Vibo Marina, Arena: «Tripodi fece incendiare 9 auto in una notte»

Vibo Marina, Arena: «Tripodi fece incendiare 9 auto in una notte»

Il Quotidiano del Sud
Vibo Marina, Arena: «Tripodi fece incendiare 9 auto in una notte»

Le rivelazioni del pentito Arena sull’incendio di 9 auto a Vibo Marina l’1 maggio 2019: «Le fece incendiare Salvatore Tripodi»

VIBO VALENTIA – Un inferno di fuoco, quella notte dell’1 maggio del 2019
a Vibo Marina. Nove auto date alle fiamme, parcheggiate in cinque vie
diverse del popoloso quartiere “Pennello”. Un raid incendiario a tutti
gli effetti messo in atto intorno alle 3.30. Alla fine il bilancio era
stato pesante: tre vetture completamente distrutte dal rogo mentre le
restanti con danni più o meno ingenti. In quell’occasione furono
incendiate una Ford Fiesta, tre Fiat 600, una Nissan Qashqai, una Skoda
Octavia, un’Audi A3 e due Fiat Punto.

I responsabili avevano agito a macchia di leopardo proprio per dare la
sensazione che la frazione fosse sotto il giogo della criminalità. Per i
Vigili del fuoco era stata una notte molto lunga visto che si era reso
necessario l’impiego anche delle squadre provenienti da Vibo città.
Insomma, a tratti era sembrato di vivere in una scena da guerra. E in
quella deprecabile vicenda si intrecciavano storie di chi ha perso il
proprio unico mezzo di trasporto che gli consentiva di recarsi al lavoro
oppure effettuare anche i più semplici spostamenti, come andare a fare
la spesa o far visita ai parenti. Persone dalle età più disparate: dalla
ragazza che ha perso il proprio mezzo alla famiglia che faceva
affidamento su un’unica autovettura.

Che ci fosse una regia dietro quel raid incendiario era circostanza
risaputa, ma mandanti ed esecutori materiali non erano emersi. Fino ad
oggi. Fino alle dichiarazioni rese nell’ambito dell’indagine antimafia
“Portosalvo” dal collaboratore di giustizia Bartolomeo Arena che per
quell’episodio chiama in causa rispettivamente Salvatore Tripodi,
vertice dell’omonima consorteria criminale di Vibo Marina-Portosalvo, e
Paolo Romano (quest’ultimo non indagato nell’inchiesta ma imputato in
“Rinascita-Scott”), ritenuto componente della Locale di ’ndrangheta di
Zungri con compiti di controllo del territorio, di assicurare e
mantenere i contatti tra gli associati ed approvvigionamento di armi e
munizioni per conto del sodalizio, ponendo in essere reati fine del
sodalizio, quali quelli in materia di armi e danneggiamenti.

Il verbale in questione è quello del 12 giugno 2020 reso alla Dda di
Catanzaro parlando dei Tripodi e riferendo che “allorquando venivano
incendiate tutte quelle autovetture a Vibo Marina, lo stesso giorno in
cui io e Francesco Antonio Pardea ci allontanavamo da Vibo Valentia (per
andare a Nerviano, nell’area metropolitana di Milano, con la volontà di
fondarvi un locale di ’ndrangheta, ndr
), il mandante di quelle azioni
era Salvatore Tripodi che aveva dato incarico a Paolo Romano di
Briatico. Tutto ciò lo so in quanto fu quest’ultimo  a confidarci di
avere eseguito quelle condotte”.

Il Quotidiano del Sud.
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