Khamenei, il discorso double face dell’ayatollah: “7 ottobre fu giusto, Resistenza continua fino all’eliminazione dei sionisti”

RMAG news

Propaganda e moschetto. Alza la voce e per rafforzarla ha vicino a sé un fucile. Ali Khamenei calza l’elmetto nel giorno della cerimonia funebre per il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ucciso da Israele in un raid che ha distrutto il quartier generale del Partito di Dio libanese. La guida suprema della Repubblica islamica dell’Iran prende la parola in una super presidiata moschea Imam Khomeini Grand Mosalla, nel centro di Teheran.

Il discorso dell’ayatollah

È un discorso double face quello di Khamenei. Una sequela di attacchi all’“entità sionista”, di esaltazione della resistenza al piccolo Satana mediorientale, d’infiammata retorica bellicista. Ma – ed è l’altra faccia del discorso – c’è la parte, meno invasiva ma che non è sfuggita ai più attenti conoscitori della realtà mediorientale, più attendista. Il sermone che infiamma. «L’azione intrapresa dalle nostre forze armate è stata solo una piccola azione rispetto ai crimini commessi dal regime israeliano», «se necessario, in futuro, colpiremo di nuovo il regime israeliano», proclama Khamenei. La Guida Suprema si è rivolta alla folla leggendo il suo breve discorso in piedi tenendo accanto un fucile. Per poi affermare: «Il 7 ottobre è stato un attacco legittimo: il nostro attacco, una risposta a crimini Israele».

Ed ancora. L’asse della Resistenza «non si tirerà indietro, bisogna continuare fino all’eliminazione della vergognosa esistenza dei sionisti», ha detto nei sermoni della preghiera del venerdì, recitati in arabo. «Oggi il nemico dell’Iran è il nemico della Palestina, del Libano, dell’Iraq, dell’Egitto, della Siria e dello Yemen», ha detto Khamenei, citato dalla tv di Stato, aggiungendo: «Tutti i paesi, compresi la Palestina e il Libano, hanno il diritto di difendersi, secondo le regole islamiche e internazionali, e nessun Paese o organizzazione internazionale può criticare i palestinesi o i libanesi per la loro resistenza contro il regime occupante sionista». Nel suo sermone, l’ayatollah ha invitato il popolo libanese a non disperare e a continuare a opporsi a Israele. La Guida Suprema dell’Iran ha fatto l’esempio delle decine di importanti figure iraniane, tra cui un presidente, assassinate nell’arco di diversi mesi nel 1981, «ma ciò ha solo rafforzato l’establishment».

Secondo Khamenei, lo stesso varrà per il Libano, «che ha perso leader come il fondatore di Hezbollah, Abbas al-Musawi, e il religioso e politico Musa al-Sadr, ma è diventato più forte», ha promesso. «Ogni attacco al regime sionista da parte di qualsiasi persona e organizzazione è un servizio all’intera regione e forse all’intera umanità», ha affermato il leader iraniano. Ma in questo florilegio di minacciosi proclami, c’è un passaggio “temporale” dalla forte significanza politica, quando Khamenei dichiara che il suo Paese non «procrastinerà né si affretterà a compiere il proprio dovere» nell’affrontare Israele. «La brillante azione delle nostre forze armate un paio di notti fa è stata del tutto legale e legittima», ha detto, riferendosi all’attacco missilistico dell’Iran contro Israele. Il capo dell’ufficio di Hezbollah, Abdullah Safieddine, fratello di Hashem Safieddine – possibile successore di Nasrallah – è stato visto seduto accanto ai massimi funzionari prima dell’inizio del discorso di Khamenei alla grande moschea di Teheran.

Nuovi attacchi in Libano

Intanto, sul Libano continuano a piovere bombe. Gli aerei dell’aeronautica militare israeliana hanno sganciato l’altra notte un totale di 73 tonnellate di esplosivo sul bunker di al-Marija, nel quartiere Dahiyeh di Beirut, definito il “principale quartier generale dell’intelligence” di Hezbollah: lo riporta Ynet. Secondo le stime, aggiunge il sito di notizie israeliano, Hashem Safieddine, destinato a diventare il successore di Hassan Nasrallah, si trovava in quel momento nel complesso insieme ad altri membri anziani di ciò che restava della leadership dell’organizzazione sciita. Hezbollah ha affermato alla testata libanese L’Orient-Le Jour di “non avere ancora alcuna informazione” sulla sorte di Hashem Safieddine, il capo del Consiglio esecutivo del partito e destinato a succedere a Hassan Nasrallah, dopo il massiccio attacco israeliano lanciato l’altra notte sulla periferia sud di Beirut. Questo raid, uno dei più violenti da quando Israele ha intensificato la sua campagna di bombardamenti sul paese il 23 settembre, avrebbe preso di mira “un incontro di alti leader di Hezbollah, compreso il presunto successore di Hassan Nasrallah”, secondo tre funzionari israeliani che hanno parlato al New York Times.

Israele “ha altre sorprese in serbo” per Hezbollah, mentre continuano le operazioni di terra nel sud del Libano. È la minaccia rilanciata dal ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, durante una visita al quartier generale della 36esima Divisione nel nord di Israele. «Hezbollah sta ricevendo colpi molto duri, uno dopo l’altro. Abbiamo eliminato Nasrallah e abbiamo in serbo altre sorprese, alcune delle quali sono già state fatte e altre lo saranno», ha rivendicato il ministro. «La divisione missilistica di Hezbollah ha subito un duro colpo: una parte significativa è stata distrutta come risultato di un’operazione di alta qualità e precisione. Sono stati eliminati il quartier generale di comando e controllo, le comunicazioni, l’intera leadership della forza d’élite Radwan e di fatto l’intero secondo e terzo livello di comando sotto Nasrallah», ha elencato Gallant.

Le forze armate israeliane hanno reso noto che “250 terroristi di Hezbollah, 21 dei quali comandanti, sono stati uccisi dall’inizio delle operazioni di terra nel Libano meridionale”. Lo scrive Haaretz. Il portavoce dell’Idf, aggiunge che durante l’operazione, iniziata quattro giorni fa, sono stati attaccati 2mila obiettivi militari, tra cui obiettivi umani, infrastrutture terroristiche, edifici militari, magazzini di armi e lanciatori. Tra i 250 “eliminati” c’è anche Muhammad Rashid Skafi, comandante del sistema di comunicazione di Hezbollah. Lo affermano le stesse Idf. In un comunicato pubblicato su X il portavoce in lingua araba dell’esercito israeliano ha detto che Skafi “era vicino ai vertici” del partito e aveva “vasta esperienza e poteri”. È stato lui che, secondo l’esercito israeliano, “ha sviluppato comunicazioni continue tra i sistemi e le unità di Hezbollah”, in situazioni di emergenza e non, al fine di “mantenere la continuità dei trasferimenti di informazioni” all’interno del partito sciita. Le Idf non specificano in quale attacco sia stato ucciso l’esponente di Hezbollah.

Operazioni destinate a proseguire. Le forze armate israeliane stimano che ci vorranno diverse settimane prima che gli abitanti del nord di Israele possano tornare alle loro case e che, anche allora, le forze armate non saranno in grado di garantire che non ci saranno attacchi con razzi o missili anticarro. Secondo l’Idf, le capacità militari di Hezbollah sono state danneggiate, ma l’organizzazione è ancora in grado di continuare ad attaccare il fronte interno israeliano. I caschi blu dell’Onu rimangono nelle loro posizioni al confine meridionale del Libano, nonostante la richiesta di Israele di liberare alcune aree prima di lanciare la sua operazione di terra contro i militanti di Hezbollah, ha detto Jean-Pierre Lacroix, capo delle forze di pace dell’Onu. A Tel Aviv non hanno gradito.

L’appello dell’Unicef

L’Agenzia per l’infanzia delle Nazioni Unite (Unicef) ha chiesto un cessate il fuoco urgente, denunciando il fatto che “lesioni fisiche e sofferenze psicologiche” sono aumentate in modo significativo nel Paese ai danni dei bambini. In sei settimane di attacchi aerei e conflitto armati tra Israele e Hezbollah, oltre 690 bambini sono rimasti feriti. «Questo conflitto catastrofico sta avendo un impatto pesante sui bambini. I dottori ci raccontano di bambini sanguinanti, contusi e rotti che soffrono sia fisicamente che psicologicamente», ha detto Adele Khodr, direttore regionale dell’Unicef. «Molti soffrono di ansia, flashback e incubi correlati alle esplosioni. Nessun bambino dovrebbe essere esposto a situazioni così orribili», ha ancora riferito. Le lesioni più comuni includono commozioni cerebrali, ferite da schegge e perdita dell’udito a causa delle esplosioni.

Ma il cessate il fuoco non ci sarà. La capitale yemenita Sana’a, controllata dagli houthi, e la città portuale di Hodeidah, sono state bombardate. Lo ha riferito Al Masirah, l’emittente dei ribelli yemeniti, mentre Al Arabiya sta mostrando in diretta gli effetti dell’attacco, parlando di “10 raid degli Usa e della Gran Bretagna”. La guerra non ha confini in Medio Oriente.

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