Ilaria Salis come Carlos Lo Sciacallo, prigioniera politica in catene e al guinzaglio: “Trattata come un cane”

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Nel giorno in cui i giudici del Tribunale di Budapest respingono la richiesta di arresti domiciliari per Ilaria Salis adducendo il pericolo di fuga la corte di appello di Milano nega l’estradizione in Ungheria di un altro anarchico, Gabriele Marchesi, coinvolto negli stessi fatti in relazione agli incidenti del 23 febbraio dell’anno scorso.

Per i giudici di Milano Gabriele Marchesi che torna libero dopo diversi mesi ai domiciliari correrebbe il rischio reale di un trattamento inumano e degradante. “C’è la fondatezza di timori di reali rischi di violazione di diritti fondamentali” sono le parole dei giudici milanesi che hanno accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser per il quale mancherebbe la proporzionalità tra l’accusa di lesioni e la pena di 24 anni di reclusione in carcere ipotizzata dai magistrati di Budapest.

È questo il senso della giornata di ieri che porta a un irrigidimento dei rapporti tra i due paesi in riferimento alle vicende di due militanti anarchici accusati di fatti che in Italia non sarebbero certamente considerati gravi.

Parliamo di lesioni ai danni di militanti estrema destra giudicati guaribili tra i 5 e gli 8 giorni che però i magistrati di Budapest hanno definito, con una discreta fantasia, “ferite potenzialmente letali”.

Ilaria Salis arriva in aula manette ai polsi, catena ai piedi, letteralmente trascinata con un guinzaglio. Il padre Roberto Salis dice “trattata come un cane”. Gli agenti della polizia penitenziaria che la accompagnano hanno il volto coperto. Una scena che fa tornare la memoria al processo in Francia a carico di “Carlos lo sciacallo” ritenuto un terrorista internazionale. Insomma anche in questo caso senza nessuna proporzionalità.

In aula sono presenti diversi parlamentari del Pd, del Movimento 5 stelle di Italia Viva di Sinistra e Verdi. Gli avvocati difensori e gli amici di Ilaria subiscono insulti e minacce da parte di militanti di destra.

“Tanta amarezza e tanta rabbia” dice Nicola Fratoianni leader di Sinistra italiana aggiungendo: “È necessario che il governo italiano si svegli e faccia qualcosa per riportare a casa la ragazza. Dica al suo amico Orban che questa sua idea di giustizia e del diritto sta fuori dall’Europa”.

La posizione di Ilaria Salis potrebbe essere riesaminata nella prossima udienza del 24 maggio ma non c’è da essere ottimisti. Il padre Roberto aveva trovato una casa, versato una cauzione di 40 mila euro rispettando tutti i requisiti. Non è bastato. Il problema è politico.

Anche se il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani dichiara che non bisogna politicizzare il caso. “La politicizzazione non farebbe bene alla signora Ilaria Salis” aggiunge. Il padre Roberto spiega che all’Ungheria non va bene che Ilaria sia donna, straniera e antifascista.

Questione di punti di vista. Perché il giudice ungherese Joseph Sos spiega: “13 mesi di carcere non sono poi tanti vista la gravità dei fatti, il pericolo di una fuga sussiste sempre per cui è necessaria la custodia in carcere”.

Per Eugenio Losco avvocato difensore “la decisione del no agli arresti domiciliari è del tutto astratta. Il pericolo di fuga è ancorato soltanto al fatto che il reato prevede qui una pena molto grave fino a 24 anni di reclusione”.

È contento per lo scampato pericolo dell’estradizione Gabriele Marchesi che in aula abbraccia un amico e torna a casa in attesa che gli sia notificato il provvedimento con cui ritorna libero. La decisione con cui i giudici di Milano hanno detto no all’Ungheria non potrà non pesare sulla sorte di Ilaria Salis.

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