Il PD riparte dalla Festa dell’Unità per battere Meloni

RMAG news

Le feste dell’Unità hanno sempre avuto una grande importanza nella storia della sinistra. Per due ragioni. Hanno rappresentato un momento decisivo del rapporto tra partito e popolo. Spesso sono state il teatro delle svolte politiche. Le feste dell’Unità nascono nel momento nel quale il Pci – che era un partito piccolo ma aveva avuto il merito di essere il luogo centrale dell’antifascismo, e poi della resistenza – iniziò la sua rapidissima trasformazione da “partito di quadri”, come si diceva allora, a partito di massa.

Le prime feste si svolsero in alcune piccole città del Nord. Poi nel 1948 nasce la festa nazionale (allora si chiamava “Festival”, prima ancora che nascesse il festival di Sanremo). Si svolse a Roma e radunò un numero impressionante di persone. Centinaia di migliaia. Il comizio finale fu tenuto da Togliatti e da Ingrao, poche settimane dopo l’attentato di luglio che aveva portato Togliatti vicinissimo alla morte, e pochi mesi dopo la devastante sconfitta elettorale (49% a 30%) subìta dal fronte popolare (comunisti e socialisti) contro la Dc di De Gasperi. Togliatti nel comizio annunciò la lunga marcia del movimento operaio.

La repressione antioperaia fu durissima negli anni 50. E fu uno dei pilastri della ripresa economica. La ripresa la pagò chi lavorava. Ma la sinistra non sparì, non si arrese, prese molte botte, però vinse alcune battaglie decisive, come quella contro la legge truffa, e restò viva. Questo fu il grande merito del Pci. Resistere. E così, dopo la morte di Togliatti e sotto la guida di Berlinguer, dal 1969 iniziò la riscossa, e il Pci si avvicinò molto al governo e iniziò a imporre grandi riforme sociali e politiche. L’inizio della riscossa data proprio Festa dell’Unità, sempre a Roma, del 1972. Pochi mesi dopo l’elezione di Berlinguer a segretario. Mentre il terrorismo sferrava i primi colpi. Poi ci fu la festa di Bologna, nel ‘74, che consacrò la svolta del compromesso storico. E 4 anni più tardi, dopo l’uccisione di Moro, la festa di Genova nella quale Berlinguer iniziò una svolta a sinistra e preannunciò l’uscita dalla maggioranza.

Oggi la festa dell’Unità è la festa del Pd. Si è aperta a Reggio Emilia venerdì scorso e si concluderà l’8 settembre con il discorso di Elly Schlein. 500 volontari. Decine di dibattiti. Tutti i leader dell’opposizione ospiti. E i capi dei sindacati e anche di Confindustria. Per il Pd inizia un anno importantissimo. Deve organizzare l’attacco al governo Meloni. L’obiettivo è quello: fermare la destra. Riportare il paese nel solco della sua storia democratica. Non c’è un esempio da seguire. L’Italia deve diventare il laboratorio di una nuova strategia. Di un progetto di società moderno, ma fuori della sbornia liberista. Dove ritornino centrali le parole uguaglianza, accoglienza, diritti sociali.
(Lo dico solo tra parentesi, fate finta di non aver letto: è impossibile fare questo senza riaccendere il conflitto di classe…)

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