Denatalità, Papa Francesco: “Senza bambini non c’è speranza, una madre non deve scegliere tra lavoro e figli”

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“Dio ci ha voluti, nessuno escluso. Promuovere la natalità con realismo, lungimiranza e coraggio”. Non esistono né speranza né futuro senza bambini e giovani, il Vecchio Continente che diventa sempre più vecchio, appelli a non arrendersi di fronte alle catastrofi e ai conflitti che attraversano il mondo, l’egoismo che genera ingiustizie e peccato, la precarietà sociale e lavorativa che impedisce a coppie e famiglie di avere e crescere figli. Papa Francesco è intervenuto agli Stati Generali della Natalità a Roma, il giorno dopo il caso esploso intorno alla contestazione alla ministra Eugenia Roccella. “C’è bisogno di un impegno maggiore da parte di tutti i governi, perché le giovani generazioni vengano messe nelle condizioni di poter realizzare i propri legittimi sogni”, ha dichiarato. Papa Francesco era intervenuto già l’anno scorso, alla terza edizione della manifestazione, pronunciando il suo discorso a favore di “politiche lungimiranti” contro “l’inverno demografico”.

Il Pontefice è arrivato all’evento accolto dagli applausi, su una sedia a rotelle. “Pregate per me, a favore e non contro”, ha detto facendo riferimento alle tensioni che attraversano il Vaticano e raccontando un aneddoto. Commosso Gigi de Palo, organizzatore della manifestazione. “Sempre più spesso fa più rumore la guerra della pace, l’odio rispetto all’amore ma noi non ci rassegniamo. Ieri è stata una giornata molto difficile, e ci siamo sentiti abbandonati dalle istituzioni che non si sono degnate di una parola di solidarietà nei confronti di questo evento, come se togliere la parola a un ministro fosse più grave che non toglierla ad una madre o a ragazzi delle scuole”. Le misure di sicurezza sono state rafforzate attorno all’Auditorium della Conciliazione, tutti gli ingressi sono stati presidiati da agenti.

“Senza bambini e giovani non c’è futuro”

“Il numero delle nascite è il primo indicatore della speranza di un popolo. Senza bambini e giovani, un Paese perde il suo desiderio di futuro. In Italia, ad esempio, l’età media è attualmente di quarantasette anni, in altri paesi è di 26, e si continuano a segnare nuovi record negativi. Purtroppo, se dovessimo basarci su questo dato, saremmo costretti a dire che l’Italia sta progressivamente perdendo la sua speranza nel domani, come il resto d’Europa: il Vecchio Continente si trasforma sempre più in un continente vecchio, stanco e rassegnato, così impegnato ad esorcizzare le solitudini e le angosce da non saper più gustare, nella civiltà del dono, la vera bellezza della vita”.

Occorre forse ricordare però che secondo il Census Bureau degli Stati Uniti, il servizio nazionale di censimento che calcola l’incremento demografico dall’1 gennaio di un anno a quello dell’anno successivo, dall’1 gennaio 2024 la popolazione mondiale ha superato gli otto miliardi di persone. In appena 13 anni un aumento di oltre un miliardo. La popolazione è diminuita nei Paesi più ricchi, è invece schizzata in alto tra Asia e Africa che hanno compensato il calo demografico. Più della metà prevista per i prossimi anni sarà dovuta all’aumento della popolazione principalmente a Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania.

Le armi e i contraccettivi

“Nonostante tanto impegno non si riesce a invertire la rotta: come mai non si ferma questa emorragia di vita? Come mi ha detto uno studioso di demografia, in questo momento gli investimenti che danno più reddito sono la fabbrica di armi e gli anti contraccettivi: uno distrugge la vita, l’altro la impedisce. La questione è complessa ma non può e non deve diventare un alibi per non affrontarla. Il futuro di figli e nipoti si costruisce con la fatica di genitori e nonni. Per questo uso la parola lungimiranza”.

“La vita umana non è un problema, è un dono. E alla base dell’inquinamento e della fame nel mondo non ci sono i bambini che nascono, ma le scelte di chi pensa solo a sé stesso, il delirio di un materialismo sfrenato, cieco e dilagante, di un consumismo che, come un virus malefico, intacca alla radice l’esistenza delle persone e della società. Non sono i figli, ma l’egoismo, che crea ingiustizie e strutture di peccato, fino a intrecciare malsane interdipendenze tra sistemi sociali, economici e politici”.

I giovani e la precarietà

“Si tratta di attuare serie ed efficaci scelte in favore della famiglia. Ad esempio, porre una madre nella condizione di non dover scegliere tra lavoro e cura dei figli; oppure liberare tante giovani coppie dalla zavorra della precarietà occupazionale e dell’impossibilità di acquistare una casa”. Per invertire la tendenza serve “coraggio. Mi rivolgo particolarmente ai giovani. So che per molti di voi il futuro può apparire inquietante, e che tra denatalità, guerre, pandemie e mutamenti climatici non è facile mantenere viva la speranza. Ma non arrendetevi, abbiate fiducia, perché il domani non è qualcosa di ineluttabile: lo costruiamo insieme, e in questo ‘insieme’ prima di tutto troviamo il Signore”.

“È Lui che, nel Vangelo, ci insegna quel ‘ma io vi dico’ che cambia le cose: un ‘ma’ che profuma di salvezza, che prepara un ‘fuori schema’, una rottura. Facciamo nostro questo ‘ma’, tutti, qui e ora. Non rassegniamoci a un copione già scritto da altri, mettiamoci a remare per invertire la rotta, anche a costo di andare controcorrente! Come fanno le mamme e i papà della Fondazione per la Natalità, che ogni anno organizzano questo evento, questo ‘cantiere di speranza’ che ci aiuta a pensare, e che cresce, coinvolgendo sempre più il mondo della politica, delle imprese, delle banche, dello sport, dello spettacolo e del giornalismo”.

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