Centrale di Campolattaro, il progetto di sviluppo sostenibile nel dettaglio

Centrale di Campolattaro, il progetto di sviluppo sostenibile nel dettaglio

Il Quotidiano del Sud
Centrale di Campolattaro, il progetto di sviluppo sostenibile nel dettaglio

Progettazione e autorizzazioni per l’unico progetto di sviluppo sostenibile del Sud: nel dettaglio la centrale di Campolattaro

Fornire capacità di accumulo per l’ottimizzazione della generazione da fonte eolica e fotovoltaica e potenza di bilanciamento per il funzionamento sicuro della rete di trasmissione nell’Italia meridionale. E’ l’obiettivo della centrale idroelettrica di pompaggio di Campolattaro, nel Beneventano, sviluppato dalla società REC detenuta al 100% da Repower Renewable (65% Repower Italia; 35% fondo Capenergie 3): si tratta di un impianto capace di accumulare e produrre 8.500 MWh, con una potenza massima da 600 MW. Parliamo dell’unico progetto di sviluppo sostenibile (LEGGI L’INTERVISTA AD UNO DEGLI IDEATORI) , di grandi dimensioni, a uno stadio avanzato di progettazione e di autorizzazioni, attualmente previsto al Sud . Per realizzarlo si prospettano 5 anni di cantiere, che coinvolgeranno 300 persone di imprese locali.

Pensato per sfruttare il bacino esistente di Campolattaro come serbatoio inferiore e una conca naturale come serbatoio superiore, vede 12,2 km di gallerie idrauliche ed una centrale di produzione sotteranea, nonché il coinvolgimento di uno dei massimi esponenti dell’architettura internazionale, Italo Rota (scomparso nei giorni scorsi), e del paesaggista Andreas Kipar (che innerva una strategia di recupero e valorizzazione per questa importante area della Campania).

Due eccellenze che sono un sigillo di garanzia. Rota è stato, senza ombra di dubbio, una delle menti più brillanti nel panorama contemporaneo del progetto italiano nel mondo. Il suo modo di pensare e di progettare era sempre rivolto al futuro: un approccio visionario ma estremamente concreto, sempre orientato a mettere in atto quelle idee esplosive che lo contraddistinguevano, dando sempre priorità alla valorizzazione ambientale e turistica dei suoi progetti, come quello di Campolattaro. Tant’è che l’intervento nel Beneventano era stato immaginato dall’Architetto insieme ad un piano strategico del paesaggio e delle risorse naturali, il Parco “4H2O”.

LA CENTRALE NEL DETTAGLIO

Andiamo nei dettagli della centrale. L’impianto prevede la trasformazione della conca naturale di Lagospino, a monte del comune di Morcone, in un lago adatto a svolgere la funzione di serbatoio dove sarà pompata l’acqua in risalita prelevata dal Lago di Campolattaro. È prevista la costruzione di una centrale dotata di 2 turbine ad una profondità di 500 metri sotto la montagna. Ma come funziona? Una centrale idroelettrica a pompaggio sfrutta il salto tra due invasi, disposti su quote diversee collegati idraulicamente tra loro. Quando le fonti rinnovabili come l’eolico e il fotovoltaico producono senza che ci sia sufficiente domanda, l’energia in eccesso viene usata per attivare le pompe e trasferire l’acqua dal bacino inferiore a quello superiore, dove viene accumulata.

Viceversa, quando vi è una maggiore richiesta di energia elettrica, come ad esempio nei picchi di consumo di giornata, l’acqua viene trasferita dal bacino superiore a quello inferiore, azionando le turbine e producendo elettricità. Grazie a questo funzionamento impianti del genere sono chiamati anche centrali di regolazione. I vantaggi di questa tipologia di centrali elettriche sono diversi: una centrale idroelettrica a pompaggio è sinergica per le fonti rinnovabili non programmabili, come il solare e l’eolico: grazie alla capacità di accumulo di questa tecnologia, si garantisce la sicurezza e la stabilità della rete elettrica, “normalizzando” la produzione da queste fonti e riducendo il prezzo del KWh durante i momenti di picco.

CENTRALI A SCARSO IMPATTO PAESAGGISTICO E NON INQUINANTI O CLIMALTERANTI

Questa tecnologia non emette alcun inquinante o climalterante in fase di esercizio. Le centrali a pompaggio inoltre operano a ciclo chiuso ricircolando l’acqua durante le fasi alterne di pompaggio e turbinaggio, ed hanno uno scarso impatto paesaggistico essendo realizzate quasi interamente sotto terra, ad esclusione di alcune sezioni dell’impianto e ovviamente dei due bacini coinvolti. Rispetto ad altre soluzioni di accumulo, come la batterie, questa tecnologia è sicuramente più consolidata, ha costi sensibilmente inferiori, ma soprattutto non degrada la sua capacità di accumulo e nel tempo ed è indipendente dalle fluttuazioni del mercato degli elementi chimici indispensabili per l’assemblaggio delle batterie elettrochimiche.
Queste centrali si sono dimostrate, nei fatti, totalmente compatibili con altri usi dei bacini idrici coinvolti. Il rapporto tra l’energia prodotta quando un determinato volume di acqua viene turbinato e l’energia assorbita dalla rete per pompare lo stesso volume d’acqua, è superiore al 70%. Tale dato è di rilevanza fondamentale poiché se questa energia elettrica non venisse utilizzata nella fase di pompaggio per essere stoccata e successivamente recuperata al 70% durante il turbinaggio, essendo eccedente il fabbisogno, sarebbe interamente sprecata.

IL PROGETTO DELLA CENTRALE DI CAMPOLATTARO

Il caso specifico del progetto di Campolattaro, oltre ai punti di forza propri della tecnologia del pompaggio, si avvantaggia della presenza di una conca naturale, quella di Lagospino appunto, che si presta perfettamente a fare da “accumulo” per l’acqua. A valle di esso si trova poi il lago di Campolattaro che è il più grande invaso artificiale della Campania. Fu realizzato negli anni Ottanta del secolo scorso per scopi di irrigazione, ma con il passare del tempo, ha assunto anche un grande valore ambientale.
Il lago è circondato da un paesaggio collinare e boscoso, dove si possono ammirare diverse specie di flora e fauna. Negli ultimi anni, in vista del completamento delle attività di collaudo della diga, i cosiddetti invasi sperimentali, la regione Campania ha ridefinito l’uso delle acque dell’invaso destinandole a scopo potabile, irriguo ed idroelettrico. Il progetto per l’uso plurimo delle acque è stato finanziato con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e della Regione ed è attualmente in corso di realizzazione.

Il progetto di impianto a pompaggio prevede un investimento importante, dell’ordine di 1 miliardo di euro, con chiare ricadute positive locali in termini occupazionali e quindi economici: i lavori sono prevalentemente civili (scavi, gallerie, opere, etc..) e le tecnologie impiegate (paratoie, valvole, turbine, generatori, trasformatori, linee elettriche, etc..) vengono prodotte in Italia o UE, andando quindi a valorizzare la filiera industriale nazionale. Questo progetto darebbe poi un contributo significativo al sistema energetico nazionale e agli impianti rinnovabili, soprattutto nel sud Italia: la centrale REC rappresenterebbe da solo circa il 16% dell’intera capacità di stoccaggio messa a disposizione da tutte le centrali a pompaggio attualmente attive in Italia; infine la vicinanza ai parchi eolici e fotovoltaici del sud Italia ne conferma la posizione strategica per la sicurezza energetica del Paese.

Il Quotidiano del Sud.
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