Tragedia delle Marcinelle, la strage degli emigranti dell’8 agosto 1956 in Belgio: gli italiani morti e l’anniversario

RMAG news

Esplose tutto che era mattina, l’8 agosto del 1956. 262 morti dei quali 136 erano italiani. A Marcinelle, in Belgio, una delle stragi minerarie più gravi della storia mondiale. Strage che aveva soprattutto a che fare con l’Italia, con il Dopoguerra, con quella parte del Paese costretta a emigrare per lavorare. Due processi, un’unica condanna. L’8 agosto è stata proclamata giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. Quella di Marcinelle è il terzo incidente più grave per gli emigrati italiani dopo quelli di Monongah nel 1907 e a Dawson nel 1913, entrambe negli Stati Uniti.

I 275 operai del primo turno erano scesi nel pozzo I della miniera di carbone di Bois du Cazier a mille metri di profondità. Italiani, belgi, greci, polacchi, francesi. Alle 8:10 circa un’esplosione, causata dalla combustione di 800 litri di olio in polvere ad alta pressione innescata da una scintilla elettrica. Le fiamme si propagarono velocemente nei tunnel. Nessuna via di fuga, gli operai morirono soffocati da fumo e gas. Le famiglie aspettarono 11 giorni all’esterno dei cancelli della miniera per conoscere il destino dei loro cari. Gli ultimi cadaveri furono portati fuori a marzo del 1957. Soltanto 13 i sopravvissuti.

La strage degli emigranti italiani in Belgio

Calabresi, abruzzesi, campani, molisani, friulani. Erano arrivati a Marcinelle dopo l’accordo del 1946 tra governo italiano, guidato da Alcide De Gasperi, e governo belga: carbone, a prezzo di favore, in cambio di manodopera. 50mila operai che in Belgio avrebbero ricevuto alloggio e frequentato un corso di formazione. Sul posto la sistemazione si sarebbe rivelata tanto dura e insoddisfacente quasi quanto le condizioni di lavoro molto rischiose. Dopo la strage non arrivò sul posto un Presidente o un ministro italiano.

Le inchieste sulla tragedia delle Marcinelle

L’unico condannato fu un ingegnere, sei mesi con la condizionale. I dirigenti della miniera nel 1959 furono assolti dalle accuse di inadempienza. A ricostruire la dinamica dell’incidente fu un’inchiesta commissionata dal ministero dell’Economia belga subito dopo la strage. La miniera venne chiusa undici anni dopo, nel 1967. La campana del Maria Mater Orphanorum ha ricordato anche oggi le vittime con 262 rintocchi. Presente il sottosegretario agli Affari Esteri Maria Tripodi e l’ambasciatore italiano in Belgio, Federica Favi.

“La portata della tragedia che 68 anni fa sconvolse 262 famiglie – di cui 136 italiane – le ha fatto assumere una fortissima carica simbolica. Quanto accadde al Bois du Cazier – ha scritto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – è dunque un richiamo alla memoria del sacrificio di tutti lavoratori italiani deceduti all’estero nello svolgimento delle proprie attività professionali e a quanti hanno recato il contributo della propria industriosità a Paesi anche lontani. Fin dal suo primo articolo la Costituzione della Repubblica stabilisce un vincolo ideale inscindibile tra democrazia e lavoro. Il pieno rispetto della dignità dei lavoratori ne è un principio fondamentale, affermato anche al livello internazionale; un obiettivo che, tuttavia, non è stato ancora pienamente raggiunto”.

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