Fondi europei, i colli di bottiglia che possono ritardare lo sviluppo

Fondi europei, i colli di bottiglia che possono ritardare lo sviluppo

Il Quotidiano del Sud
Fondi europei, i colli di bottiglia che possono ritardare lo sviluppo

Fondi europei e ritardi nello sviluppo: accentrare la gestione va bene a patto che non rallenti la spesa come mostra il caso-Campania

Tanto tuonó che piovve. Ieri finalmente, buona ultima, quasi in fondo alla lista delle Regioni, in pompa magna, presso il Teatro Massimo di Palermo, é stato firmato Il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) della Regione Siciliana. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con molta enfasi, ha raccomandato al Presidente siciliano Renato Schifani un grande impegno per far si che nessun euro del programma possa andare perduto.
Il primo Accordo di Coesione delle risorse 2021-2027 é stato quello firmato con la regione Liguria il 22 Settembre 2023 per 265 milioni, poi il 28 ottobre 2023 con la regione Marche per 333.5, il 24 novembre 2023 con il Veneto per 607.5 e poi via via fino a ieri con la Sicilia che vale 6;8 miliardi.
Il primo accordo miliardario è stato quello firmato con la regione Calabria, per 2,563 miliardi il 16 febbraio 2024. A oggi rimangono fuori ancora Campania, Puglia e Sardegna.

IL FONDO PER LO SVILUPPO E LA COESIONE (FSC)

Il FSC, congiuntamente ai Fondi Strutturali Europei, é lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali.
Con la legge 30 Luglio 2010, n. 122 la gestione del Fondo è stata attribuita al Presidente del Consiglio dei Ministri, che si avvale del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione, oggi istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e Dipartimento per le politiche di coesione (DPCOE) in applicazione del DPCM 15 dicembre 2014.

Con il decreto legislativo 31 maggio 2011 , n.88 il FAS ha assunto la denominazione di Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) ed è stato finalizzato a dare unità programmatica e finanziaria all’insieme degli interventi aggiuntivi al finanziamento nazionale, rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese.
Il FSC, come riporta il Dipartimemto per lo Sviluppo e la Coesione, ha carattere pluriennale, in coerenza con l’articolazione temporale della programmazione dei Fondi Strutturali dell’Unione europea, garantendo l’unitarietà e la complementarietà delle procedure di attivazione delle relative risorse con quelle previste per i fondi comunitari.

In particolare, l’intervento del Fondo è finalizzato al finanziamento di progetti strategici, sia di carattere infrastrutturale sia di carattere immateriale, di rilievo nazionale, interregionale e regionale.

INDIRIZZARE IN MODO MIRATO E COORDINATO GLI INTERVENTI DI SVILUPPO SUL TERRITORIO

Come spiega il Dipartimento per le Politiche di Coesione e per il Sud, l’Accordo per lo Sviluppo e la Coesione «rappresenta un passo essenziale per indirizzare in modo mirato e coordinato gli interventi di sviluppo sul territorio, individuando gli obiettivi da perseguire attraverso la realizzazione di specifici interventi, anche con il concorso di più fonti di finanziamento». Dunque sono questi gli accordi che in questi mesi il governo Meloni sta firmando con le Regioni.

La quantità di risorse messe a disposizione delle Regioni variano parecchio. La ripartizione di questi soldi é uno dei compiti del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (Cipess), che nel distribuire le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione deve rispettare un vincolo: l’80 per cento dei soldi deve andare alle aree del Mezzogiorno, il restante 20 per cento alle aree del Nord e del Centro.
Dalla ripartizione é chiaro che il Fondo ha come obiettivo lo sviluppo e la coesione, come dice lo stesso nome del fondo, delle realtà a sviluppo ritardato del Paese, che prevalentemente sono al Sud. Tale evidenza avrebbe dovuto far partire gli accordi dalle più popolate Regioni meridionali. Che sono la Campania ( sei milioni ) , la Sicilia ( 5 milioni ) e la Puglia ( 4 milioni), su un totale di 20 milioni di abitanti.

Proprio queste Regioni invece sono state poste alla fine della lista, per cui la Sicilia, la Campania, la Puglia e la Sardegna avranno firmato il loro accordo a poco meno di un anno di distanza dalla Liguria. Dopo 4 anni dall’inizio del programma visto che si tratta di quello 2021/2027.
Tanto che il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, é dovuto ricorrere alla magistratura per vedersi riconoscere una scadenza temporale alla firma dell’accordo, che peraltro destina risorse che in parte provengono dall’Unione Europea.

I RITARDI AL SUD, NELLE REALTA’ IN CUI C’E’ PIU’ BISOGNO

Pensare che tale ritardo dipenda dal colore politico delle Regioni interessate non funziona, visto che la Regione siciliana, che ha visto l’apposizione della firma solo ieri, ha una Giunta di Centro-Destra.
Dipenderà allora dalla difficoltà di programmi più ampi, visto che la Campania, la Sicilia e la Puglia sono destinatarie della maggior parte delle risorse? O si vuole ritardare appositamente da parte del Ministero dell’Economia per salvaguardare i conti dello Stato in un momento certamente non facile?

Certo é strano che si intervenga più tardi nelle realtà in cui c’è più bisogno. E tutti sappiamo che il tempo è fondamentale, perché significa iniezioni di liquidita, occupati, Pil prodotto, in realtà molto problematiche.
Sono stato sempre convinto che bisogna centralizzare alcune decisioni, che sia indispensabile non disperdere in mille rivoli le risorse che spesso servono a sfamare quella classe dominante estrattiva pronta ad utilizzare tutto ciò che è possibile per le proprie clientele.

LA ZES UNICA E I RISCHI

Ma vi è anche un rischio contrario che l’accentramento, della ZeS unica per esempio, o del coordinamento delle risorse a Roma, possa funzionare da collo di bottiglia e ritardare quindi i processi.
La Zes unica se non adeguatamente seguita potrebbe certamente far rischiare la perdita di alcuni investimenti già programmati. Per evitare tali rischi Raffaele Fitto deve fare uno sforzo importante per implementare le forze amministrative in campo, in modo da non ritardare permessi e autorizzazioni.
Le lagnanze di Vincenzo De Luca sulla messa in discussione del programma estivo della Campania per il ritardo della firma sono illuminanti delle problematiche che i ritardi romani possono provocare a realtà, che in un momento particolare di start up molto complesso, per esempio nel settore turistico, possono subire.

Il Quotidiano del Sud.
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