I 100 anni di Natuzza, la “grande casa” è ora santuario

I 100 anni di Natuzza, la “grande casa” è ora santuario

Il Quotidiano del Sud
I 100 anni di Natuzza, la “grande casa” è ora santuario

In migliaia a Paravati per i 100 anni di Natuzza Evolo e l’elevazione a Santuario della Chiesa Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime

MILETO – «Questo santuario è davvero una palestra di vita, questo santuario è un luogo dove cercare Dio e speriamo anche trovarlo. Dove lasciare che il Signore parli al nostro cuore e lo inviti a dare il meglio di ciò che abbiamo dentro di noi. A ricordare la nostra vocazione antica di quando diventammo figli di Dio, di quando siamo stati redenti da Cristo recuperando così l’antica libertà, quella che da bambini avevamo e da adulti abbiamo perso perché abbiamo scelto altre strade. I nostri passi si muovono verso questo santuario per camminare in sincrono con Dio, per ritrovare il nostro Padre, per ritrovare la nostra Mamma, per ritrovare il nostro fratello, per essere abitati come tempio santo, come santuario di Dio, dallo Spirito Santo».

Questo le parole conclusive dell’omelia pronunciata a Paravati, principale frazione di Mileto, dal vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, in una chiesa, da oggi Santuario, del Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime traboccante di persone come un fiume in piena che ha rotto gli argini.

IL SANTUARIO E NATUZZA EVOLO

Parole di auspicio, di costruzione. Parole di invito a seguire un cammino nel segno di Dio. A casa di Natuzza, nella casa che Natuzza sognava per la Madonna, il vescovo Nostro non parla della donna di fede oggi Serva di Dio. Nel giorno dei 100 anni dalla sua nascita il presule ha scelto di non fare, nella sua omelia, alcun ricordo della mistica. Non serve. Non ce n’è alcun bisogno.
L’elevazione a Santuario della chiesa del Cuore Immacolato di Maria rifugio delle anime, centro pulsante della costruenda Villa della gioia (il progetto architettonico a sfondo religioso e assistenziale ispirato a Natuzza, secondo i racconti della stessa serva di Dio, dalla Madonna) parla solo e comunque di Natuzza. E quindi spendere ulteriori parole per ricordarla sarebbe inutile, forse anche peggio che inutile.

L’APPLAUSO DEI DEVOTI DI NATUZZA ALLA LETTURA DEL DECRETO DI ELEVAZIONE A SANTUARIO

Prima dell’inizio della celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo assieme a diversi altri sacerdoti, il popolo di Natuzza, i devoti giunti a Paravati a migliaia nonostante il caldo che nella vallata della Villa della Gioia si fa asfissiante malgrado sia ormai sera, si sono sciolti in un prolungato applauso. Quasi un canto muto e liberatorio: dall’alto del pulpito, infatti, si è data lettura del decreto con cui il vescovo Nostro ha proceduto all’elevazione della chiesa alla dignità di Santuario approvandone anche lo statuto.

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Un momento storico per la comunità di devoti di Natuzza perché costituisce un tassello, quello più atteso e significativo, nella realizzazione del grande progetto della Villa della gioia, progetto di cui la Fondazione Cuore Immacolato di Maria rifugio delle Anime è l’esecutrice materiale oltre che erede spirituale.
Lo stesso vescovo in un altro passaggio della propria omelia ha citato e provato a spiegare la sensazione derivante da quel momento: «La gioia – ha detto il vescovo – che è uscita in maniera spontanea delle vostre mani quando avete fatto quell’applauso, una gioia incontenibile e che viene da questa consapevolezza che quando ci siamo immersi nell’acqua eravamo figli dei nostri genitori, figli della nostra carne, del nostro sangue, ma siamo riemersi figli di un’altra storia, ugualmente una storia d’amore come quella dei nostri genitori ma una storia d’amore nuova quella tra Cristo sposo e la chiesa sua sposa che siamo noi».

“ENTRARE TUTTI NEL CUORE DI MARIA”

Per il presule l’importanza della decisione di elevare la chiesa al rango di santuario appena due anni dopo la sua dedicazione, ossia l’apertura al culto, sta tutto nel bisogno di diventare tutt’uno con il cuore di Maria.
«Ecco perché abbiamo voluto con forza che questa chiesa consacrata da poco diventasse subito, venisse il prima possibile elevata alla dignità di santuario – ha spiegato il presule miletese – perché questo messaggio deve risuonare chiaro nel nostro cuore: non siamo soli. Non siamo orfani. Non siamo figli di nessuno, siamo figli di Dio, figli prediletti, figli eletti, figli amati. Figli per i quali Dio ha dato suo figlio, figli per i quali Maria ha consegnato suo figlio, siamo amati non siamo soli. In questo santuario – ha concluso il vescovo Nostro sul punto – risuoni forte questo appello al Cuore di Maria: “Fammi entrare nel tuo cuore, so che già ci sono nel tuo cuore, so che già ti prendi cura di me, ma rendimi cosciente di quanto sono amato da te, di quanto il tuo amore di mamma mi chiami e mi porti immediatamente all’amore di Dio”».

Quello del vescovo è dunque un auspicio chiaro che coglie il tesoro più intimo del messaggio di Natuzza e senza citarla la pone al centro dell’intera giornata. Entrare nel cuore di Maria, quello stesso Cuore che per Natuzza Evolo doveva essere il rifugio di tutte le anime del mondo e che da oggi ha un suo santuario. Un luogo sacro, una “grande e bella casa”, quella grande e bella casa che, secondo i racconti delle visioni mistiche avute in vita, la Madonna aveva promesso, un giorno di tanti anni fa, a Fortunata Evolo, per tutti Mamma Natuzza, che oggi avrebbe compiuto 100 anni.

Il Quotidiano del Sud.
I 100 anni di Natuzza, la “grande casa” è ora santuario

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