È morto Benito Nonino, addio al Re della grappa: la trasformò da prodotto d’osteria a marchio globale

RMAG news

Poco prima di morire Benito Nonino avrebbe chiesto ai familiari di esser portato in distilleria: la sua distilleria, la distilleria di famiglia. Se n’è andato così il Re della grappa, la “sgnapa” come la chiamano in Friuli, che lui con la moglie Gianola avevano trasformato da prodotto tradizionale e da osteria in un prodotto d’eccellenza conosciuto in tutto il mondo. E quella definizione l’azienda la rimanda ancora oggi con orgoglio: “La famiglia che ha trasformato la Grappa da prodotto povero a eccellenza del Made in Italy nel mondo!”.

Nonino aveva 90 anni. Con la moglie aveva avuto tre figlie: Antonella, Cristina ed Elisabetta che lavorano nell’azienda con alcune nipoti, spesso compaiono tutte insieme nelle foto postate sui canali social della distilleria con il Signore della grappa friulana. Nonino, un nome che è diventato un brand, conosciuto e premiato a livello internazionale, e anche un riconoscimento che dal 1976 ha premiato eccellenze artistiche, professionali e accademiche in tutti i campi e che ha anticipato in alcune edizioni le scelte del Premio Nobel.

La storia della distilleria Nonino

La distilleria era nata nel 1897 a Ronchi di Percoto, fino ad allora un alambicco ambulante montato su ruote. Benito era figlio di Toni, nipote di Orazio, capo opera dei conti Kettler di origine ungherese. Come si legge sul sito ufficiale, l’anno della svolta  per l’azienda fu il 1973, quando Benito e Giannola “nel rispetto della tradizione, rivoluzionano il sistema di produrre e presentare la Grappa in Italia e nel mondo. Creano la Grappa di singolo vitigno, il Monovitigno Nonino, distillando separatamente le vinacce dell’uva Picolit”. Nonino è morto nella sua casa-azienda di Percoto, in provincia di Udine. Era costretto da tempo in sedia a rotelle.

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