Suicidi in carcere: perché il Consiglio d’Europa ha richiamato l’Italia

RMAG news

Il numero dei suicidi nelle carceri italiane preoccupa molto il Consiglio d’Europa: una situazione “allarmante” evidenziata da una tendenza negativa osservata dal 2016 e proseguita nel 2023 e all’inizio del 2024. E sulla quale il governo italiano dovrebbe intervenire “urgentemente”, si legge in un documento reso noto ieri. Sui suicidi dei detenuti – che proprio ieri hanno toccato quota 42 dall’inizio dell’anno con i casi di Biella ed Ariano Irpino – Strasburgo “constata con grande preoccupazione” che le misure adottate finora dalle autorità non sono riuscite ad arrestare il fenomeno. L’Italia è quindi chiamata “ad adottare rapidamente ulteriori misure e a garantire adeguate risorse finanziarie aggiuntive per rafforzare la capacità di prevenire queste morti”.

Davanti a questa drammatica situazione il Governo che fa? Boccia la proposta di legge di liberazione anticipata di Roberto Giachetti (Iv), come specificato dal sottosegretario Ostellari due giorni fa durante un evento sul carcere organizzato dal quotidiano il Dubbio, e annuncia un decreto carceri, presentato dallo stesso esponente leghista in un comunicato, come un provvedimento volto a “tutelare diritti senza nuovi sconti di pena”.

Dovrebbe arrivare in Cdm la prossima settimana. “Il testo prevede – si legge nella nota – anche una norma che disciplina il procedimento attraverso il quale vengono riconosciuti i benefici, già previsti dalla legge, per i detenuti che aderiscono al trattamento e dimostrano buona condotta. Non saranno introdotti sconti di pena. L’obiettivo è alleggerire i tribunali di sorveglianza, gravati dalla necessità di evadere 200mila richieste all’anno e, contemporaneamente, garantire ai detenuti i diritti già previsti dalla normativa vigente”. Si sta discutendo, al ministero della Giustizia, di istituire un albo delle comunità per associazioni del terzo settore, già dotate di strutture di accoglienza, per consentire – a chi ha già i requisiti ma non dispone di una casa – di scontare la pena in regime di detenzione domiciliare, o di affidamento in prova purché svolga una attività lavorativa.

La misura potrebbe dunque riguardare coloro che hanno un fine pena inferiore ai due anni, oltre a chi è inserito in uno specifico percorso trattamentale. Molto critica la presidente di Nessuno Tocchi Caino Rita Bernardini: “Ostellari con l’annuncio del decreto del governo non si pone minimamente il problema dell’emergenza sovraffollamento e i numeri parlano chiaro. Al 31 maggio 2024 i dati prodotti dal Ministero ci dicono (falsamente perché non tengono conto dei 4.300 posti inagibili e quindi inutilizzabili) che 61.547 detenuti sono costretti a vivere in 51.241 posti (in realtà 46.941). E, sempre senza tenere in conto i posti non utilizzabili, questi dati ci dicono che ben 80 istituti penitenziari hanno un sovraffollamento superiore al 130% con punte che arrivano al 200%. La verità è che dalla fine dell’anno scorso ad oggi i detenuti sono aumentati di 1.381 unità senza che sia stato recuperato alcuno dei posti inagibili. La verità è che 42 disperati si sono tolti la vita e che l’unico atto legislativo concreto in grado di portare un minimo di sollievo (e di legalità) alla comunità penitenziaria è la proposta di legge Giachetti/Nessuno Tocchi Caino”.

Invece lo Stato resta a guardare e propone soluzioni a medio-lungo termine: “ È come se assistessimo all’aggressione violenta di una persona senza muovere un dito”. Due giorni fa è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti in Commissione giustizia della Camera alla pdl Giachetti che in teoria dovrebbe giungere in Aula il 24 giugno. Ma fonti parlamentari sono pessimiste: da lunedì ricomincia nella medesima commissione la discussione del ddl Nordio che, tra l’altro, abroga il reato di abuso di ufficio. Quindi i tempi per la misura svuota carcere potrebbero ulteriormente accorciarsi.