Venezuela sull’orlo della guerra civile: proteste, scontri e morti dopo la proclamazione di Maduro presidente

RMAG news

Gente in strada, scontri, proteste, gas lacrimogeni e proiettili di gomma, morti. Il risultato delle elezioni in Venezuela – il Consiglio Elettorale ha nominato vincitore il Presidente in carica Nicolás Maduro, che da anni governa in maniera autoritaria il Paese sudamericano, colpito da tempo da una cronica crisi economica – ha scatenato la rabbia di chi a quel risultato non ci sta. Un esito contestato anche dall’estero mentre in Venezuela la tensione è altissima, soprattutto nella capitale Caracas. Il Presidente ha accusato l’opposizione di voler fare un “colpo di stato fascista e controrivoluzionario”. Abbattuta nello Stato di Falcon una statua di Hugo Chavez, il leader bolivariano di sinistra per 14 anni al potere, predecessore di Maduro.

Dopo il risultato, il governo aveva già schierato polizia ed esercito, dotati di cannoni ad acqua, per prevenire le contestazioni. Le forze dell’ordine in assetto antisommossa hanno presidiato il centro della capitale per impedire alla protesta di raggiungere il palazzo presidenziale. Decine i manifestanti arrestati, almeno due persone sono morte secondo le stime dell’ong Foro Penal. Per l’ong Observatorio Venezolano de Conflictividad Social sono state centinaia le proteste in 20 stati su 23. Per l’ong Provea alcuni studenti dell’Universidad Nacional Experimental de la Seguridad sono scomparsi. La Procura Nazionale ha annunciato il divieto di manifestazioni e in un comunicato ha avvertito che gli arrestati rischiano fino a 20 anni di carcere per “incitamento all’odio”.

Le elezioni in Venezuela

Nicolás Maduro era stato nominato vincitore dal Consiglio Elettorale con il 51,2% dei voti contro il 44,2% dell’avversario Edmundo González Urrutia, che unisce i partiti di opposizione, da centrodestra a centrosinistra, la Piattaforma Unitaria Democratica (PUD). La PUD aveva schierato migliaia di osservatori nei seggi in tutto il Paese per vigilare sul corretto svolgimento del voto. E i suoi esponenti avevano denunciato brogli dopo il voto. Già nelle ore successive, ormai proclamato vincitore, Maduro aveva accusato l’opposizione di aver condotto un attacco hacker che avrebbe bloccato la trasmissione dei dati del voto. “Abbiamo assistito a una serie di attacchi violenti, che potrebbero essere definiti criminali, terroristici… Diverse decine di queste persone sono state catturate in flagrante”, ha accusato dopo le proteste. E ha aggiunto che l’80% degli arrestati ha precedenti penali e quasi il 90% “è in avanzato stato di tossicodipendenza ed è armato”.

La protesta dell’opposizione

L’opposizione non fa alcun passo indietro. Alla leader più influente, María Corina Machado, era stato impedito di candidarsi per inchieste che ha definito politicamente motivate. Ha condotto comunque una campagna elettorale da protagonista, ha invitato i sostenitori a radunarsi in maniera pacifica alle 11:00 di mattina locali, le 17:00 italiane. “Vi parlo con la calma della verità. Abbiamo le ricevute del conteggio che dimostrano la nostra vittoria categorica e matematica”. Secondo l’opposizione, che sarebbe entrata in possesso delle ricevute del voto elettronico, il candidato Edmundo González Urrutia sarebbe il vero vincitore con il 73,2% dei voti. Hanno chiesto che le ricevute del voto elettronico vengano controllate manualmente.

La crisi del Venezuela

I dubbi sul corretto svolgimento del voto sono stati sollevati anche dall’estero. Dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea, dal segretario generale dell’ONU António Guterres e paesi del Sudamerica, tra cui Argentina, Colombia, Brasile e Perù. Il Venezuela ha ritirato il personale diplomatico dalle ambasciate dei nove Paesi sudamericani che hanno sollevato perplessità o espresso contrarietà al risultato del voto. La ong americana Carte Center, l’unica autorizzata ad assistere alle elezioni, ha chiesto al Consiglio elettorale di pubblicare i risultati “a livello di seggi”. “Ho molte perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni in Venezuela – ha scritto sui social il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani – Chiediamo risultati verificabili ed accesso agli atti: il risultato che annuncia la vittoria di Maduro rispecchia veramente la volontà del popolo?”. La vittoria di Maduro invece è stata accolta da alleati regionali come Cuba, Nicaragua, Bolivia e Honduras e da altri alleati internazionali come Russia, Cina, Iran e Siria.

Il Venezula è colpito da anni da una crisi economica molto dura causata dal calo del prezzo del petrolio, dalle sanzioni internazionali e della corruzione. Circa un quarto della popolazione, 7,7 milioni di persone hanno lasciato il Paese spesso arrivando in Paesi vicini in Sudamerica ma anche in Europa, soprattutto tra Italia ed Europa. Maduro è anche indagato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità, per la violenta repressione delle proteste nel 2017, e per accuse legate al traffico di droga negli Stati Uniti.

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