Il video delle soldatesse rapite: la brutalità del male

RMAG news

I volti e i vestiti insanguinati, gli sguardi inebetiti dalla paura, poche parole pronunciate nella speranza di potersi spiegare, parlare, tornare alla ragione. “Qualcuno parla inglese? Ho un amico a Gaza”.

Sono le prime immagini del drammatico video del rapimento di 5 soldatesse israeliane la mattina del 7 ottobre dal kibbutz di Nahal Oz. Attorno alle ragazze, sedute a terra, una ventina di miliziani di Hamas che le insultano: “Cani, vi schiacceremo”.

Ma anche: “Siete belle sioniste”. Un terrorista dice a un altro: “Queste sono le ragazze che possono rimanere incinte”. Sono Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Gilboa e Naama Levy, quest’ultima già comparsa in un altro filmato nei primi giorni dopo l’attacco di Hamas mentre, con i pantaloni sporchi, veniva fatta uscire dal retro di una jeep tra gli sputi e le urla di giubilo.

Stavolta non è stato Hamas a diffondere il filmato per la sua propaganda e la guerra psicologica con Israele, ma il Forum delle famiglie degli ostaggi, stanche di non vedere passi avanti nei negoziati per liberare i loro cari ancora nella Striscia: “Il governo israeliano non deve perdere un minuto di tempo in più, deve ritornare al tavolo negoziale oggi”.

Eli Elbag, il padre di Liri, ha spiegato ai media che le famiglie delle ragazze hanno discusso a lungo se pubblicare o meno le immagini delle loro figlie, per poi decidere di dare uno scossone al governo di Netanyahu:Questa è l’ultima risorsa che abbiamo per dire loro quello che vogliamo”. Una mossa disperata per forzare la mano dell’esecutivo.