Inchiesta sui Quaratino, il funerale dell’Antimafia. Tre arresti

Inchiesta sui Quaratino, il funerale dell’Antimafia. Tre arresti

Il Quotidiano del Sud
Inchiesta sui Quaratino, il funerale dell’Antimafia. Tre arresti

Continuavano a gestire la ditta di famiglia confiscata, 3 arresti nell’inchiesta antimafia: l’ex imprenditore Quaratino condannato per mafia e la figlia, membro della commissione di garanzia regionale dem

POTENZA – Lui, a lungo considerato tra i boss del clan egemone sugli affari criminali del capoluogo, e lei, l’insospettabile erede di recente nominata nella commissione regionale di garanzia del Partito democratico, avrebbero eluso la confisca della ditta di famiglia, con la complicità dell’ex amministratore giudiziario. Quindi avrebbero sottratto all’amministrazione giudiziaria della stessa ditta poco meno di 80mila euro di incassi.
E’ questa l’accusa per cui ieri mattina è tornato in carcere il 73enne Angelo Quaratino, mentre sono finiti agli arresti domiciliari la figlia Marilena e l’ex amministratore giudiziario della loro coop, l’avvocato Gianluca Molinari.

Su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza sono stati sequestrati beni e contanti nella disponibilità dei tre indagati per un valore pari a quanto sarebbe stato sottratto all’amministrazione giudiziaria.
Gli inquirenti ipotizzano nei loro confronti il reato di peculato, trattandosi di denaro destinato a una gestione pubblica.
Le indagini degli agenti della squadra mobile del capoluogo, e della sezione investigativa lucana del servizio centrale operativo della polizia, erano partite dopo il blitz di novembre del 2021 contro i nuovi affari del clan Martorano-Stefanutti.

A luglio dell’anno scorso, per l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, Quaratino senior, già condannato per mafia a metà degli anni ‘90, si era visto infliggere, in primo grado, altri 8 anni di reclusione. In questi due anni e mezzo, però, gli accertamenti sul suo conto sono proseguiti. Anche per capire come potesse continuare a permettersi un tenore di vita tanto alto. A partire dalla Ferrari decappottabile bianca con cui non disdegnava di farsi notare in giro per le strade del capoluogo. Nonostante il sequestro della sua attività, nel 2009, e la confisca, nel 2019, in quanto possibile provento di attività illecite.

Il risultato è stato la scoperta di una gestione “parallela” dell’Agenzia di onoranze funebri Padre Pio, col benestare dell’amministratore giudiziario dell’epoca, Molinari, di recente coinvolto anche nell’inchiesta per cui a marzo è finito ai domiciliari il padre, Ferdinando. Con l’accusa di aver svenduto a familiari alcuni beni della ditta di costruzioni fallita “Padula Giuseppe Antonio”, in quanto curatore fallimentare della stessa.
Quaratino padre e figlia, quindi, pur essendo formalmente dei semplici dipendenti-necrofori della coop: «ricevevano e incassavano (…) consistenti importi di denaro versati da patenti, amici di defunti e committenti di servizi funebri, con la conseguente sottrazione di ingenti somme di denato contante destinato alla predettà società».

Quaratino padre, stando sempre a quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbe avuto anche «la possibilità di stipulare contratti con fornitori e clienti, di disporre in modo diretto dell’utilizzo dei necrofori, dei veicoli speciali e di un connesso servizio di ambulanze finalizzato al trasporto di malati».
In una nota diffusa ieri dal procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, si parla di «centinaia di episodi di appropriazione di di denaro» dall’inizio del 2019 a ottobre 2022, per «decine di migliaia di euro complessivamente versate da parenti di defunti committenti dei servizi funebri».

A relazionarsi e pagare i due Quaratino, però, ci sarebbero stati persino: «enti pubblici, associazioni sindacali, ordini di categoria, polizia municipale, titolati e gestori di agenzie di onoranze funebri sedenti in altri territori per servizi evidentemente resi anche a quest’ultimi». Circostanze, insomma, che confererebbero: «l’assenza di alcuna reale discontinuità gestionale fra il periodo in cui Agenzia di onoranze funebri “Padre Pio Società Coopetativa” era nella legittima disponibilità della famiglia Quaratino e quello in cui era stata disposta l’amministrazione giudiziaria dei beni prima sequestrati e poi confiscati».

Gli inquirenti hanno anche ricostruito una serie di «operazioni speculative» compiute da Quaratino padre e figlia con i soldi sottratti all’amministrazione giudiziaria della loro società: «con investimenti, intermediazioni e compravendite di pietre preziose, anelli e orologi Rolex, di una serie di autovetture d’epoca, di lusso e di grossa cilindrata, segnatamente Ferrari, Lotus, Audi, Jaguar, Porsche, Mercedes e Oldsmobile». Grazia anche ad alcune «intestazioni fittizie» realizzate dal’amministratore di fatto della rivendita di auto “Auto Yaching Mango Srl” di Padula.
«Nel corso delle indagini – conclude Curcio – emergevano anche, a livello indiziario, condotte di inquinamento probatorio oltre che di sottrazione dei beni e veicoli dell’Agenzia di onoranze funebri».

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