Strage di Porticello, il Bayesian esempio di come non tutti i naufragi sono uguali

RMAG news

È stato straordinario l’impegno di Capitaneria di Porto e Vigili del Fuoco per il recupero delle sette vittime nello scafo dello yacht Bayesian a 50 metri di profondità, e decisivo l’impiego del ROV, piccolo robot subacqueo della Guardia costiera: segno che i soldi per dotazioni e personale dedicati al soccorso sono sempre ben spesi. Giunti nella fase delle ricostruzioni più ragionate, il magistrato inquirente ha anticipato (era la nostra ipotesi) che l’imbarcazione sia stata vittima di un downburst, e che sia rapidamente affondata.

È anche il momento delle riflessioni e non è certo dissacrante accostare il grande dispiego di risorse e informazioni dedicate alla tragedia di Porticello al silenzio e all’imbarazzo che circondano i naufragi dei migranti. Per esempio, quello al largo di Roccella Ionica del giugno scorso in cui, dopo due giorni di attesa alla deriva, annegarono circa 70 persone, tra di loro 26 bambini. Di fronte al fragore sul Bayesian, colpisce il silenzio che circondò perfino il recupero delle vittime, portate a terra in numero imprecisato, qui e là e nottetempo, per sfuggire allo sguardo dei giornalisti. Gli interventi di Porticello sono stati tempestivi, ma dal cruscotto sempre informato di Sergio Scandurra di Radio Radicale apprendiamo che, due giorni fa, il Centro di soccorso italiano (IRMCC), ha ordinato a un mercantile di condurre una imbarcazione in pericolo, dalle acque internazionali in cui si trovava, all’interno della zona SAR italiana dove (soltanto allora, chissà perché) è intervenuta la nostra motovedetta.

Sulla Bayesian, il cui valore stimato è di trenta milioni di euro, pendono indagini, inchieste assicurative ed una costosa partita a scacchi; le barche dei migranti vanno in fondo al mare, e ci restano. Così sia, ma le persone valgono tutte allo stesso modo e la morte in mare di uno solo dei bambini di Roccella Jonica non pesa meno di quella di un magnate in vacanza. Così come la vita e la libertà del tunisino Xxxxx (gli atti secretati non gli riconoscono nemmeno l’identità) valgono quanto qualunque altra. Xxxxx rimane invece rinchiuso, senza processo, nel nuovo Centro di trattenimento di Porto Empedocle con la colpa di voler rimanere a tutti i costi in Italia: un’idea fissa. Il papà del signor G di Giorgio Gaber era così ricco da cambiare ogni anno la macchina, la villa e il motoscafo; Xxxxx, come il papà dell’altro signor G, così povero da non poter cambiare nemmeno idea.

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