Sinner a un passo dalla gloria: Fritz ultimo ostacolo a New York

Sinner a un passo dalla gloria: Fritz ultimo ostacolo a New York

Il Quotidiano del Sud
Sinner a un passo dalla gloria: Fritz ultimo ostacolo a New York

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – E ora manca solo l’ultimo passo. Sul cemento dell’Arthur Ashe Stadium Jannik Sinner continua a scrivere pagine di storia ma il meglio, si spera, deve ancora venire. Fra il 23enne altoatesino e la vittoria degli Us Open resta ormai soltanto Taylor Fritz, californiano di San Diego figlio d’arte (il papà Guy è un allenatore di tennis, la madre Kathy May è stata una Top Ten Wta) e primo statunitense a giocare la finale di uno Slam dai tempi di Andy Roddick (Wimbledon 2009), l’ultimo americano fra l’altro a trionfare a Flushing Meadows nell’ormai lontanissimo 2003. Fritz, che si è aggiudicato dopo oltre tre ore il derby a stelle e strisce con Frances Tiafoe (4-6 7-5 4-6 6-4 6-1), ha già affrontato due volte Sinner, entrambe a Indian Wells, battendolo nel 2021 e perdendo in tre set lo scorso anno. Ma domani è tutta un’altra storia. Perchè per quello che si è visto in queste due settimane, l’unico avversario che Sinner deve temere è se stesso. La semifinale vinta contro l’amico Jack Draper – che fino a quel momento non aveva ceduto nemmeno un set – è l’ennesima riprova del livello raggiunto dal giovane fuoriclasse azzurro. Il classe 2001 inglese ha giocato alla pari per due set, mettendo più volte in difficoltà Jannik, ma nei momenti chiave – il doppio fallo che consegna il primo parziale all’azzurro o il tie-break del secondo, ormai una specialità di casa Sinner – si è vista tutta la differenza. Il 7-5 7-6(3) 6-2 con cui il numero uno del mondo ha chiuso la contesa in tre ore forse non rende merito al match giocato da Draper, ma la dice lunghissima sul livello raggiunto dall’allievo di Vagnozzi e Cahill. Del giocatore impacciato visto nel primo set contro McDonald all’inizio di questo torneo non c’è più traccia, già contro Medvedev si era vista una qualità e un’intelligenza tattica che facevano presagire il meglio, contro il coetaneo inglese è infine arrivata un’altra grande prova di maturità che gli è valsa la seconda finale Slam in carriera dopo quella vinta agli Australian Open a inizio anno e il superamento delle colonne d’Ercole della semifinale newyorkese dove si erano fermati Corrado Barazzutti (1977) e Matteo Berrettini (2019). “Domenica sarà un giorno speciale – ha confessato subito dopo il match Sinner – E’ stata una partita complicata, credo di aver gestito in modo intelligente le situazioni, sono davvero felice di essere riuscito ad arrivare in fondo”. Anche il problema al polso per il quale è ricorso al medical time-out non preoccupa (“se fosse stata una cosa seria probabilmente avrei sentito subito sensazioni diverse”) e anche se domani il pubblico sarà chiaramente schierato con Fritz, Sinner resta il grande favorito. “Abbiamo un campione che non avevamo mai nemmeno sognato”, lo esalta il presidente della Federtennis Angelo Binaghi, sottolineando però che “la nostra è una vittoria di sistema”, il riferimento ai risultati di Jasmine Paolini in singolare e in doppio con Sara Errani e al bronzo olimpico di Lorenzo Musetti. La forza mentale di Jannik, però, resta fuori dal comune. In un torneo dove è stato bravo a restare sempre sul pezzo, evitando gli scivoloni che sono costati cari ai vari Alcaraz, Djokovic o Zverev, Sinner appare quanto mai padrone del proprio destino: vincere il suo secondo Slam dipende solo da lui.
– foto Ipa Agency –
(ITALPRESS).

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