Ritiro di Angela Carini e polemica su Imane: Meloni si schiera con Musk e Putin per vendicarsi di Macron

RMAG news

Angela Carini e Imane Khelif, una italiana, l’altra algerina, avrebbero dovuto darsele di santa ragione per la medaglia olimpica. Sono finite involontariamente al centro di una serie intrecciata di incontri che di sportivo non hanno niente e, anzi, farebbero rabbrividire De Coubertin per la serie di colpi bassi, bugie sfacciate, consapevoli strumentalizzazioni con cui un po’ tutti, ma soprattutto la destra italiana e quella americana, hanno combattuto senza colpi sopra la cintura. Solo sotto. Conviene fare chiarezza perché tali e tante sono state le fake news nelle ultime 48 ore che una certa confusione sarebbe comprensibile.

Khelif, pur se mascolina, è a tutti gli effetti una donna. Chi la ha fatta passare per una trans mentiva sapendo di mentire. Però è una donna con cromosomi xy, cioè maschili. E non è l’unica atleta intersex, come si dice, a Parigi. È intersex anche la taiwanese Li Yuting, altra pugile. Le due atlete erano state squalificate l’anno scorso nel campionato mondiale dall’Iba (International boxing association) per il tasso troppo alto di testosterone. Quello stesso tasso rientra invece nei limiti consentiti dal Cio, che le ha di conseguenza ammesse ai giochi olimpici. Ieri l’incontro abbandonato dall’italiana dopo appena 47 secondi, sul quale già si erano espressi a sproposito il presidente del Senato e quella del Consiglio italiani, con coro foltissimo e, soprattutto nel caso della stampa vicino alla destra, particolarmente sguaiato, è finito addirittura al centro della campagna elettorale americana. Elon Musk aveva anticipato i leader politici con la sua rumorosa e immediata solidarietà alla pugile italiana. Ieri ha infilato i guantoni il ticket presidenziale. Trump ha pubblicato il video dell’incontro lampo, accompagnato da un commento secco: “Terrò gli uomini fuori dagli sport femminili”. Meno sintetico il suo aspirante vice, JD Vance: “Ecco dove portano le idee di Kamala Harris: a un uomo adulto che picchia una donna. È disgustoso”.

Ma perché Trump e Vance si scaldano tanto, dal momento che la rivale del tycoon non aveva espresso alcun parere sulla vicenda? Probabilmente perché i due stanno cercando di “prendere le misure” a Kamala Harris, procedendo un po’ a tentoni. Trump si era preparato a una campagna contro Joe Biden, a colpi di battute sull’età e sulle condizioni di salute mentale. Quell’armamentario ha dovuto abbandonarlo da un giorno all’altro e ne sta cercando un altro in sostituzione. La nota e infelice uscita su Harris, che prima era indiana e poi a un tratto è diventata nera, faceva parte di questa caccia al punto debole, cioè all’accusa in grado di mobilitare una parte di elettorato contro la vicepresidente.

Le campagne del fronte Lgbtqia+ negli Usa, come nel Regno Unito, sono state particolarmente aggressive. La scrittrice femminista e di sinistra J.K. Rowling, autrice sella serie Harry Potter, è stata più volte minacciata di morte per aver sostenuto che fra una donna e una trans esiste una differenza biologica non colmabile. Kamala, è identificata molto più di Biden come paladina dei diritti Lgbtqia+ e i candidati repubblicani sondano il terreno per capire se sia quello il punto debole, almeno agli occhi dell’elettorato conservatore, dove martellare. Non è il solo scontro nel quale le due pugili sono state coinvolte senza che nessuno chiedesse loro il permesso. Il presidente dell’Iba che aveva squalificato le due pugili intersex, è Umar Kremlev, oligarca russo molto vicino a Putin e impegnato in un braccio di ferro con il Cio in cui lo sport c’entra solo come scusa.

Subito dopo il match tra l’italiana e l’algerina, Kremlev è stato il primo a protestare denunciando “la mafia corrotta” del presidente del Cio Thomas Brach. Il Cio ha risposto per le rime ieri: “Ogni persona ha diritto di praticare lo sport senza discriminazioni”. Le atlete, prosegue il Cio, sono in regola con tutte le norme anche mediche del Comitato olimpico, hanno partecipato a molte competizioni internazionali, salvo poi essere “squalificate improvvisamente e secondo una procedura non equa dall’Iba”, associazione che peraltro il Cio non riconosce. “L’aggressione nei confronti di queste due atlete è basata interamente su questa decisione arbitraria, adottata secondo una procedura non corretta”. Nel girone infernale si è infilato lo stesso Cremlino. Il portavoce Dmitrij Peskov s’indigna perché il movimento olimpico è “vittima di manifestazioni pseudo-liberali che rasentano la perversione”.

La premier italiana, dopo aver protestato subito dopo l’incontro e aver espresso piena solidarietà alla pugile italiana, ieri mattina ha incontrato Thomas Bach, presidente del Cio, insieme al presidente del Coni, Giovanni Malagò. Anche Meloni ha i suoi interessi, non precisamente di natura sportiva: prendersi una rivincita su Macron, che ha guidato la manovra per escluderla da ogni decisione nella Ue, puntare su un argomento che per l’elettorato moderato, oltre che conservatore, è di sicura presa. Nell’incontro con il presidente del Cio gli italiani hanno confermato le proteste, chiesto chiarimenti. Bach ha tenuto il punto e ha affidato la replica al comunicato al vetriolo di cui sopra. Ma la polemica proseguirà. La prossima avversaria di Imane Khelif è ungherese e la prossima volta sarà il turno di Orbàn di attaccare. Ma anche la ex campionessa di tennis Martina Navratilova, lesbica e militante, attacca il Cio: “Non finirà bene per la gente al potere che ha permesso che ciò accadesse”.

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