Sharon Verzeni, un caso trattato come un talk show: il fidanzato Sergio Ruocco già vittima di gogna senza essere indagato

RMAG news

A un mese dall’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, gli inquirenti brancolano nel buio. Ma, siccome continuano a convocare il fidanzato Sergio Ruocco per interrogarlo o per sopralluoghi nella casa in cui viveva insieme alla ragazza, una certezza c’è: i carabinieri stanno indagando sull’idraulico di 37 anni, senza che sia iscritto nel registro degli indagati in procura a Bergamo.

Va detto subito che la procura fin qui è assente e silente. Il capo designato dal Csm, Maurizio Romanelli, si insedierà solo il 9 di settembre, mentre la facente funzione di capo, Maria Cristina Rota, è in ferie. Il titolare del fascicolo, Emanuele Marchisio, non ha partecipato a interrogatori e sopralluoghi, neanche per rendersi conto della situazione. Tutto è stato delegato ai carabinieri che scarrozzano in giro Sergio Ruocco tra la caserma di circonvallazione delle valli e la casa di Terno, che peraltro si trova sotto sequestro dalla notte del delitto, e lo fanno a favore di telecamere.
Pochi giorni fa, un comunicato dei carabinieri affermava che Ruocco non è indagato e che le motivazioni dell’accesso erano coperte dal massimo riserbo investigativo. Ma prima erano state avvertite le televisioni.

Ruocco in occasione dei sopralluoghi, vestito con la tuta bianca dei carabinieri, sta subendo una sorta di gogna mediatica senza essere formalmente indagato. Insomma, resta sotto pressione da un mese. Nelle indagini fin qui è emerso un “supertestimone” che dovrebbe aver visto dal balcone di casa mentre fumava. Si è scoperto che aveva subito due operazioni di cataratta e che quella notte aveva tolto l’apparecchio acustico “perché mi dava fastidio”. Cioè, un supertestimone sordo e cieco. Ora indagato per falsa testimonianza, perché secondo i carabinieri nasconde qualcosa.
L’uomo ha dei precedenti penali e la circostanza spiega tante cose, forse tutto. Lui è tranquillo perché sa che l’indagine a suo carico non porterà da nessuna parte.

Si dice tranquillo pure Sergio Ruocco, che spiega di non aver bisogno di nominare un avvocato per tutelarsi e che andrà “tutte le volte che mi chiamano”. I dispositivi elettronici e telefonini fin qui sequestrati dicono nulla. I carabinieri hanno raccolto una quarantina di dna da persone residenti nella zona, che li hanno forniti volontariamente in attesa di confrontarli con le tracce eventuali trovate sul corpo di Sharon. Ma dal Ris di Parma finora è arrivato niente. I testimoni sentiti sono un centinaio, persino il sosia italiano (lo dice lui) di Johnny Deep che sosteneva di aver incontrato Sharon un giorno in piazza e che lei aveva chiesto un aiuto per pubblicizzare un prodotto. Poi il sosia ha detto di essersi confuso. Non era Sharon. Insomma, cercava pubblicità. In questa baracconata ci sta pure lui.

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