Accoglienza migranti danno erariale milionario, condannato anche Mimmo Lucano

Accoglienza migranti danno erariale milionario, condannato anche Mimmo Lucano

Il Quotidiano del Sud
Accoglienza migranti danno erariale milionario, condannato anche Mimmo Lucano

Accoglienza ai migranti, sentenza di condanna milionaria da parte della Corte dei Conti Calabria nei confronti di 42 soggetti: c’è anche Mimmo Lucano

NUMEROSE condanne e qualche assoluzione per danno erariale quelle comminate dalla Sezione giurisdizionale per la Regione Calabria della Corte dei Conti, a carico di diverse persone fisiche e giuridiche, che a diverso titolo hanno avuto a che fare in passato con progetti di accoglienza per i migranti.

Con atto di citazione dell’ottobre del 2021, la Procura regionale conveniva in giudizio 42 soggetti, chiedendone la condanna al risarcimento del danno in favore della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Protezione Civile, per il complessivo importo di Euro 5.089.839,63, oltre alla rivalutazione monetaria dalla data dell’evento lesivo, agli interessi legali dalla data di pubblicazione della sentenza di condanna ed alle spese di giustizia.

La pretesa azionata si fondava sull’asserita responsabilità amministrativa dolosa dei convenuti, derivante dalla creazione di un sistema teso a favorire l’indebita percezione dei contributi pubblici concessi per assicurare un ricovero ai soggetti migranti dal Nord Africa, “ideato e attuato con il concorso doloso del soggetto attuatore Salvatore Mazzeo (nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3933 del 13 aprile 2011) e dei soggetti affidatari dei servizi di accoglienza (rappresentanti legali o di fatto delle strutture affidatarie).”

L’istruttoria della Procura Regionale era partita da una segnalazione di danno della Guardia di finanza dell’aprile del 2017, che aveva proceduto ad indagini su un centro di accoglienza di Amantea (gestito da vari soggetti nel corso del tempo, nel corso delle quali era emersa la sottoscrizione di una serie di convenzioni tra il “soggetto attuatore” – incaricato di predisporre, in ambito regionale, gli interventi necessari per l’emergenza migranti – ed una serie di soggetti privati e pubblici, in violazione delle disposizioni normative e delle direttive impartite dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile nella qualità di Commissario Delegato, cagionando una indebita erogazione di fondi a soggetti non legittimati. In particolare, veniva accertato che – a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza per l’afflusso di migranti e della nomina del Capo Dipartimento della Protezione Civile come Commissario Delegato ai relativi interventi – quest’ultimo aveva nominato (con provvedimento del 2.5.2011) il convenuto Mazzeo come “soggetto attuatore” degli interventi, autorizzandolo, in ambito regionale, a stipulare le convenzioni per fornire assistenza ai migranti e ai profughi, anche per il tramite di associazioni, enti e comuni, con un contributo giornaliero massimo per migrante fino a 40 euro (o maggiore per alcune categorie “protette”); contributo che con successive “note” del commissario delegato veniva portato fino a 46 euro/die e condizionato ad una serie di requisiti formali e regole procedimentali (in particolare, documentazione e dettaglio dei costi sostenuti, fornitura di prestazioni analoghe a quelle previste per i Centri di assistenza dei richiedenti asilo o “Cara”, valutazione di economicità e “spedite ricerche di mercato” per la selezione dei contraenti). Ai Comuni che avessero sostenuto o autorizzato spese per minori non accompagnati veniva erogato dal Ministero del Lavoro un contributo massimo fino a 80 euro/die (per un massimo di 500 posti). Secondo gli accertamenti della Guardia di finanza, vi erano state diverse irregolarità nella gestione delle convenzioni tra soggetto attuatore e contraenti, da cui la Procura regionale desumeva che l’emergenza migranti nella Regione Calabria era stata oggetto di un accordo illecito tra il Mazzeo – nominato Soggetto attuatore degli interventi – ed i rappresentanti (legali o di fatto) dei soggetti privati o pubblici che – senza effettuare una gara anche informale e senza avere i requisiti e garantire le prestazioni stabiliti nei provvedimenti emergenziali – avevano ottenuto l’affidamento del servizio di assistenza ed avevano percepito “compensi e remunerazioni non dovuti ed esorbitanti rispetto ai servizi offerti e alle condizioni previste nei diversi provvedimenti emanati per regolamentare la materia”. Nella prospettazione della magistratura contabile, la percezione di indebite contribuzioni si era realizzata grazie a condotte illegittime (in violazione dei provvedimenti emergenziali dettati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri) perpetrate in sede sia di affidamento, sia di esecuzione del servizio.
Sulla scorta di questa ricostruzione dei fatti, la Procura affermava che le condotte del soggetto attuatore (in primis) e dei rappresentanti legali e di fatto dei soggetti affidatari del servizio erano state causa del “danno erariale accertato quale conseguenza degli atti assunti funzionalizzati al conseguimento di un ingiusto profitto”, ed in particolare di un ingiustificato arricchimento dei soggetti incaricati del servizio, a danno dell’erario e con disagio per i migranti. Tale danno veniva quantificato sulla base di un analitico calcolo effettuato dalla Guardia di Finanza.

La Corte dei conti, Sezione giurisdizionale per la Regione Calabria, accogliendo parzialmente la citazione, ha respinto la domanda nei confronti di alcuni convenuti (Giuseppe Gervasi, all’epoca componente della giunta comunale di Riace, difeso dall’avvocato Salvatore Zurzolo del foro di Locri, Angelo Ilario Di Masi e Domenico Lia, entrambi di Caulonia, Federica Porcarelli, Cantieri società cooperativa sociale e Angela Biondi). Condannati tutti gli altri convenuti al pagamento di tutte le somme rispettivamente dovute a titolo di risarcimento dei danni. Somme che ammontano a diverse centinaia di migliaia di euro per qualcuno, come per Salvatore Mazzeo, soggetto attuatore, che viene chiamato in solido con tutti gli altri. Ma ci sono anche ex amministratori comunali, qualcuno ancora in carica, come Domenico Lucano, tornato nei mesi scorsi sindaco di Riace ed eletto pure al Parlamento europeo. Lucano, oltre che Mazzeo e con i convenuti Maria Immacolata Cesare e Antonio Rullo, è stato condannato al pagamento di complessivi 531.327, 65 euro in favore della Presidenza del Consiglio dei Ministri, da aggiungere ad altri 336.575,79, per la quale somma è chiamato in solido con lo stesso Rullo, 131.566,96 con Cesare, e altri 117.035,66 in solido con Giovanni Nisticò.
C’è un altro sindaco in carica che risulta condannato dai giudici contabili. Si tratta di Francesco Cagliuso, attuale primo cittadino di Caulonia, che viene chiamato al pagamento in solido con Antonio Cavallo e Giovanni Riccio di euro 36.606,83, somma di gran lunga inferiore a quella richiesta a Ilario Ammedolia, già sindaco di Caulonia, in solido con Mazzeo per 204.434,15 euro. Di poche migliaia di euro è invece la condanna subita dall’ex primo cittadino di Acquaformosa, Giovanni Manoccio, chiamato a pagare, sempre in solido, euro 7.765,38.

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