L’omissione di soccorso in mare non è più reato: 45 morti annegati e nessun responsabile…

RMAG news

#Omissione. Nel vuoto dei soccorsi nel nostro mare aperto dal governo italiano (devono agire, e solo nella nostra area d’intervento, soltanto le motovedette: quelle di polizia prima e soltanto dopo, ma solo se è il caso, quelle di salvataggio), si profila la notizia, resa da l’Unità e pochi altri, del sopravvissuto a un naufragio di 45 persone, soccorso da una barca di migranti. Ben pochi hanno raccolto la testimonianza del giovane gambiano e dei naufraghi soccorritori, al loro sbarco a Lampedusa: lo sforzo di comunicazione della Guardia costiera, in particolare, è stato assorbito dal salvataggio di due occupanti di una barca di 21 metri andata a fuoco nello stesso giorno al largo di Agropoli.

Meglio così. Se compunti burocrati si fossero dedicati, come si deve, a questo soccorso, avrebbe potuto abbattersi anche su di esso il decreto Piantedosi (quello, per intenderci, varato poche ore dopo la strage di Cutro, mentre al karaoke Meloni e Salvini profanavano la canzone di Marinella, e quella stonatura non fu solo musicale). Infatti, stando al decreto 1/2023, i soccorritori (stranieri, privi di “adeguate certificazioni”) non si sono coordinati con le autorità italiane. Non hanno “avviato tempestivamente iniziative volte a informare le persone prese a bordo della possibilità di richiedere la protezione internazionale” (articolo 1, comma 2 bis).

Inoltre, salvo che mi sia sfuggito qualcosa, “non è stata richiesta, nell’immediatezza dell’evento, l’assegnazione del porto di sbarco”, da raggiungere senza ritardo. Infine, ciò che più preoccupa (stesso articolo, stesso comma, stesso mare) le modalità del soccorso potrebbero aver “concorso a creare situazioni di pericolo a bordo”. Ce ne sarebbe stato abbastanza, insomma, per una punizione prefettizia e magari per l’assegnazione ai derelitti del porto di Genova, o di La Spezia. Speriamo che le autorità non si determinino ad agire, sia pure tardivamente, per sottrarsi all’accusa di omissione. È meglio che tutto rimanga così, e pazienza per i 45 annegati di cui quasi nessuno ha parlato.

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