Stephen Hubbard condannato in Russia a 7 anni, il 72enne statunitense “mercenario” in Ucraina per Kiev

RMAG news

Ha combattuto come mercenario al fianco delle truppe ucraine e per questo è stato condannato a 6 anni e 10 mesi di reclusione (pena che comprende il periodo già scontato in detenzione). Questa la sentenza emessa lunedì mattina da un tribunale russo, giudice Alexandra Kovalevskaya, nei confronti del cittadino statunitense Stephen Hubbard.

Un processo che, come tanti altri in questi due anni di guerra in Ucraina, si è svolto a porte chiuse. Hubbard, che secondo l’agenzia Ria Novosti si sarebbe dichiarato colpevole, è originario del Michigan ma dal 2014 si è trasferito a Izyum, nella regione nord-orientale ucraina di Kharkiv.

Proprio qui, dal 2022, si è arruolato a contratto in un battaglione della difesa territoriale ucraina, percependo un salario di “almeno mille dollari al mese”. Sempre secondo l’accusa, l’uomo ha seguito un corso di addestramento, gli sono state fornite armi e munizioni e ha partecipato al conflitto fino a quando è stato fatto prigioniero dalle truppe russe il 2 aprile del 2022, due mesi dopo lo scoppiare della guerra. Solamente il 27 settembre scorso, ovvero il primo giorno del suo processo. Mosca ha reso pubblico il fatto che Hubbard fosse detenuto.

Hubbard non è l’unico statunitense o occidentale condannato in Russia per aver combattuto o sostenuto la resistenza ucraina. Come ricorda l’Agi, la cittadina russo-americana Ksenia Karelina è stata condannata a 12 anni di carcere in agosto per aver donato circa cinquanta dollari a un’organizzazione a sostegno dell’Ucraina, mentre il francese Laurent Vinatier, ricercatore specializzato nello spazio post-sovietico e dipendente di una Ong svizzera, è a processo per non essersi registrato come “agente straniero” mentre raccoglieva “informazioni militari”, secondo le accuse del regime di Mosca. Sono accusati di “mercenarismo” anche due cittadini colombiani, Alexander Ante e Jose Aron Medina Aranda, entrambi detenuti nel Paese.

La speranza, per i cittadini occidentali detenuti in Russia, è che si ripeta quanto accaduto lo scorso agosto, quando Mosca e i Paesi occidentali hanno effettuato il più grande scambio di prigionieri dai tempi della Guerra Fredda: da Mosca vennero rilasciati giornalisti e oppositori russi e occidentali, dall’altro lato sospetti agenti russi infiltrati.

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