha anticipato la sua ferma volontà di essere ascoltato dalla Commissione per esporre analiticamente le sue ragioni ed illustrare i documenti da lui progressivamente reperiti, che avrebbero dimostrato la regolarità della sua condotta”, ha aggiunto il senatore grillino. “Ascoltando elementi a mio avviso rilevanti per la completa ricostruzione dei fatti, ho esortato Natoli a riferirle con rigore alla Commissione”, ha quindi precisato Scarpinato, minacciando querele nei confronti del quotidiano di Belpietro e attaccando le “parti politiche” che avrebbero in questi mesi ripetutamente anticipato la loro volontà di escluderlo dalle indagini conoscitive sulle stragi. In tal modo impedendogli di apportare il suo contributo “per fare luce su tutti i buchi neri, sui depistaggi, sui retroscena politici scottanti che possono coinvolgete personaggi ‘intoccabili’”.

Di “un fatto gravissimo e penalmente rilevante”, hanno invece parlato i parlamentari di Forza Italia in Commissione antimafia. “Se la notizia fosse confermata, Scarpinato non sarebbe degno né di essere membro della Commissione Antimafia, né di ricoprire il ruolo di senatore, e dovrebbe dimettersi immediatamente”, hanno sottolineato i forzisti. Dello stesso avviso Fd’I e Lega.
“Scarpinato ci pare abbia chiarito di non avere tenuto nessun comportamento illegittimo o contrastante con il suo attuale ruolo di parlamentare e membro della Commissione antimafia”, hanno commentato i componenti dem.

Scontata la difesa d’ufficio dei parlamentari grillini: “Senza conoscere vergogna e con grande ipocrisia, i partiti della maggioranza cavalcano intercettazioni, riferite con svariate falsità da un quotidiano, che riguardano un parlamentare e che sono ancora coperte da segreto e come tali non rivelabili e non conosciute nemmeno dagli indagati. Ecco il loro garantismo di comodo. Per noi nessun problema, facciano pure perché il M5s non ha nulla da nascondere. Ma dovrebbero fare pace con il loro cervello e le loro coscienze”.

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