Fosse comuni a Gaza, nuovo orrore di Israele: 300 sepolti

RMAG news

Un passo indietro nel tempo. I Balcani sono in fiamme per la guerra nella ex Jugoslavia. Si cerca una intesa diplomatica con la Serbia di Slobodan Milosevic. Dopo estenuanti trattative, si arriva agli Accordi di Rambouillet (marzo 1999) che dovevano portare a un’intesa ad interim della durata di 3 anni per definire un’autonomia democratica, pace e sicurezza per tutti gli abitanti del Kosovo.

Nel pieno della stesura finale arriva la notizia della scoperta di una fossa comune in Kosovo. La diplomazia s’impantana. Belgrado è sotto accusa. La Nato decide di fare guerra alla Serbia. Il fattore scatenante è una fossa comune (più tardi rivelatasi una fake). L’Europa è inorridita, l’America pure. E si fa guerra.

Ora, premesso che non c’è guerra giusta, la domanda è: esistono fosse comuni di serie A e quelle di serie Z? E le persone sepolte in queste ultime non meritano giustizia e i responsabili una condanna? È la storia di Khan Younis.

Le Nazioni Unite invocano una “inchiesta credibile e indipendente” sulle fosse comuni scoperte a Khan Younis, dove sono stati rinvenuti al momento 310 cadaveri seppelliti nell’area dell’ospedale Nasser.

Un’inchiesta che si rende a questo punto necessaria dato che, ha rivelato il responsabile per i diritti umani dell’Onu, Volker Turk, citato dal Guardian, tra quelle vittime alcune erano state denudate o sono state trovate con le mani legate dietro alla schiena.

Immagini che fanno pensare a crimini di guerra la cui responsabilità è ancora tutta da attribuire, mentre le Forze di Difesa Israeliane, che nella struttura hanno effettuato dei raid con le persone che sono state denudate, picchiate e umiliate, che sostengono di non essere coinvolte in alcuna uccisione di massa nell’ospedale di Khan Younis.

Turk si è detto “inorridito” dalla distruzione delle strutture sanitarie Nasser e al-Shifa, nella Striscia di Gaza, e dalle notizie sul denunciato ritrovamento di fosse comuni. Ha chiesto un’inchiesta indipendente, valida e trasparente: “Dato il clima prevalente di impunità, questa dovrebbe includere investigatori internazionali”, ha rimarcato l’Alto commissario rilanciando la richiesta di un cessate il fuoco immediato con la liberazione degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dall’attacco del 7 ottobre.

Si tratta di notizie “estremamente preoccupanti” e che necessitano “ancora una volta” che “tutti questi siti vengano investigati a fondo”, ha dichiarato il portavoce della segreteria generale dell’Onu Stephane Dujarric.

“È una ragione in più per sottolineare la necessità di un cessate il fuoco, per la fine del conflitto, perché abbiamo bisogno di un maggiore accesso per il personale umanitario, una maggiore protezione per gli ospedali. È necessario che gli ostaggi vengano liberati”.

La Commissione europea «chiede un’indagine indipendente su tutti i sospetti e tutte le circostanze» relative alle fosse comuni scoperte nei principali ospedali della Striscia di Gaza «perché tutto questo crea l’impressione che potrebbero essere state commesse violazioni dei diritti umani internazionali». Lo ha detto il portavoce dell’esecutivo Ue Peter Stano durante l’incontro quotidiano con la stampa. La Commissione, ha aggiunto, è «profondamente preoccupata».

“Sentiamo il bisogno di dare l’allarme perché è chiaro che sono stati scoperti molti corpi”, ha dichiarato Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. “Alcuni di loro avevano le mani legate, il che ovviamente indica gravi violazioni del diritto internazionale, dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, che devono essere sottoposte a ulteriori indagini”.

Secondo quanto riferito dal corrispondente di al Jazeera Hani Mahmoud, sabato i paramedici e i volontari per la difesa della popolazione civile a Gaza avevano ritrovato 180 corpi sepolti nella fossa comune all’ospedale.

In un comunicato diffuso sabato sera, i servizi di emergenza palestinesi avevano aggiunto che stavano continuando a cercare e recuperare corpi, e che il numero di quelli che si presumevano lì sepolti era «significativo».

Domenica invece Wafa, l’agenzia di stampa dell’Autorità nazionale palestinese, ha detto che i corpi recuperati erano almeno 190, la gran parte dei quali di donne e bambini. Sempre secondo Wafa, le persone disperse a causa dell’offensiva dell’esercito israeliano a Khan Younis sarebbero circa 500.

All’inizio della settimana era stata scoperta una fossa comune anche nei pressi dell’ospedale al Shifa, il più grande ospedale un tempo operativo nella Striscia, messo sotto assedio prima a novembre e poi di nuovo a fine marzo. I corpi trovati in questa fossa sono stati almeno dieci.

Mahmoud Basal, portavoce della Protezione civile palestinese, ha detto che alcuni corpi avevano le mani legate, altri presentavano colpi di proiettili in testa e altri ancora erano vestiti da prigionieri. Elementi che dimostrerebbero la responsabilità israeliana, tanto dell’uccisione quanto della sepoltura.

“Le Forze di difesa israeliane che occupavano l’ospedale hanno preparato un cimitero all’interno delle mura che delimitano l’ospedale Nasser per nascondere i suoi crimini”, ha detto alla rete il capo dell’Ufficio dei Media del governo di Gaza.

“Nelle fosse comuni prevediamo di trovare 700 martiri giustiziati dall’occupazione all’interno del complesso Nasser”. “Chiediamo un’indagine internazionale per scoprire perché i corpi di alcuni dei martiri sono inceneriti e si sono decomposti”, ha sottolineato. Ha anche sottolineato che alcuni cadaveri erano senza testa, senza pelle o con organi rubati.

Durissimo anche il commento di Amnesty International, secondo cui “Israele si è fatto beffe del diritto internazionale a Gaza, da dove continuano ad arrivare prove di crimini di guerra. Dopo gli orrendi attacchi di Hamas e di altri gruppi armati del 7 ottobre, le autorità israeliane hanno avviato incessanti attacchi aerei contro aree civili spesso spazzando via famiglie intere, causando il trasferimento forzato di 1,9 milioni di palestinesi e limitando, nonostante l’avanzare della carestia nella Striscia di Gaza, l’accesso agli aiuti umanitari, disperatamente necessari”.

“La sconcertante mancanza d’azione della comunità internazionale nel proteggere dalle uccisioni migliaia di civili della Striscia di Gaza, tra i quali una percentuale di minorenni orribilmente alta, ha reso chiaro che proprio le istituzioni create per proteggere i civili e far rispettare i diritti umani non servono più allo scopo. Nel 2023 abbiamo avuto la conferma che molti potenti Stati stanno abbandonando i valori costitutivi di umanità e universalità al centro della Dichiarazione universale dei diritti umani”, ha commentato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

Più di 34.000 palestinesi sono stati uccisi a Gaza, tra cui 14.685 bambini e 9.670 donne. Altri 77.084 sono rimasti feriti e si presume che oltre 7.000 siano sotto le macerie. Ogni 10 minuti un bambino viene ucciso o ferito.

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