Guerra a Gaza, “progressi significativi” nei negoziati tra Hamas e Israele

RMAG news

Tra Hamas e Israele ci sono “progressi significativi nei negoziati”, ovvero sulla proposta di cessate il fuoco da 40 giorni in cambio della liberazione di 33 ostaggi ancora in mano al gruppo radicale islamico nella Striscia di Gaza.

L’indiscrezione arriva dall’emittente tv egiziana Al-Qahera News, legata ai servizi segreti del Paese, che cita una fonte anonima. In particolare i mediatore egiziani, da settimane al lavoro per raggiunge una intesa tra le parti assieme a Qatar e Stati Uniti, hanno “raggiunto una formula concordata sulla maggior parte dei punti controversi”, ha aggiunto la fonte che ne ha discusso con Al-Qahera News.

Proprio oggi, sabato 4 maggio, i rappresentanti di Hamas sono arrivati in Egitto per i colloqui sul cessate il fuoco a Gaza.

Il cessate il fuoco in tre fasi

Una ulteriore conferma arriva dall’emittente israeliana Channel 12, che cita una fonte di Hamas. Il gruppo radicale islamico avrebbe approvato la prima fase di un accordo per il rilascio degli ostaggi, in cambio di garanzie americane su un completo ritiro di Israele da Gaza tempo 124 giorni, a completamento delle tre fasi che comporrebbero l’intesa. L’accordo prevederebbe inoltre la promessa sostenuta dagli Stati Uniti che Israele non avvierà la prevista operazione nella città di Rafah,.

L’ultima proposta di accordo prevederebbe una prima fase di durata fino a 40 giorni durante la quale 33 ostaggi tenuti a Gaza verrebbero rilasciati e l’Idf si ritirerebbe da parte della Striscia. La seconda fase si estenderebbe fino a 42 giorni durante i quali verrebbero rilasciati tutti gli altri ostaggi ancora in vita e le parti si accorderebbero sulle condizioni di un ritorno alla calma a Gaza. Durerebbe 42 giorni anche la terza ed ultima fase, dedicata alla consegna dei corpi senza vita.

L’ultimatum di Israele

La novità arriva all’indomani dell’ultimatum di Israele nei confronti di Hamas, con una settimana di tempo concessa dallo Stato ebraico al gruppo che controlla la Striscia di Gaza per raggiungere l’accordo: oltre i sette giorni arriverebbe la temuta invasione militare via terra di Rafah, la città al confine con l’Egitto che ospita oltre un milione di rifugiati palestinesi.

La pressione Usa su Hamas

Che la pressione internazionale sia tutta su Hamas, anche in modo strumentale, lo confermano le parole del segretario di Stato americano Antony Blinken. Per il rappresentate della politica estera dell’amministrazione Biden “Hamas è l’unico ostacolo al cessate il fuoco a Gaza”.

Aspettiamo di vedere se, in effetti, accetteranno un sì per una risposta al cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi“, ha sottolineato Blinken. “La realtà in questo momento è che l’unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas”, ha aggiunto il segretario di Stato.

D’altra parte Blinken ha ribadito per l’ennesima volta che un attacco israeliano a Rafah “causerebbe danni oltre l’accettabile”. Secondo Blinken, Israele non ha presentato alcun piano per proteggere i civili durante questo possibile attacco. “In assenza di un tale piano, non possiamo sostenere un’operazione militare su larga scala a Rafah, perché il danno che causerebbe sarebbe oltre ciò che è accettabile“, ha detto durante il Forum del McCain Institute a Sedona, in Arizona.

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