Vibo, la vittoria di Romeo e il fallimento del centrodestra 

Vibo, la vittoria di Romeo e il fallimento del centrodestra 

Il Quotidiano del Sud
Vibo, la vittoria di Romeo e il fallimento del centrodestra 

Gli errori strategici e di comunicazione hanno decretato il fallimento e quindi la sconfitta della coalizione di Centrodestra a guida Cosentino

VIBO VALENTIA – Ti ritieni una Ferrari alla vigilia delle elezioni, lanci in giro proclami di vittoria addirittura al primo turno, come fu nelle ultime due consultazioni, ma poi i numeri ti riportano alla cruda realtà e scopri di essere rimasto senza benzina.

È una sconfitta cocente e dolorosa quella rimediata dalla coalizione che ha sostenuto Roberto Cosentino alla carica di sindaco della città. Cocente perché se il primo turno – che comunque non era stato esaltante – aveva comunque consegnato il primo posto allo schieramento, il ballottaggio ha determinato quella sconfitta che il centrodestra non conosceva dal lontano 2005, ben 19 anni fa. Dolorosa perché con questo risultato, l’area politica al governo di Paese, Regione e Provincia, finisce col consegnare ai progressisti quello che era fino a ieri l’ultimo capoluogo, suo baluardo.

Sarebbe facile addossare le colpe a Roberto Cosentino ma sarebbe oltremodo ingiusto. Il candidato sindaco si è ritrovato catapultato in una arena nella quale all’inizio aveva titubato  ad entrarvi salvo poi fare marcia indietro sulle rassicurazioni dei vertici del partito di Forza Italia. È stato ufficializzato solo ad un paio di mesi dal voto; ha fatto quello che ha potuto, ma in alcune occasioni è incorso in svarioni: errori nella campagna comunicativa: le interviste in barca e in cabriolet mentre nelle frazioni mancava addirittura l’acqua non gli hanno certo giovato; così come le feste che ad una parte della popolazione hanno dato il senso di eventi esclusivi. E poi il fantasma di Maria Limardo che l’ha accompagnato per tutta la campagna elettorale. Ripetiamo, a nostro giudizio, le colpe del 52enne ex dirigente regionale sono residuali rispetto a quelle dei suoi sponsor, a partire da Tonino Daffinà e Michele Comito che hanno puntato su di lui dopo aver accantonato l’uscente Limardo, per via di quel “famoso” sondaggio che l’avrebbe vista nettamente indietro rispetto a Romeo, per il pasticcio del Nuovo Teatro e per l’insoddisfazione della gente per l’apertura contemporanea dei cantieri. Circostanze che avevano allarmato i due dirigenti i quali, tuttavia, se da un lato lavoravano per un cambio dall’altro, quanto meno Comito con dichiarazioni ufficiali, confermava (e questo fino ai primi mesi del 2024) la fiducia nell’avvocata vibonese. Ecco perché questa è soprattutto la sconfitta dei due esponenti di punta del partito azzurro che a questo punto dovrà avviare una riflessione al suo interno per una scelta che non ha pagato. E Mangialavori? Il discorso è un po’ più diverso: il suo stare dietro le quinte nel primo turno si è contrapposto un attivismo marcato nei 15 giorni successivi. E questo perché è chiara l’intenzione, dopo essere stato ridimensionato, di riprendersi il partito, a partire a Vibo. Naturalmente il diretto interessato non lo ammetterà mai, e ciò non sorprende, ma è opinione diffusa intanto che vi siano frizioni all’interno del mondo azzurro locale e poi che quei 600 voti di differenza al primo turno tra Cosentino e le liste arrivino in buona parte da elettori della sua area. Area che ha fatto approdare in Consiglio almeno due suoi esponenti: Corrado (a furor di popolo) e Calabria (che prenderà il posto di Cosentino, il quale tornerà in Regione). Chiaramente anche lui non è esente da colpe. Tra l’altro, proprio quei 600 voti hanno consentito a Romeo di superare Muzzopappa e arrivare adesso alla vittoria.

Ad ogni modo, dalle sconfitte possono nascere nuove opportunità. Il Centrosinistra ne sa qualcosa. E oggi festeggia.

Il Quotidiano del Sud.
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