“Cento euro per non abortire”, l’offerta dei volontari pro-vita nell’ospedale di Genova

RMAG news

Cento euro, neanche due pieni di benzina, per non abortire. È stata questa “l’offerta” presentata da due volontarie pro-vita per convincere una ragazza a portare avanti la sua gravidanza.

L’odissea per il diritto all’aborto

Una storia che arriva da Genova, raccontata oggi da Repubblica. Protagonista una giovane donna di origini straniere, già madre di tre figli, con una storia familiare di vulnerabilità. Pochi giorni fa la ragazza si presenta all’ospedale Galliera di Genova: ha la nausea, frequenti giramenti di testa e non sa ancora di essere incinta. I medici dell’ospedale, pubblico ma controllato dalla Chiesa, le chiedono di fare un test di gravidanza che, dopo circa un’ora, dà esito positivo.

Quando la ragazza chiede dell’interruzione di gravidanza, i medici le dicono che al Galliera “queste cose non le facciamo”. Lei allora, assieme ad una amica, si rivolge a Villa Scassi, struttura sanitaria dove invece il diritto all’aborto è tutelato.

L’offerta dei pro-vita

È qui entrano in scena le due attiviste pro-vita. “All’ingresso della sala d’attesa — racconta Gaia, l’amica che l’ha accompagnata — è stata avvicinata da due donne che, dopo averle chiesto a malapena chi fosse, dopo aver scoperto che di figli ne ha già tre, le hanno provato a fare la morale sulle ricadute psicologiche di una eventuale interruzione. E alla fine le hanno offerto 100 euro per tenere il bambino”. “L’impressione — aggiunge l’amica — è che volessero approfittare di una situazione di fragilità facendo leva sul lato economico. Non abbiamo perso tempo a capire: siamo andate via”. Saranno quindi le amiche a sostenere le spese della gravidanza fino all’eventuale aborto.

Villa Scassi, contattata da Repubblica, spiega di non aver autorizzato l’ingresso di rappresentanti di associazioni pro-vita. “L’ospedale non ha autorizzato l’ingresso di rappresentanti di associazioni pro vita nei propri ambulatori o negli spazi interni, non ne è prevista in alcun modo la presenza e se fosse avvenuto avremmo immediatamente chiamato la sorveglianza”, spiegano dalla struttura sanitaria  genovese.