Femminicidio Sofia Castelli, condannato l’ex fidanzato a 24 anni: rabbia dei genitori per la sentenza

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Una condanna a 24 anni di reclusione. Questa la sentenza emessa dai giudici della Corte d’Assise di Monza nei confronti di Zakaria Atqaoui, il 23enne imputato per l’omicidio dell’ex fidanzata Sofia Castelli, 20 anni, uccisa a coltellate il 29 luglio scorso a Cologno Monzese, alle porte di Milano.

Una condanna più lieve rispetto alla richiesta della Procura, che per lui aveva chiesto l’ergastolo. Ad Atqaoui erano contestate le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dell’utilizzo di mezzo insidioso.

Il femminicidio di Sofia Castelli

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, all’alba del 29 luglio del 2023 Castelli era tornata casa a Cologno Monzese assieme ad una amica, dopo una serata trascorsa in discoteca.

Ad attenderla nell’abitazione, nascosto in un armadio, c’era l’ex fidanzato Zakaria Atqaou. Il giovane il giorno precedente era riuscito a sottrarle le chiavi: una volta dentro l’appartamento, il 23enne l’ha aggredita e uccisa colpendola con un coltello preso in cucina mentre l’amica dormiva in un’altra camera. Per questo la procura, tramite il pm Emma Gambardella, aveva chiesto l’ergastolo in quanto omicidio premeditato.

Le polemiche sulla sentenza

I 24 anni di condanna sono accolti negativamente dai familiari di Sofia. Per i legali della famiglia, gli avvocati Gabriele Maria Vitiello e Giuseppe Policastro, si tratta di una sentenza “severa ma ingiusta, restiamo in attesa di leggere le motivazioni”.

Di diverso avviso Vainer Burani, avvocato difensore di Zakaria Atqaoui. “Credo che leggeremo nella sentenza che si è trattato di un delitto d’impeto, che si è verificato quando dentro casa ha realizzato quanto stava succedendo e ha perso il controllo”, le parole del legale.

Burani ricorda che “ventiquattro anni sono comunque 24 anni, la ragazza poverina è morta e non le ridarebbe la vita nemmeno una pena più grave. Forse ha tenuto conto della reale dinamica del fatto e anche della giovane età. È una sentenza che tiene conto della realtà effettiva dei fatti e che non toglie nulla perché, oltre ad essere ferrea la condanna, hanno riconosciuto uno stato particolare di questo giovane nell’ambito di questa vicenda, ossia sulla sua capacità effettiva di preordinare questo delitto”.

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