L’appello degli scienziati italiani per salvare la sanità pubblica: “Rischiamo di finire come gli Stati Uniti”

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Quattordici tra i più importanti scienziati italiani, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi e il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, firmano un appello comune in cui si chiede di difendere e rinnovare il Ssn italiano, il Sistema sanitario nazionale del nostro Paese.

Un coro unanime di voci dalla grande autorevolezza che chiedono alla politica di preservare il sistema sanitario pubblico dalle tante minacce all’orizzonte, mettendo in guardia dal rischio di un progressivo avvicinamento al modello statunitense, caratterizzato da una spesa notevolmente più elevata (più che tripla rispetto all’Italia) e una minore efficacia, come dimostrato dal confronto dell’aspettativa di vita (inferiore di 6 anni).

Chi sono i firmatari dell’appello

Assieme a Parisi e Locatelli a chiedere di difendere e migliorare il Sistema sanitario nazionale ci sono il primario di Radiologia e direttore sanitario alle Molinette di Torino Ottavio Davini, l’etologo Enrico Alleva, il direttore generale de “Il Pensiero Scientifico” Luca De Fiore, la docente e ricercatrice di medicina Paola Di Giulio, l’economista sanitaria Nerina Dirindin, l’oncologo e farmacologo Silvio Garattini, i ricercatori Francesco Longo, Lucio Luzzatto e Carlo Patrono, l’immunologo Alberto Mantovani, l’oncologo Francesco Perrone, e l’epidemiologo Paolo Vineis.

Come salvare e migliorare il Sistema sanitario

Per i 14 firmatari della lettera-appello per difendere e rinnovare la sanità pubblica italiana, “si può e si deve fare molto sul piano organizzativo, ma la vera emergenza è adeguare il finanziamento del Ssn agli standard dei Paesi europei avanzati (8% del Pil). È urgente e indispensabile, perché un Ssn che funziona non solo tutela la salute, ma contribuisce anche alla coesione sociale”.

Il rischio nono solo all’orizzonte, ma di fatto già in corso, è quello di un arretramento dei servizi “perché i costi dell’evoluzione tecnologica, i radicali mutamenti epidemiologici e demografici e le difficoltà della finanza pubblica hanno reso fortemente sottofinanziato il Ssn, al quale nel 2025 sarà destinato il 6,2% del Pil”, meno di vent’anni fa. Di fronte a tale arretramento, scrivono esperti e scienziati, “i cittadini sono costretti a rinviare gli interventi o indotti a ricorrere al privato”.

Così, ricordano, si nega l’efficacia dell’articolo 32 della Costituzione, che sancisce il diritto di tutti i cittadini alla salute e all’assistenza sanitaria. Da qui dunque la richiesta di mettere nero su bianco un piano di rilancio del Ssn, trovando risorse economiche per rimuovere gli squilibri territoriali tra Nord e Sud, migliorare l’edilizia sanitaria, investire sulle risorse umane della sanità pubblica affrontando l’atavica carenza di infermieri garantendo al personale “condizioni di lavoro sostenibili”.

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