Alle elezioni in Catalogna vincono i Socialisti: altro successo di Pedro Sánchez, la sinistra Europea non è morta

RMAG news

Grande vittoria per i socialisti del premier Pedro Sánchez in Catalogna: nella Regione autonoma, attraversata negli ultimi anni da furiose pulsioni indipendentiste, il Partito Socialista Catalano ha ottenuto oltre il 27% delle preferenze. Al partito dovrebbero andare 42 dei 135 seggi. Il partito indipendentista di centrodestra Junts guidato dall’ex Presidente della Catalogna Carles Puigdemont si è fermato al 21,64% che gli varrà almeno 35 seggi. Un voto “storico” secondo il premier, che apre una “nuova fase” per la Spagna e la Catalogna per “migliorare la vita dei cittadini, ampliare i diritti e rafforzare la convivenza. La Catalogna è pronta a realizzare un nuovo futuro e inaugurare un tempo di speranza”.

Il risultato segna un arretramento del fronte indipendentista. Una vittoria già preannunciata dai sondaggi precedenti al voto anche se non è chiaro quale sarà la prossima maggioranza della Regione autonoma. È una vittoria importante per il premier socialista che nel Parlamento nazionale dipende dai partiti catalani pro-indipendenza. La questione è stata centrale negli ultimi anni, soprattutto per i referendum del 2017 per l’uscita dello Stato spagnolo, le manifestazioni, le tensioni, gli arresti, le trattative e l’intesa per l’esecutivo. Un accordo raggiunto sulla base dell’amnistia per i leader indipendentisti che Junts ha definito “prigionieri politici”, processati e incarcerati per aver organizzato il referendum.

I risultati delle elezioni in Catalogna

I socialisti guidati da Salvador Illa hanno ottenuto nove seggi in più rispetto al 2021. Buon risultato anche quello del Partito Popolare, il principale di centrodestra nazionale, opposizione al governo Sanchez a Madrid: 10,97% dei voti e 15 deputati. “Un risultato straordinario per il leader nazionale Alberto Núñez Feijóo. L’estrema destra di Vox si ferma a 11 deputati. Il fronte indipendentista ha perso la maggioranza che manteneva da 18 anni, dal 2006. Brusco calo di ERC (Esquerra Republicana de Catalunya), il partito del governatore uscente Pere Aragones, registra un brusco calo con il 13,68% dei voti e 20 deputati, ben 13 in meno delle scorse elezioni. La sinistra radicale indipendentista Cup si ferma a 4 seggi e ne perde 5. Comuns Sumar 6 e ne perde 2. Aliança Catalana, l’estrema destra indipendentista, entra nel Parlament con due deputati.

L’indipendenza e l’amnistia

La maggioranza assoluta è fissata a 68 seggi. Il Partito Socialista ora dovrà provare a raggiungere un accordo con ERC e Comuns. Le elezioni in Catalogna erano state indette lo scorso marzo dopo che il presidente Pere Aragonés aveva sciolto il parlamento locale. Non aveva più una maggioranza a sostenerlo. La campagna elettorale non è stata monopolizzata come negli ultimi anni dal dibattito sull’indipendenza: si è parlato di sanità, istruzione, spesa pubblica e anche della grave siccità che negli ultimi anni la Catalogna ha dovuto affrontare. Il nuovo parlamento dovrà nominare un esecutivo regionale. Non è escluso che le elezioni vengano ripetute qualora non si dovesse riuscite a formare una maggioranza. L’amnistia per i leader catalani sarà approvata definitivamente a fine mese.

Un’altra vittoria per Pedro Sánchez

La vittoria dei Socialisti è una buona notizia per Pedro Sánchez – che si conferma leader di statura continentale contro l’avanzare dell’ultradestra – che ha deciso di non dimettersi dopo l’inchiesta che aveva coinvolto la moglie Begoña Gómez , per traffico di influenze e truffa, per la quale è stata subito chiesta l’archiviazione. Il premier aveva deciso di non dimettersi dopo aver minacciato di lasciare l’esecutivo per la macchina del fango che si era scatenata contro la coppia. Migliaia di persone erano scese in piazza a manifestare. “Possiamo dire, finalmente, che il socialismo europeo, dopo molto tempo, ha un leader vero – aveva scritto il direttore dell’Unità Piero Sansonetti –  Coraggioso. Capace di rivendicare l’indipendenza della politica e di respingere i tentativi di sottometterla da parte di pezzi della magistratura e di modeste organizzazioni della società civile. Possiamo anche, un po’ mestamente, considerare la differenza tra la forza della politica spagnola e quella della politica italiana. Non riusciamo neanche a immaginare una reazione della politica italiana, ad un’inchiesta giudiziaria, del tipo di quella di Pedro Sánchez”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *