Perché l’Italia ha detto no alla legge lgbt, Roma come Budapest

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L’Italia come l’Ungheria di Orban: non firma la legge europea sui diritti Lgbtiq+. La dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtiq+ presentata dalla presidenza di turno belga ai Paesi membri dell’Ue non è stata firmata da nove Stati su 27.

A non firmare la dichiarazione sono stati Italia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. La dichiarazione era stata preparata in occasione della Giornata Mondiale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia. L’Italia, lo scorso 7 maggio, aveva aderito alla dichiarazione contro l’Omofobia, Transfobia, Bifobia del Servizio di Azione Esterna Ue e dei 27.

Secondo quanto previsto dal testo gli Stati firmatari “si impegnano in particolare ad attuare strategie nazionali per le persone Lgbtq+ e a sostenere la nomina di un nuovo Commissario per l’uguaglianza quando sarà formata la prossima Commissione. Chiedono inoltre alla Commissione di perseguire e attuare una nuova strategia per migliorare i diritti delle persone Lgbtiq durante la prossima legislatura, stanziando risorse sufficienti e collaborando con la società civile”.

Nel corso della riunione di Alto livello in cui è stata presentata la dichiarazione la segretaria di Stato per l’Eguaglianza di genere, Marie-Colline Leroy, ha sottolineato che “la Presidenza belga del Consiglio dell’Ue ha deciso di porre la questione dei diritti delle persone Lgbtiq al centro dell’agenda europea, riunendo a Bruxelles i ministri degli Stati membri dell’Ue responsabili dell’uguaglianza, il Commissario europeo per l’uguaglianza e la società civile”, che si è tenuta nei giorni scorsi.

I Paesi firmatari della dichiarazione sono: Belgio, Polonia, Danimarca, Cipro, Irlanda, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Malta, Estonia, Austria, Finlandia, Germania, Portogallo, Slovenia, Francia, Svezia, Spagna. L’Italia però cerca di smorzare le polemiche, tentando di mettere una pezza peggiore del buco.

L’Italia, fanno sapere fonti del ministero della Famiglia, non ha firmato perché la legge “era in realtà sbilanciata sull’identità di genere, quindi fondamentalmente il contenuto della legge Zan”. È stata “una decisione presa giorni fa”, riferiscono le stesse fonti, sottolineando che in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia sono stati prodotti diversi documenti e l’Italia ha aderito alla dichiarazione contro omofobia, transfobia e bifobia “perché era relativo alla non discriminazione rispetto all’orientamento sessuale”

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