Autonomia, Mega: Pittella e Polese «Degli irresponsabili»

Autonomia, Mega: Pittella e Polese «Degli irresponsabili»

Il Quotidiano del Sud
Autonomia, Mega: Pittella e Polese «Degli irresponsabili»

Mancata approvazione, in Consiglio regionale, della mozione contro l’autonomia differenziata; Mega contro Pittella e Polese

«CON la mancata approvazione della mozione dell’opposizione contro l’autonomia differenziata in Consiglio regionale, la maggioranza di centrodestra compie un atto gravissimo e irresponsabile. La questione non è partitica o di parte, in quanto ne va la sussistenza stessa della nostra regione».

Lo ha affermato, ieri in una nota, il segretario generale della Cgil Basilicata Fernando Mega, puntando il dito specialmente contro il consigliere regionale di Iv, Mario Polese, e il presidente del Consiglio, Marcello Pittella (Azione). Per l’assenza «giustificata» del primo, e l’astensione del secondo, venerdì pomeriggio in Consiglio regionale. Al momento del voto sulla mozione che avrebbe costretto il governatore Vito Bardi ad associarsi alle altre regioni che hanno chiesto un referendum abrogativo della riforma Calderoli.

«Nonostante l’indicazione del partito nazionale, che sostiene il referendum per l’abrogazione della legge – afferma Mega – Polese ha scelto di scappare, non presentandosi al Consiglio regionale, rendendo evidente il suo interesse più al mantenimento della poltrona che a quello dei lucani. Sarebbe interessante conoscere a riguardo la posizione del partito in Basilicata, diventato il partito dei personalismi, e anche dei suoi dirigenti nazionali, con Maria Elena Boschi in prima fila a sostegno del referendum».

Mega non risparmia nemmeno Pittella, «che si è astenuto, rilanciando addirittura una propria mozione, ovviamente non approvata da nessuno».
«Con totale incoerenza – aggiunge il sindacalista – è andato contro alle stesse sue dichiarazioni sull’autonomia differenziata espresse alla vigilia dell’approvazione della legge, ciò pur di mantenere una parvenza di maggioranza che di fatto non esiste, ed è evidentemente divisa in tre blocchi. Una pagina tra le più brutte della storia di questa regione, dalla quale emerge, ancora una volta, quanto le poltrone e gli scranni siano più importanti degli interessi reali dei cittadini e delle cittadine lucane».

«Con il voto di ieri il centrodestra allargato in salsa “poltronificio lucano” – denuncia il segretario regionale Cgil – condanna la Basilicata al rischio sopravvivenza o ad una esistenza marginale di sottosviluppo. Non esiste una maggioranza politica nella nostra Regione. Il centrodestra lucano si ravveda, fa ancora in tempo a non decretare la scomparsa della nostra regione: coerenza ai valori dei diritti universali per tutti, anche per il popolo lucano e meridionale.

«Come Cgil – prosegue il leader sindacale – non ci arrenderemo e confidiamo nel grandioso risultato che la raccolta firme per l’abrogazione delle legge Calderoli sta ottenendo. In una manciata di giorni c’è stato un vero e proprio boom delle firme sul quesito referendario. L’obiettivo non è semplicemente quello del raggiungimento di quota 500 mila: questo non è il traguardo conclusivo, ma solo l’inizio. La nostra mobilitazione proseguirà per tutto il mese di agosto e fino all’ultima data utile di settembre, per continuare a raccogliere le sottoscrizioni da depositare, debitamente certificate, alla Corte di Cassazione».

«Le adesioni on line stanno registrando numeri record, che proseguiranno spontaneamente anche nelle prossime settimane». Prosegue Mega. «Perciò ci concentreremo particolarmente su quelle cartacee, moltiplicando i banchetti che stiamo organizzando capillarmente in tutto il territorio nazionale e regionale: dalle città ai piccoli comuni, dalle aree interne ai luoghi di vacanza. In questo modo potremo incontrare decine di migliaia di persone, spiegare loro la nostra posizione e proporgli di diventare parte attiva e militante della campagna elettorale vera e propria, che comincerà nei primi mesi del 2025».

Per il segretario della Cgil lucana, quindi: «la battaglia per dire “Sì all’Italia unita, libera e giusta” deve travalicare le forze sociali e i partiti politici promotori del referendum, diventando una battaglia di popolo, trasversale sia dal punto di vista geografico che politico. Sono in questione il welfare universalistico, la scuola pubblica e il servizio sanitario nazionale, il contratto collettivo, la salute e la sicurezza sul lavoro, le politiche ambientali e quelle industriali».

«Dall’esito di questa sfida – conclude – dipende, in definitiva, il futuro economico e sociale del Paese e della nostra piccola Basilicata. Vista la risposta che stiamo registrando tra i cittadini, non ci poniamo limiti. Più sottoscrizioni ci saranno, più forza e credibilità avrà il nostro impegno che mira non a far valere un interesse di parte, ma a tutelare il vero interesse collettivo».

Il Quotidiano del Sud.
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