La lezione di Mattarella sul 25 aprile: “Senza memoria non c’è futuro, doverosa unità sull’antifascismo”

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La bussola morale del Paese resta sempre al Quirinale. È Sergio Mattarella che oggi, dopo aver aperto le celebrazioni per il 25 aprile con la cerimonia all’Altare della patria, da Civitella Val di Chiana, teatro ottanta anni fa di un barbaro eccidio nazifascista, ricorda ai revisionisti cosa significa dirsi antifascista.

Nel Comune in provincia di Arezzo dove il 29 giugno 1944 le truppe naziste uccisero almeno 244 persone come ritorsione per l’uccisione di due soldati tedeschi da parte di alcuni partigiani, Mattarella ricorda come il 25 aprile sia “una ricorrenza fondante”, come la Resistenza al nazi-fascismo fu “una necessità”, ma soprattutto che senza memoria “non c’è futuro”.

Ma soprattutto Mattarella chiede unità. “Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico“, è il messaggio del capo dello Stato.

Mattarella e il dovere della memoria

Nel suo discorso da Civitella Val di Chiana, teatro di un eccidio brutale, Mattarella ricorda poi “l’infamia della strage di Marzabotto”, la più grande compiuta in Italia dalle truppe naziste. Alla strage, sottolinea il presidente della Repubblica, “seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni”.

Per questo, aggiunge Mattarella, “occorre, oggi e in futuro, far memoria di quelle stragi e di quelle vittime e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro”.

Il ruolo dei partigiani e della Resistenza

Parole, quelle di Mattarella, che sono un elogio all’operato dei partigiani e della Resistenza, al contrario dello striminzito messaggio scritto via social dalla premier Giorgia Meloni.

Partigiani che “contribuirono in maniera notevole all’avanzata degli alleati e alla sconfitta del nazifascismo” e liberarono gli italiani dal fascismo, “una dittatura spietata”. Il capo dello Stato li chiama “patrioti”, termine caro alla destra italiana, li definisce uomini e donne che “non si piegarono al disonore”, ma “scelsero la via del riscatto”.

Il discorso di Mattarella: il ricordo di Matteotti e la citazione di Moro

Nel suo discorso il capo dello Stato nomina Giacomo Matteotti, ucciso dal regime fascista di Mussolini: Mattarella ricorda come “il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani”. Ma parlando da Civitella Val di Chiana Mattarella cita anche don Milani, Davide Mario Turoldo, Aldo Moro.

Dello storico leader Dc il capo dello Stato cita le parole pronunciate nel 1975: “Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico”.

E parlando dell’alleanza dell’Italia fascista col regime di Hitler ricorda le parole di Luigi Salvatorelli: “Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto”.

Meloni dimentica partigiani e Resistenza

Un discorso di ben altro spessore rispetto alle poche parole, affidate ai social, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

“Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio. Continueremo a lavorare per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!”, scrive la premier, riuscendo nell’impresa di non ricordare la lotta dei partigiani e della Resistenza.

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